capitolo diciotto

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«Sta' fermo, Eren, non agitarti» Berthold Hoover se ne stava schiena contro schiena con Eren, protetto dal nascondiglio che le mani del Gigante Corazzato gli offrivano.

Jaeger ─ al quale erano ricresciuti gli arti ─ era imbavagliato, ma si lamentava e si contorceva come un dannato.

«Stai chiedendo troppo, Berthold. Sai anche tu che é impossibile calmarlo» la voce di Jean Kirschtein gli arrivó chiara, il soldato ed i suoi compagni avevano arpionato Reiner e si erano avvicinati alle sue mani chiuse a coppa per parlargli.

«Fa così tanto rumore da risultare insopportabile, non é vero? Lo so bene perché in realtà lo odio anch'io. Se vuoi lo sgrideremo insieme, coraggio. Esci da lì» era calmo, sorprendentemente calmo.

«Berthold, restituiscimelo!» Mikasa invece non ci vedeva più dalla rabbia, se non avesse avuto un briciolo di razionalità avrebbe provato ad infrangere la corazza di Reiner, anche con i denti se necessario.

«No, ditemi che non é vero. Berthold, Reiner. Non ci credo, siete riusciti ad ingannarci per tutto questo tempo? Siete degli esseri crudeli!» «Vi scongiuro, diteci che questa storia non é vera» parlarono Connie e Sasha.

«Dai, andiamo! Volete sul serio tagliare la corda così? Abbiamo vissuto sotto lo stesso tetto tutti insieme e abbiamo condiviso esperienze, gioie e dolori per tre lunghi anni. Berthold, il modo scomposto in cui dormivi era quasi artistico. Ogni mattina tutti noi ci divertiavamo a guardare la tua nuova opera e prevedevamo il tempo dalla tua posizione. Adesso é fin troppo chiaro che tu hai avuto un enorme coraggio a dormire in modo così sereno di fronte alle tue future vittime» disse Jean.

«Le tue erano tutte bugie, i discorsi su come essere in grado di sopravvivere, il desiderio di diventare vecchi e andare a bere tutti insieme. Erano tutte bugie? Rispondimi! Voi due che cosa avete pensato per tutto questo tempo?»

«Non é importante saperlo, uccidiamoli entrambi! Se ci distraiamo anche solo per un attimo porteranno via Eren. Sono una minaccia per tutta l'umanità, questo é sufficente» Mikasa interruppe Connie, sguainando la spada.

«Pensate davvero che noi abbiamo intenzione di uccidere delle persone? Chi mai farebbe questo traendone piacere? Chi mai farebbe questo di propria volontà? Abbiamo fatto qualcosa per cui é naturale essere odiati e uccisi. Abbiamo fatto qualcosa di irreparabile, tuttavia non siamo riusciti ad accettare completamente le nostre colpe, fingere di essere dei soldati, era l'unica parte piacevole, non erano bugie! Connie, Jean, é vero, vi abbiamo ingannati, ma non abbiamo mentito su tutto. Vi consideravamo davvero dei nostri compagni. Non abbiamo nessun diritto di chiedere il vostro perdono. Però qualcuno... per favore... io ve ne prego... qualcuno ci trovi. Qualcuno dovrà farlo per forza, qualcuno dovrà sporcarsi le mani con il sangue!» esclamò Berthold con la voce spezzata dal pianto.

«Reiner, Berthold, non è troppo tardi, possiamo ancora sistemare le cose! Noi saremo dalla vostra parte se sceglierete di fidarvi di noi» esclamò Jeri posando il palmo aperto sulla corazza del gigante, come in un gesto di conforto.

Perché lei credeva veramente nell'umanità.

Ma forse ormai i danni erano irreparabili, oppure in loro non era rimasto più neanche un briciolo di quella stessa umanità.

Forse a questo punto Reiner e Berthold non le appartenevano più.

«Soldati, avanzate!» le urla del Comandante Erwin, seguite dallo scalpitare dei cavalli e dal greve suono dei passi dei giganti li ridestarono da quel tentativo disperato di trovare un punto d'incontro.

𝐒𝐀𝐋𝐕𝐀𝐓𝐈𝐎𝐍, jean kirschtein Where stories live. Discover now