capitolo sette

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«Marco» era già passato di lì, ma non l'aveva notato. Era irriconoscibile.

«Amico mio» mormorò allibito, il suo corpo era martoriato, devastato dai denti di un gigante.

Era morto e lui l'aveva scoperto solo adesso. Era morto in silenzio, senza che nessuno lo vedesse, senza che qualcuno potesse conservare le immagini dei suoi ultimi momenti di vita.

Quali erano state le sue ultime parole? Quali erano stati i suoi ultimi pensieri?

«Cadetto, sei in grado di riconoscerlo?» gli chiese una donna che faceva parte del personale medico.

Jean non rispose, continuava a fissare il volto sfigurato di Marco.

«Lui...» ma non riuscì a continuare, le parole gli morirono in gola, le viscere gli si attorcigliarono e la consapevolezza di ciò che era accaduto gli pesò sulle spalle, spezzandogli le ginocchia.

«Si chiamava Marco Bolt, era un cadetto del centoquattresimo Corpo di Addestramento Reclute»

«Grazie, cadetto» disse la donna, segnandosi il nome del soldato caduto ed allontanandosi.

Marco. Marco non sarebbe più potuto entrare nel Corpo di Gendarmeria, Marco non avrebbe più potuto vedere il sole sorgere al mattino, non avrebbe più potuto godersi il vento fresco d'autunno o il profumo dei fiori di campo.

Non avrebbe più potuto ridere alle pessime battute di Thomas Wagner, non avrebbe più potuto lamentarsi di quel bastardo di Shadis, non gli avrebbe più potuto parlare della sua casa a Jinae.

Non avrebbe mai più rivisto Jeri Foster.

Gli si strinse il cuore. Marco aveva due mesi meno di lui, era nato a giugno, di mattina presto. Era morto a quindici anni, strappato alla vita come si tronca il gambo di un fiore non ancora sbocciato.

Mi dispiace, Marco.

Nella mano sana stringeva qualcosa e, combattendo contro il senso di nausea, Jean si chinò su di lui, prendendo l'oggetto che, anche negli ultimi istanti di vita, aveva gelosamente protetto.

Jean gli aprì le dita rigide e gelide, rivelando la spilla dorata imbrattata di sangue.

Non era la prima volta che la vedeva e scavò a fondo nella memoria per cercare il momento in cui la sua esistenza aveva incrociato quella della spilla.

Sgranò gli occhi quando gli ritornò alla memoria Jeri Foster, le aveva persino detto che era una bella spilla, era avvenuto poco prima della comparsa del Gigante Colossale e la sua mente, nella foga, lo aveva rimosso.

Le lacrime gli scivolarono sul volto senza che lui potesse fare niente per fermarle.

Marco probabilmente aveva ritrovato la spilla che la ragazza aveva perso durante l'attacco e voleva restituirgliela.

Non avrebbe più potuto farlo, non avrebbe più potuto fare nulla.

Era ingiusto.

⚔️

Marco. Il bagliore del fuoco illuminava a giorno l'area circostante, montagne di cadaveri ─ o almeno quello che ne era rimasto ─ bruciavano silenziose, scortate dallo scoppiettio del fuoco verso un luogo tranquillo.

Non so nemmeno quali sono le tue ossa, pensava.

Chissà se la sua famiglia a Jinae era già venuta a saperlo. Marco Bolt, cadetto del centoquattresimo Corpo di Addestramento Reclute era caduto valorosamente in battaglia durante l'attacco di Trost.

𝐒𝐀𝐋𝐕𝐀𝐓𝐈𝐎𝐍, jean kirschtein Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora