Glas Wen

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Chi decide che un uomo deve vivere e un altro deve morire?

La mia vita non valeva più della sua, ma è lui quello sepolto, adesso, mentre io posso ancora godermi qualche ora sulla terra.

È stato solo un caso, una crudele fatalità, o c'è forse uno scopo, un disegno dietro tutto questo, che noi non siamo in grado di decifrare?

- Inheritance, Christofer Paolini


Alaska, luogo imprecisato. Anno 2018.


Bertolt, svegliati. È tardi, dobbiamo andare.

La voce di Reiner vorrebbe aggiungere qualcos'altro, tuttavia, poco prima che Bertolt possa udirne la prima lettera, un boato inghiotte qualsiasi suono non sia prodotto da lui. In lontananza, simile ad un sussurro, coglie un pianto, che, a differenza di quanto ci si possa immaginare, non appartiene ad un bambino bensì ad un uomo che implora la grazia di Dio. Sente la pelle congelarsi lì dove percepisce l'acqua (da quanto in qua l'acqua ha il sapore della benzina e del ferro?) bagnargli la tempia destra e il labbro superiore, la schiena dolorante (giura di essersi addormentato nella sua branda, non sul pavimento scomodo come le altre volte) è attraversata da fitte di dolore quando prova ad adagiarsi su di essa, tuttavia nulla di questi segnali sembra che lo turbi, anzi: sottovoce supplica Reiner di lasciarlo dormire ancora cinque minuti.

Anche se non gli viene concesso il permesso, Bertolt si appropria comunque di quel lasso di tempo, di cui necessita per riprendersi dal torpore venefico di cui è preda. Ogni centimetro di epidermide formicola, le palpebre sono pesanti, sebbene riesca a sollevarle quel che basta per distinguere le ombre sul pavimento, e la gola secca gli ricorda che, di tanto in tanto, dovrebbe dissetarsi. Nelle orecchie un ronzio sordo non ne vuole sapere di tacere, eppure quel testardo ancora resiste a questi piccoli fastidi che tentano di ostacolargli il sonno, tanto è abituato ai dispetti che gli amici più stretti mettevano in atto per svegliarlo. Quant'è passato da allora? Non lo ricorda.

Nemmeno questo serve a scuoterlo. Inspira dalle narici tutta l'aria che può, speranzoso di bearsi della fragranza di caffè che ogni mattina gli invade camera, pizzicandogli piacevolmente l'olfatto e dandogli la spinta necessaria per poggiare i piedi per terra la mattina.

A differenza delle due aspettative, non è quella la dolce fragranza che lo smuove, bensì un tanfo di legno bruciato che niente ha a che vedere con la routine cui s'era abituato.

Batte le palpebre una, due, tre volte, cerca di dissipare velocemente le tenebre che gli offuscano la vista, poi, man mano che i ricordi tornano a galla, si presenta dinanzi una sensazione inaspettata, con cui ha avuto la sfortuna d'incontrarsi poche volte nella vita: la Consapevolezza.

La consapevolezza di trovarsi all'Inferno.


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Come i Ratti nelle Fogne [Attack On Titan]Where stories live. Discover now