Eyeless Jack × Reader (parte 2)

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I suoi muscoli facciali si contrassero per formare un'altra smorfia compiaciuta davanti alla mia faccia confusa.
«reni?» chiesi io, come se non capissi il significato quella parola.
Il mostro grigiastro si mise a ridere come un pazzo, mostrando i suoi denti un po' a punta e le sue viscide lingue, poi tornò serio e si girò dandomi le spalle, «Io sono un tipo dal palato raffinato, non posso "accontentarmi"» pronunciò l'ultima parola con tono seccato, poi portò il dorso della mano sulla sua fronte, guardando da una finestra la grande sfera notturna chiamata luna.
Appoggiò un braccio sulla cornice della finestra, poggiando la guancia sulla mano dell'altro braccio, il vento iniziò ad accarezzargli il viso e i capelli; il suo sguardo tenuto fisso sul cielo sereno divenne quasi malinconico, mentre il liquido scuro che gli colava dalle cavità orbitarie continuava a macchiargli la faccia, si morse il labbro e rimise a posto i suoi capelli scompigliati.

Si stropicciò gli occhi pigramente, poi si girò lentamente verso di me con uno sguardo pieno di malinconia, e quel liquido nero sembrava esser lì al posto di lacrime.
Il vento gli disordinó nuovamente i capelli sistemati precedentemente.
Era quasi carino.
Arrossii lievemente, sperando che la stanza fosse scura abbastanza da non farlo notare.
«Tsk, non so proprio cosa farmene di te, i tuoi reni sono malati, avranno un sapore orribile»
Sgranai gli occhi, come faceva a saperlo? Mi guardò ridacchiando e, come se mi leggesse nella mente, rispose alla domanda che mi stavo ponendo «li ho visti personalmente» poi ricordai della cicatrice trovata dopo essermi risvegliata, controllai nel dubbio di aver sognato tutto, l'avevo ancora.
Capii così cosa mi aveva fatto quel mostro, che continuava a fissarmi con occhi che non aveva, indossò nuovamente la sua maschera coprendo il suo volto cenerino, prese un bisturi da terra, mi diede un ultimo sguardo per poi girarsi e avviarsi verso l'uscio.
Tirò su il suo cappuccio e si mise le mani nelle tasche, curvando la schiena, poi uscì dalla casa senza dire nulla.

Approfittai della sua assenza per ritrovare la mia maglietta, la indossai velocemente per paura che quel mostro tornasse.
Mi incamminai verso la porta, non volevo restare un minuto di più, ma appena poggiai la mano sul pomello, quest'ultimo iniziò a girare da solo, ritrassi immediatamente la mano e indietreggiai cautamente: quel mostro stava rientrando in casa.
Lo vidi entrare con i vestiti sporchi di sangue, aveva metà faccia coperta dalla maschera, ma potevo intravedere la smorfia divertita, nella mano insanguinata teneva qualcosa che non riconobbi al momento.
Il suo sguardo si posò su di me, mi diede un forte calcio sulla pancia, venni scaraventata a terra violentemente, ma ero ancora cosciente, «Non erano questi i patti, tu dovrai stare qui, per il resto della tua insignificante vita».
Non riuscii a controbattere, non riuscii a fare nulla, sapevo dentro di me che aveva ragione, e che la mia vita non sarebbe mai migliorata comunque, sarei morta a breve in ogni modo.
Il mostro iniziò a masticare, stava mangiando ciò che teneva in mano, da terra riuscii ad inquadrarlo meglio, era un rene, un rene umano.
Spalancai gli occhi, il mostro continuò a divorare il suo pasto indisturbato.
«Scusa» iniziò il discorso così, anche se non sembrava minimamente dispiaciuto, «non mi sono presentato, il mio nome è Jack, Eyeless Jack».
Ci furono alcuni secondi di silenzio.
« È buona educazione rispondere quando qualcuno si presenta» mi diede un alto calcio, con meno potenza, sulla schiena.
«T/n.....» risposi io.
Lui mi prese la mano e mi sollevò da terra, poi parlò con una voce più accogliente «Piacere di conoscerti, T/n»

Eyeless Jack Pov's
Passarono alcuni giorni, T/n stava sempre raggomitolata in un angolo della stanza. Certo che era proprio strana, non si lamentava di nulla, forse perché sapeva che io avrei potuto farle qualsiasi cosa.
A volte dimenticavo la sua presenza, era come se non ci fosse, non volevo ucciderla, gli avrei risparmiato molta sofferenza, per torturarla era meglio farla morire di fame oppure aspettare che muoia per la sua malattia, «Comunque sia le tue scelte sono poche, puoi solo rimanere qui e morire lentamente» ero in piedi dietro di lei, con un ghigno sadico dipinto sul volto e gli occhi pieni di istinto omicida, "come ho fatto a diventare così?"..
«Non proprio..» La sua risposta mi sorprese, non parlava da giorni.
«Cosa vorresti dire?»
«Ci sono mille altri modi per morire, potrei suicidarmi, tu potresti accoltellarmi, avvelenarmi, darmi fuoco, eppure non lo fai, perché non mi uccidi qui e adesso?»
«Mi sembra anche ovvio, ho pensato per te una morte lenta e dolorosa, io-»
«Non è per questo..tu non vuoi uccidermi, e non vuoi per un altro motivo»
La guardai stranito, il ghigno nella mia faccia sparì, in questi giorni mi sentivo strano, come se fossi ancora umano.
Lei parlò ancora: «Tu non mi dai da mangiare solo perché sai che non mangerei, solo perché sai che morirei lo stesso, ma tu non vuoi che io muoia»
«Tsk, e come fai a dirlo?»
«altrimenti mi lasceresti andare, se me ne andassi non troverei la strada di casa, rimarrei bloccata senza poter fare nulla, mentre qui tu puoi controllarmi, vedrai la mia misera morte, ma siamo sicuri che tu voglia essere partecipe?»
«Ho visto tante persone morire.»
Non capivo dove volesse arrivare, era vero che volevo lasciarla qui per vedere la fine della sua insignificante vita e magari anche riderle in faccia, poiché i suoi ultimi momenti di vita li ha passati in una lurida stanza buia e sporca, io non vedevo l'ora di vedere la luce lasciare i suoi occhi.
Si zittì di colpo, forse si era resa conto del mucchio di scemenze che erano appena uscite dalla sua bocca, "Pff, io che non voglio che muoia? Ahah, questa ragazza da' di matto" però le sue parole continuarono a suonare nella mia testa come un disco rotto per ore e ore, finché non decisi di uscire a distrarmi e magari trovare qualche preda, sapevo che t/n non sarebbe scappata, ormai si era arresa alla fine che doveva avere.
Stesi fuori casa per un po' di tempo, ma non riuscii a far uscire le sue parole dalla mia testa.

Ci pensai e ripensai, giorno dopo giorno, e alla fine arrivai ad una conclusione: aveva ragione.
Non volevo che andasse non per vederla morire, ma perché lei mi faceva sentire...di nuovo umano.

T/n Pov's
«Tieni» Eyeless Jack era dietro di me, io ero seduta a guardare il muro, E.j. mi stava porgendo qualcosa, ma non mi girai per capire cosa fosse, però aveva un buon odore.
Ci furono degli attimi di silenzio, «Andiamo non fare la bambina offesa T/n», mi girai lentamente.

E.j. Pov's
Il suo sguardo era frustrato, aveva due grosse occhiaie sotto i suoi occhi c/o, i suoi capelli erano tutti arruffati e aveva i vestiti pieni di polvere; era sempre rimasta lì tutto il tempo come se fosse un mobile.
Vide cosa le stavo porgendo, era una fetta di pizza, l'avevo rubata a degli stupidi umani che si erano lasciati distrarre facilmente.
Con mia grande sorpresa accettò il dono e iniziò a mangiarla, mi sedetti accanto a lei. «Una volta anche io le mangiavo» Lei continuò a mangiare disinteressata «Il cibo normale, prima mi piaceva» cercai di avviare una conversazione ma in cambio ebbi solo silenzio.
«...potresti anche sforzarti di rispondere» finì lentamente di mangiare per poi sussurrare un leggero «grazie..»
«Di nulla, ecco ti ho anche portato da bere» le diedi un bicchiere d'acqua.
Nei giorni seguenti iniziammo a parlare, diventammo più intimi, ed io iniziai a provare qualcosa per la stessa ragazza che avevo rapito, maltrattato e che speravo morisse, ma che mi ha riportato a provare emozioni umane.

Non riuscii mai a dirglielo..

Un giorno tornai a casa, lei era stesa sul pavimento, la sua faccia era coperta dall'ombra «Ehi T/n, che succede?» mi precipitai subito da lei, ma ormai era troppo tardi, i suoi occhi erano spenti, il suo petto era immobile, il suo cuore non batteva, la sua vita era giunta al termine.
Era tutto finito lì, in quella stanza, poco prima che io arrivassi, pensai che tempo prima gli avrei riso in faccia..invece adesso..

Delle gocce di liquido color petrolio che fuoriusciva dai miei occhi le bagnarono il viso, posai la mia mano sul suo corpo senza vita, solo per poterle accarezzare i capelli un'ultima volta, come le avevo detto "ho visto tante persone morire" ma questa era la prima volta che non ne fui felice, sentii un forte dolore al petto, decisi di distogliere lo sguardo, i miei pensieri erano talmente incasinati che non riuscii a capire più nulla, la stanza mi parve restringersi, non ero claustrofobico ma gli spazi stretti mi infastidivano, iniziai a sudare freddo e a guardare in tutte le direzioni, appena posai nuovamente il mio sguardo sul cadavere di t/n mi portai una mano alla bocca, come se stessi per vomitare, i miei fori orbitali furono ricoperti dal liquido che colava più intensamente del solito, non potei mai dimenticare quel momento.

Ogni giorno che passa, ogni momento, lo passo pentendomi di non averle mai confessato i miei sentimenti, t/n fu la prima, e l'unica, che riuscì a farmi provare di nuovo emozioni umane, sia positive che negative, e lei se n'era andata..per sempre..

Fine.
Scusatemi per il finale. Grazie per aver letto la mia storia
( ˘ ³˘)♥
Spero vi sia piaciuta, in caso contrario scusate davvero ma sto cercando di imparare, mi scuso tanto, spero che la prossima storia a cui dovrò lavorare sarà di vostro gradimento.

Creepypasta×reader❤️Onde histórias criam vida. Descubra agora