capitolo ventuno

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«Sasha, prova pure a sgraffignare qualcosa, il Capitano Levi ti farà in tanti pezzettini giusti giusti per essere mangiati» la porta venne aperta e poi richiusa, Jean, Connie e Sasha fecero il loro ingresso al quartier generale della nuova squadra di Levi, portando con loro pesanti sacchi di farina e frumento.

«Non lo farò, forse» rispose Blouse evasiva, sfiorando con un dito la crosta del pane preso in città.

Eren si avvicinò loro, abbassando il foulard bianco che teneva sul viso a coprire naso e bocca per evitare che la polvere lo infastidisse.

«Che c'è?» gli chiese Kirschtein, già seccato dallo sguardo tagliente di Jaeger.

«Che fate? Vi siete puliti le scarpe dal fango prima di entrare?» fece il moro alzando la voce di un'ottava. «Eh? No, certo che non l'ho fatto, non li vedi questi sacchi?»

«E quindi? Pensi che il Capitano Levi accetterebbe una scusa del genere? Se stamattina non ti avessi sistemato il letto l'avresti lasciato disfatto!»

«Non rompere adesso! Che cosa sei? Mia madre?» e così aveva avuto inizio il primo battibecco della giornata.

Da quando erano diventati i nuovi membri della squadra di Ackerman, Eren e Jean, che erano costretti a stare a stretto contatto, si erano dichiarati guerra a vicenda.

Di solito si trattava di semplici diverbi, qualche volta però passavano anche alle mani. Jean era più alto e slanciato di Eren, ma Jaeger era un cane rabbioso, dunque le loro scazzottate potevano durare anche molto a lungo.

«Ben tornati» fu la voce calma di Mikasa ad interromperli, quando fece il suo ingresso nella casa insieme a Jeri.

«Mikasa, sei andata a tagliare la legna?» le domandò Armin, con una leggera nota di rimprovero nella voce.

«Ho bisogno di tenermi in allenamento» si giustificó la corvina. «Sei finita nella stretta di un gigante, non dovresti muoverti troppo» le ricordò Arlert.

«L'avrei fermata, ma non mi ascolta mai, prima stava anche facendo gli addominali» commentò Eren.

Jeri accanto a lei era rimasta in silenzio.

Era parecchio di cattivo umore quel giorno, perché aveva avuto la brillante idea di farsi tagliare i capelli da Sasha, che aveva ben pensato di dare sfogo alla sua creatività, ed ora le ciocche bionde sul davanti erano molto più corte di quelle sul dietro.

Non stava male e, se teneva i capelli dietro le orecchie, neanche si notava, tutti le avevano detto che quel taglio irregolare le donava lo stesso, ma Foster non aveva voluto sentire ragioni.

Si era limitata a dire "assomiglio ad un fungo" o "sembro Armin" e si era legata le ciocche bionde sopra la testa.

«Mikasa, non comportarti come un animale selvatico!» la rimproverò il ragazzo dagli occhi azzurri, venendo però del tutto ignoraro.

«Sapete, mi sembra di essere tornati al tempo dell'addestramento» disse Blouse che, nonostante tutto, si sentiva confortata da quell'atmosfera così familiare e spensierata.

«Hai ragione, ma perché hanno scelto noi come nuova squadra del Capitano Levi? Proteggere Eren e Historia è una cosa di fondamentale importanza»

«Non è perché siamo i migliori?» scherzò Connie, nonostante non avesse tutti i torti.

Tralasciando Armin e Jeri, che comunque erano soldati eccellenti, tutti i membri della squadra erano rientrati tra i primi dieci della graduatoria del loro corso.

«Sasha, che cos'hai appena messo nella borsa?» le domandò Foster rivolgendole uno sguardo affilato color giada.

«Niente che possa assomigliare a del pane» rispose immediatamente lei, svelando il suo misfatto. «Ah, ti avevo detto di non farlo!» la sgridò Jean.

𝐒𝐀𝐋𝐕𝐀𝐓𝐈𝐎𝐍, jean kirschtein Where stories live. Discover now