capitolo quattro

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Sua madre abbassava le spalline del vestito color crema che indossava e offriva i capezzoli da succhiare ad un uomo che non era suo padre.

«Jeri alzati, o faremo tardi» la voce di Sasha Blouse era troppo vivace per Jeri Foster, bruscamente strappata al mondo dei sogni.

Anche se il sogno in questione era costituito da un'immagine disturbante che l'aveva perseguitata per tutta la vita, senza apparente motivo.

La bionda mugugnò in risposta e si rigirò tra le lenzuola. É il giorno del diploma, pensò immediatamente.

Finalmente, aggiunse. Era finita, ufficialmente finita.

Niente più corse sfiancanti sotto la pioggia, niente più sfacchinate sulla neve, niente più infinite lezioni teoriche.

«Che ore sono?» «Quasi le otto, alzati» le intimò Blouse strappandole le coperte di dosso.

Jeri si mise a sedere con le sopracciglia corrugate in una delle sue smorfie espressive che lasciavano alle parole il tempo che trovavano.

Riafferrò le lenzuola con violenza e si coprì fino al mento, gettandosi di nuovo sul cuscino.

«Dai che voglio andare a fare colazione» Sasha. Irremovibile se si metteva in testa qualcosa, soprattutto se si trattava di cibo.

«Mhh, va bene mi alzo, mi alzo. Ma smettila di urlare. La tua voce a trombetta mi dà sui nervi» disse pacata.

«Oh, scusa tanto principessa!» rispose ironica Sasha. Era come Shadis, non sapeva dire qualcosa senza urlare.

«E basta voi due, Sasha lasciala in pace» intervenne Annie. «Ma é stata lei a dire che ho la voce a trombetta!»

Jeri si trascinò nel bagno per prepararsi.

Negli ultimi tre anni non si era fatta un solo amico, certo si trovava bene con Mikasa ed Armin ed ogni tanto chiacchieravano durante i pasti, gradiva la tacita compagnia di Annie, che a volte veniva a sedersi accanto a lei senza dire un parola e la vivacità di Sasha ─ non sempre ─ la metteva di buon umore.

E poi c'era Marco, che al primo anno le aveva insegnato a leggere ed era sempre gentile con lei.

Ma non si poteva dire che avesse degli amici, adesso avrebbe voluto averne per facilitare la sua scelta. Così da immatricolarsi in un organo militare in compagnia.

Non era entrata nella classifica dei primi dieci, poco male, il Corpo di Gendarmeria non l'avrebbe scelto nemmeno sotto minaccia, il suo obiettivo era stare il più lontano possibile dal Wall Sina per non rischiare di tornare là sotto.

La scelta ora era tra Corpo di Guarnigione e Corpo di Ricerca.

Nonostante l'idea di una spedizione fuori dalle Mura le facesse venire l'acquolina in bocca, doveva realisticamente pensare però che una volta fuori, con ogni probabilità, avrebbe avuto dieci minuti di autonomia prima di finire tra le fauci di un gigante.

Di questo un po' aveva paura.

Il Corpo di Guarnigione sembrava la scelta più adeguata, eppure qualcosa la tratteneva.

Avrebbe voluto poter dire di non sapere a cosa fosse dovuta quella sensazione eppure era perfettamente conscia di cosa si trattasse.

Paura del rimpianto.

Lei meglio di tutti sapeva cosa significava essere ingabbiata e dunque la consapevolezza di poter essere là fuori, anche solo per dieci minuti, ma gustando veramente la libertà di cavalcare per chilometri senza mai incontrare un muro le mandava direttamente il sangue al cervello.

𝐒𝐀𝐋𝐕𝐀𝐓𝐈𝐎𝐍, jean kirschtein Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora