III.

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Quella sera, quella festa, sarebbero state la mia sera e la mia festa. Ma soprattutto la sera in cui mi sarei "vendicata" di tutto.

Quello che era accaduto con George ormai era una questione chiusa, se ci teneva seriamente ad uscire con me non avrebbe ascoltato Charles...riguardo a lui non volevo più sentir nominare il suo nome anche se pronunciarlo solamente beh faceva in me quell'effetto strano.
Ma non potevo...questa volta non solo per le regole ideate con Arthur ma anche per il suo comportamento.

Appena si fece sera, Arthur mi venne a prendere, insieme a lui c'era anche Dennis, un suo compagno di squadra e anche un buon amico.
Il luogo della festa era un locale nel centro di Istanbul, appena arrivammo riconobbi alcuni piloti come George eppure di "occhi verdi" non c'era traccia.
Il desiderio di vederlo era elevatissimo, un desiderio che si si spense pochi minuti dopo quando lo vidi arrivare con il suo solito fascino.

Volevo farmi notare, farmi riconoscere.
Essere desiderata da lui.
E ci riuscì...anche troppo bene.

Un ragazzo, non lo conoscevo, non era neanche carino; mi invitò a ballare...persi la concezione del tempo, persi di vista persino Arthur. Una cosa è certa i suoi occhi verdi non si staccarono un attimo dal mio corpo che si strusciava contro quello del ragazzo al mio fianco.
Finì per ubriacarmi, l'ultima cosa che il mio cervello è riuscita ad immagazzinare è stato lo sguardo voglioso del ragazzo davanti a me, del resto non ricordavo più nulla...almeno per qualche ora dato che al mio risveglio mi ritrovai nella camera d'hotel di Charles...con solo una sua maglietta addosso e gli slip.
"Che cazzo avevo fatto?"

Mi ubriacai, bevvi drink su drink...forse per la compagnia, magari per non pensare più a lui, all'effetto che mi faceva.
Il ragazzo con cui ballavo nel frattempo mi stava portando in un posto più appartato, ma ero troppo fuori di me per capire cosa effettivamente volesse.
"Devo tornare a casa...."
"Dai resta qui, ci divertiamo"
"Io...io devo"

Non feci in tempo a finire di parlare che qualcuno accorse in mio aiuto.
Non capivo chi fosse era tutto così offuscato.

"Ti ha detto che deve andare"  "Ehi amico...calmati"
"Calmo un corno, lasciala"

Era George?! Non distinguevo le forme. Mentre mi portava via, sentì poi una voce. La voce, quella voce, quella maledetta voce.
"George che minchia succede?!"
"Ehm...uno, l'ho fermato in tempo"
"Ann, stai bene?"

Sì era lui, era Charles.
Ma non ricordo altro, solo un gran mal di testa.

La mattina seguente quando mi risvegliai, non riconoscevo la stanza. Non era la mia, era grande, enorme.
Nel letto ero sola...e la curiosità aumentava sempre di più; mi alzai per andare a vedere se ci fosse qualcun'altro ma ecco i giramenti di testa e la mia pressione che andavano a puttane.
Caddi, ma non mi feci male.
Sentì qualcuno avvicinarsi frettolosamente, era lui.

"Ann, dio stai bene?!"
Non risposi, cosa gli avrei dovuto dire.

Passarono dei minuti, e il suo sguardo non si scostava dal mio corpo.
"perché ho la tua maglia addosso?" ringhiai...dovevo resistere. Non potevo cadere nel tranello, nel suo tranello.

"ieri...ne sono successe delle tante.
Non trovavo Arthur, te non eri messa bene quindi ti ho portata qui.
Appena ti ho poggiata nel letto ti sei svegliata hai detto qualcosa non so, così ti ho dato una mia maglia... e.."

Non lo feci finire di parlare che il mio pensiero si catapultò su Arthur.
Mi alzai, presi le mie cose e tornai in camera mia...riguardo Charles lo fulminai con lo sguardo. Cosa si aspettava, un grazie? Dopo tutto quello che mi aveva fatto passare? Dopo aver capito che non posso stare senza di lui, senza i suoi occhi verdi su di me?
No, la questione era chiusa.

RULES // charles leclercWhere stories live. Discover now