Belonefobia

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Attenzione: il seguente capitolo contiene episodi di lieve violenza e aghi. Se questi contenuti urtano la vostra sensibilità, passate oltre.


Terrore degli Aghi 

South Side, Chicago. Otto anni prima.

Bertolt e suo padre pranzavano, quando suonarono il campanello. La minestra fumava e a lui piaceva il solletico del vapore tiepido sulla pelle. Rispetto alle volte precedenti, il brodo aveva un odore dolciastro ed era puntinato di arancione e verde. Che suo padre avesse usato delle vere verdure e non la minestra surgelata? Scoprire ciò gli fece piacere e non si domandò come si fosse procurato i soldi l'uomo – nonostante avrebbe dovuto porsela quella domanda, dato che il padre si lamentava spesso di non avere abbastanza spiccioli.

«Vado io» lo avvisò l'uomo, sfoggiando un sorriso affabile, e Bertolt strinse il cucchiaio con così tanta veemenza, che le sue nocche sbiancarono.

La sua pancia emise un gorgoglio e percepì un crampo attraversarla, però non assaggiò nulla. Aspettò che suo padre si sedesse, come facevano i bravi bambini.

Ascoltò la serratura schioccare, dopodiché si levò un grido strozzato e il cucchiaio gli cadde dalle mani a causa della sorpresa.

«Papà, stai bene?!» esclamò.

Il tintinnio fastidioso della posata lo confuse e non capì cosa successe, finché suo padre non si sedette a tavola e si coprì il volto con le mani. Le spalle smilze dell'uomo tremavano e, sebbene cercasse di soffocarli contro i palmi, dalla bocca di quello provenivano singhiozzi soffusi.

Ignorava il motivo per cui il papà si fosse intristito a tal punto. Nel tentativo di indovinare, balzò giù dalla sedia e si girò verso la porta d'entrata. Attribuì la colpa ai due uomini in camice bianco che sostavano sull'uscio e li osservavano. Uno dei due era basso e aveva delle rughe ai lati degli occhi, mentre l'altro era poco più alto ed era biondo. Forse erano padre e figlio.

Dato che il papà non faceva gli onori di casa, provò lui a prendere in mano le redini della situazione e raggiunse gli sconosciuti, piazzandovi dinanzi. Gli tremavano le ginocchia, ma non distolse l'attenzione dagli occhiali dell'uomo basso.

«Salve...» balbettò, poi indicò il tavolo della cucina, «volete... sedervi?» propose.

«No, ma grazie dell'invito» rispose l'uomo, che si inginocchiò, in modo tale da essere alla medesima altezza.

Bertolt fu confortato da quel gesto, sebbene fosse in soggezione a causa del pianto che proveniva dalla cucina e, inoltre, dall'insistenza con cui lo fissava il ragazzo biondo.

L'uomo gli porse la mano e si presentò: «Io sono il dottor Ksaver. Piacere di conoscerti.»

Prima di ricambiare la stretta di mano, si voltò, alla ricerca di uno sguardo di conforto da parte del padre che, tuttavia, non arrivò. Sospirò e si rivolse verso il suo interlocutore. Studiò mano che quello gli tendeva, poi risalì con lo sguardo al viso dell'uomo, il quale gli rivolse un sorriso a labbra strette. Sembrava una brava persona, ma, se così fosse stato, non comprendeva perché il padre piangeva.

«Piacere mio...» mormorò, anche se non era davvero contento di conoscerlo, e fece aderire il palmo della mano in quello dell'uomo «tu... tu sai perché il mio papà piange?»

«No, non lo so, piccoletto» rispose il dottore e, dopo che gli strizzò la sua, ritirò la propria mano. Quando vide quel gesto, il ragazzo scosse il capo, come se fosse in disaccordo.

Come i Ratti nelle Fogne [Attack On Titan]Where stories live. Discover now