2. Onde di questa donna al mondo rara

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Era passata qualche settimana da quando i Colonna erano arrivati ad Ischia e Vittoria si stava ambientando velocemente nella sua nuova casa. Il posto le piaceva da impazzire, passava le giornate a leggere appoggiata a quella finestra che sin da subito l'aveva affascinata, alternando la lettura agli sguardi pensierosi rivolti verso il mare: tutta quella pace e quella bellezza la aiutavano a riflettere, stimolavano la sua fantasia e acuivano i suoi sentimenti. Era da un po' che, di nascosto, prendeva qualche foglio, una penna e un barattolo di inchiostro e se li portava in camera, gettava sulla carta le parole che le venivano spontanee nella mente, buttava giù versi che non parlavano di niente in particolare, pensieri accumulati da tutte quelle nuove esperienze che aveva provato e continuava a provare ogni giorno.

La sera, poi, quando veniva ora di cena, veniva richiamata dalla sua balia e costretta a presentarsi a Costanza e a tutta la sua corte di letterati e studiosi. Inizialmente ne era un po' infastidita, non adorava le feste, preferiva stare sola con i suoi libri e le sue poesie, ed era ancora piccola per avere a che fare con uomini di grande cultura come quelli che frequentavano la nobildonna ischitana, ma, pian piano, la compagnia di Costanza cominciò ad esserle sempre più gradita.

La capostipite degli Avalos si dimostrava una donna gentile, buona e premurosa, che aveva preso ad amarla come amava tutti i suoi nipoti e a considerarla già parte della sua famiglia. Il primo giorno che l'aveva vista si era completamente sbagliata, Costanza non aveva niente di arrogante nel suo comportamento: era una donna forte, indipendente, coraggiosa e molto potente, ma aveva un animo buono e un'intelligenza che, inevitabilmente, affascinava una bambina amante dello studio come lo era Vittoria. Cominciò ad ammirarla e a prenderla come esempio, l'immagine di Costanza prese a definirsi nella sua mente come un modello da seguire per poter diventare anch'ella, in futuro, una grande nobildonna, proprio come la sua famiglia si aspettava. Scoprì che avevano tante cose in comune, ogni volta che aveva modo di parlarle capiva che Costanza era sempre più simile a lei, più simile a quello che aspirava di diventare da adulta e questo la rendeva stupenda ai suoi occhi.

Poi c'erano i suoi nipoti, tutti rimasti orfani, con cui inizialmente Vittoria non aveva fatto molta amicizia. C'era Ferdinando che non l'aveva ancora degnata di una parola: quando la guardava lo faceva più per noia che per interesse e, quando erano costretti a stare insieme, la salutava appena con un gesto del capo. L'altra, Costanza, cugina di Ferdinando, era più piccola di Vittoria di qualche anno. Il suo aspetto rispecchiava totalmente la sua indole: era una bambina dai lineamenti aggraziati, i capelli biondi un po' ribelli che le sfuggivano sempre all'acconciatura e due grandi occhi nocciola. Vittoria comprese subito che era tanto buona ma molto timida, le sarebbe servito tempo per conoscerla ma non dubitava, un giorno, di poterne diventare molto amica.

Presto la famiglia Colonna si trasferì, il loro soggiorno al castello aragonese era destinato ad essere breve: era stato fatto loro dono di un palazzo a Napoli, non sarebbero andati lontano e sarebbero comunque rimasti nei territori degli alleati. Costanza d'Avalos, però, pregò Fabrizio Colonna e Agnese di Montefeltro affinché lasciassero con lei la giovane Vittoria. Nessuno dei due esitò: era il suo destino quello di abitare ad Ischia e sarebbe stato sicuramente un vantaggio per lei se l'avesse riconosciuta già a quell'età come la sua nuova casa e se si fosse già sentita parte integrante della famiglia. Vittoria stava benissimo al castello e il dispiacere di lasciare la sua famiglia fu breve: Ischia aveva così tante cose belle che riuscivano a distrarla che, presto, smise di sentirne la mancanza. Costanza divenne la sua nuova madre e i suoi nipoti i suoi nuovi fratelli.

***

Vittoria chiuse il libro, si alzò lasciando vagare il suo sguardo per la stanza. Aveva appena finito le Metamorfosi di Ovidio e ancora la sua mente era piena di tutti quei miti e leggende di cui il poeta latino aveva parlato. Le piacevano da impazzire, le piaceva da impazzire tutto quello che era antico, intriso nell'arcaico e nel fantasioso, che stimolava la sua fantasia ancora fanciullesca. Uscì dalla sua stanza con il volume in mano, ne voleva un altro per poter continuare quel viaggio che, per sua sfortuna, era terminato così velocemente.

Uno dio per la sua bocca parlaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora