capitolo cinquanta

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«Qualcuno venga a darmi una mano invece di guardarvi in cagnesco» sbuffò il Comandante Hange impegnatə in un'ardua lotta contro uno stufato di cinghiale sul fuoco.

Ad una prima occhiata pareva stesse vincendo lo stufato.

«Pft» sbottò Theo Magath, il Generale marleyano che era sopravvissuto all'attacco dei giganti creati da Zeke «Mangiare insieme a gente che fino a ieri avremmo ammazzato e che ci avrebbe ammazzato senza pietà... che ironia. Cosa vi ha fatto cambiare idea? Se lasciaste fare ad Eren Jaeger otterreste il mondo che avete sempre voluto. Il paradiso di voi demoni dell'isola»

I soldati di Paradi rimasero a guardarlo dall'alto in basso, con le braccia incrociate al petto, ma non dissero nulla. Dopo un breve silenzio Magath continuò.

«Avremmo quasi sicuramente impedito il contatto tra Eren e Zeke, se solo non vi foste messi in mezzo»

«Gliel'ho già spiegato, Generale. Noi non vogliamo lo sterminio, altrimenti non ci staremmo nascondendo in un bosco per preparare lo stufato» ribatté pacatə il Comandante.

«Dunque avete scoperto il senso di giustizia» «Giustizia?» fece Jean con gli occhi ridotti a due fessure.

«Parli di giustizia proprio tu? Stai forse insinuando che i cattivi siamo noi? Quando non facevamo altro che combattere contro i giganti con i quali ci terrorizzavate costantemente? Ascoltami, noi eravamo spinti dalla disperazione a lottare per non venire divorati! Non ci provare nemmeno a dire che é stato un comportamento da demoni, vecchio!» esclamò il Caposquadra.

«É così, vi vedo come demoni. La minaccia dell'isola di Paradi é ora realtà ed il mondo sta andando incontro alla sua fine. Il risultato dei vostri sforzi é questo, sbaglio?»

Annie, seduta in disparte di fianco a Pieck, trasformata in gigante, lanciò un'occhiata a Jeri.

Era la prima volta che si vedevano di persona da Stohess, ma Leonhart aveva pazientemente ascoltato i racconti della bionda negli ultimi quattro anni, dunque sapeva della sua tresca con Jean.

Foster però sembrava solo infastidita dall'innalzamento dei toni ed era rimasta accanto alla sorella con la schiena appoggiata al tronco di una quercia a massaggiarsi le tempie, non sembrava intenzionata ad intervenire.

«Stammi a sentire» ricominciò Kirschtein, facendo un passo avanti «se solo non aveste sfondato le Mura e sua madre non fosse stata divorata davanti ai suoi occhi, Eren non avrebbe mai agito in questo modo. Se siamo arrivati alla Marcia dei Colossali é solo a causa vostra!»

Di chi é la colpa? Si domandò Jeri mentre la testa le duoleva da impazzire. Di Eren? Di Marley? Degli eldiani? Di Ymir? Del destino? Di Dio? Del mondo intero? La colpa é di tutti, perché la razza umana é la peggior piaga dell'umanità stessa.

«Ehi! Vuoi davvero iniziare a parlare di storia? Non so se te ne rendi conto, ma i primi ad aver inflitto sofferenze a Marley e ad averla calpestata siete stati voi» ribatté Magath masticando con astio le parole pronunciate.

«Piantatela di fare le vittime per un fatto accaduto duemila anni fa!» «Pensi che le tue ridicole motivazioni valgano qualcosa contro duemila anni di storia? Mi sembra di parlare con un moccioso di due anni!»

«E no, eh!» Jeri alzò di scatto la testa facendo oscillare le ciocche bionde attorno al viso ed urlò abbastanza forte da sovrastare i due uomini che discutevano, tanto forte che a Junko scappò il coltellino dalle mani.

«Moccioso lo dici a qualcun altro, chiaro? Siete ridicoli, davvero, entrambi. Magath lei é un vero ipocrita, lo sa? É convinto di combattere per la libertà del suo Paese, ma non si rende conto del fatto che la sta solo sottraendo agli altri. Eren, in fondo, non sta facendo niente di molto diverso da quello che avete fatto voi, questo é solo un esasperato tentativo di ottenere la libertà che ci é stata negata. Siete schifosamente uguali, mi fare ribrezzo tutti quanti, dal primo all'ultimo»

Il marleyano tentò di rispondere, ma il Comandante Hange fu più veloce di lui e lo interruppe. «Ma smettiamola. É così noioso sentirvi discutere di una così vecchia storia a cui nessuno di noi ha assistito»

Attorno al fuoco calò il silenzio, Jeri tornò a tenersi la testa tra le mani.

«Jean» esordì Hange «Il Generale é rimasto stupito dall'esistenza di esseri come noi, strani demoni che rinunciano al loro Eden per aiutare la gente del mondo che ha cercato di sterminarli. Noi abbiamo trascorso qualche mese nel mondo fuori dalle Mura, ormai non possiamo più tornare ad essere i demoni dell'isola ignari di tutto»

«Allora siete disposti ad ucciderlo?» la voce di Annie arrivò flebile dalla penombra, ma tutti distinsero chiaramente le sue parole, il gelo calò persino sul fuoco.

«Come?» azzardò a voce bassissima Armin.

«Siete in grado di uccidere Eren?» ripeté Leonhart rimettendosi faticosamente in piedi, non aveva ancora riacquisito il pieno delle forze dopo la sua detenzione volontaria durata quattro anni.

«Non é l'unico modo per fermare Eren» disse immediatamente Mikasa. Terrore, solo terrore. Il corpo di Ackerman era pervaso dalla paura.

Jeri si piegò in due colta da una fitta allo stomaco.

«Mi aspettavo che avresti dato una risposta del genere» disse Annie, calma «Quindi che intendi fare? Pensi di riuscire a convincerlo? Uno che sta per attuare lo sterminio dell'intera umanità cambierebbe idea per così poco?»

«Questo non potremmo saperlo fino a quando non avremmo parlato con Eren» precisò Armin.

«Ammesso che riusciate a dialogarci, se nonostante tutto proseguisse nel suo intento, cosa pensate di fare? Ma certo, continuamo a rimandare la risposta, d'altronde di tempo ne abbiamo in abbondanza!» disse sarcastica la portatrice del Gigante Femmina.

«Come pensavo...» mormorò quando non ricevette alcuna risposta dai soldati di Paradi. «Se noi, volendo difendere la nostra patria, tentassimo si uccidere Eren, voi finirete per combatterci al fine di poteggerlo, andrà così, non é vero?»

La famiglia non si abbandona.

«Mikasa» la richiamò la bionda, rivolgendosi direttamente a lei «Io lo so che per te non c'è niente di più prezioso di Eren»

«E quindi stai dicendo che dovrai uccideremi?» la corvina sfoderò le spade, ma prima che potesse anche solo fare un passo verso Annie, Jeri si era gettata su di lei, il petto contro la sua schiena, la cingeva con le braccia per impedirle di muoversi.

«Sta' ferma, Mikasa, per favore» le sussurrò dolcemente con la voce rotta di chi é stanco persino di rimanere in vita.

E Mikasa si fermò, non sapeva se per suo volere personale, se perché gliel'aveva detto Jeri o se perché una forza maggiore glielo aveva imposto.

Schiava, echeggiò una voce nella sua testa, oltre che la serva di Eren sei anche così schifosamente subordinata a Jeri, dipendi da lei come un embrione dipende dal cordone ombelicale della propria madre.

«So bene come ti senti» disse immediatamente Annie mettendo una mano avanti in un gesto di difesa «Anch'io ho un'unica ragione per stare qui, voglio salvare mio padre che si trova a Marley. Perciò ho bisogno del tuo aiuto. Se riusciremo a fermare Eren usando solo le parole, non avrò nulla da obiettare, perlomeno non avremo alcun motivo per scontrarci fino a quel momento»

«Ho capito» mormorò Mikasa rilassando le spalle nell'abbraccio di Foster.

─ Se muore Eren io resterò sola ─
─ Non dire stronzate, Ackerman, io resterò con te fino alla fine, anche a costo di morire ─

«Finalmente lo stufato é pronto!» esclamò Hange sollevando il coperchio della pentola che aveva messo a bollire sul fuoco «Mangiamo!»

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AUTHOR'S NOTE,
ho trascritto mezzo 128 e mi é venuto un mal di testa colossale, tra l'altro devo continuare a trascrivere perché é un capitolo troppo importante, ma questo già supera le mille parole. Capitolo cinquanta, eh? Accidenti ed io che avevo iniziato questa storia con l'intenzione di non pubblicarla... Nel prossimo Reiner parlerà a Jean della morte di Marco, già piango :'(

Adelaide xx

𝐒𝐀𝐋𝐕𝐀𝐓𝐈𝐎𝐍, jean kirschtein Where stories live. Discover now