capitolo cinquantacinque

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«Sei pronto?» la voce di Hel era incrinata da una lieve preoccupazione mentre guardava Aslan che si legava i capelli specchiandosi nel riflesso della finestra.

«Certo. Quando ero bambino, nella Città Sotterranea, mia madre aiutava le altre prostitute a partorire, io stavo sempre con lei» spiegò il Cancelliere domando la lunga chioma biondo freddo.

«Non posso credere che non possa esserci un vero medico, la regina sta per dare alla luce un bambino e non abbiamo ostetriche» si lamentò Hel, lei era solo una domestica, per di più terrorizzata dal sangue, non aveva mai fatto nascere un bambino.

«I medici sono occupati a salvare la vita di coloro che sono rimasti schiacciati dalle macerie dopo il crollo delle Mura, la regina si farà bastare una domestica ed il Cancelliere» disse Aslan dirigendosi assieme alla donna verso il letto dove era stesa Historia, che strillava e si contorceva per le doglie del parto.

«D'accordo, Historia, al mio tre spingi, intesi?» le disse e la regina annuì con un lamento.

«Uno, due, tre» disse. L'urlo squarciò l'aria, era il riscatto dell'umanità. D'altronde giocavano con il diavolo.

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«Bene, discutiamo della strategia» Jeri aveva smesso di urlare. Aveva strillato a pieni polmoni e pianto fino a quando non le erano rimaste più lacrime da versare, adesso sembrava infinitamente calma, immersa nell'apatia come liquido amniotico.

Aveva riacquisito freddezza e lucidità, quasi disumane, soprattutto dopo aver visto allontanarsi per sempre da lei la sorella.

Quando Mikasa le aveva chiesto come stesse lei si era limitata a rispondere che dopo avrebbe avuto tutto il tempo di disperarsi, ma che adesso doveva pensare ad evitare che altri facessero la fine di sua sorella.

Ad Ackerman vennero i brividi sentendo quelle parole, si poteva davvero essere così insensibili? Possibile che non avesse ancora compreso a pieno la morte di Junko?

«Il Fondatore che hanno visto il Capitano e Pieck era più o meno così?» domandò Armin facendo un veloce schizzo a matita di una grande struttura che rappresentava Eren.

«Sì, ma non sono riuscita a vederlo bene» disse la portatrice del Gigante Cargo «In parole povere era un ammasso fottutamente enorme di ossa che si muovevano, sembrava un insetto. Normalmente il vero corpo si troverebbe nella nuca, ma se possiede il potere del Gigante Martello non possiamo darlo per certo»

«Quindi non sappiamo dove si trova Eren» constatò il quindicesimo Comandante del Corpo di Ricerca.

«Non importa, potremmo spazzarlo via interamente, proprio come hai fatto tu quando hai distrutto il porto militare di Liberio con il tuo Colossale»

Mikasa ebbe un sussulto, ma non parlò. Con che pretese poteva opporsi a quella decisione? Davanti a Jeri, poi, la cui sorellina si era appena sacrificata per permettere loro di fermare la Marcia.

Se non avessero fermato Eren con che coraggio avrebbe potuto guardare Foster negli occhi e dirle che la morte di Junko era stata del tutto inutile?

Sento il tuo dolore, Jeri, e ti prometto che non sarà vano. Se sarà necessario ucciderò Eren, per te.

«Effettivamente sarebbe la scelta migliore» disse Armin «Peró sarà la nostra ultima risorsa, solo dopo aver instaurato un dialogo con Eren e solo quando non avremo più alcuna alternativa»

«Contate su di me» esordì Jean con convinzione, ma il tono della sua voce era spento e mogio «ho ucciso molti dei miei compagni per far decollare questo idrovolante, non posso rendere vano quel massacro. Farò di tutto per poter fermare la Marcia»

𝐒𝐀𝐋𝐕𝐀𝐓𝐈𝐎𝐍, jean kirschtein Where stories live. Discover now