CAPITOLO 15 - SCONFORTI E PERICOLI

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Solo in quel momento realizzai che fosse la vigilia. Io e mamma ci eravamo organizzato per mangiato tutti insieme al ristorante dell'hotel Maxim. Mamma era felicissima, mi aveva anche fatto vedere che si era comprata un vestito nuovo per l'occasione. Non riuscivo a credere che ora avevo mandato all'aria tutto. In questo momento probabilmente per colpa mia nessuno sarà andato all'hotel per festeggiare e saranno tutti in pensiero per me. Intanto vidi da lontano uno dei fuochi d'artificio scintillare tra le montagne e lì capì che la partita era iniziata. La pista, come avevo già visto dalla funivia era scoscesa e piena di burroni. A causa del buio dovevo anche stare attento a dove mettevo i piedi, altrimenti sarei caduto e sarebbe finita malissimo. Gli altri partecipanti erano abbastanza bravi. Sinceramente non erano tanto più bravi di me. Però delle volte riuscivano a tenermi testa, altre riuscivano anche a superarmi. Mantenni la concentrazione e guardai avanti. Non provavo alcuna emozione, non sentivo niente. L’enfasi che provavo ogni volta con lo skateboard era svanita. Non c'era paragone. Mi resi conto che lo snowboard non mi divertiva più, non riuscivo a percepire l'adrenalina, la voglia di vincere, di riuscire ad arrivare al traguardo. Mi mancava lo skateboard, mi mancavano gli amici, mi mancava mia madre e molto anche mio padre.... Ma sentivo che qualcuno mi mancava più di tutti.... Reki. L'avevo trattato malissimo. Tutte le cose che gli avevo detto erano imperdonabili. Probabilmente se lo rivedessi non mi volgerebbe nemmeno una parola. Tuttavia mi mancava, mi mancava da morire, il suo sorriso, il suo entusiasmo, la sua goffaggine, le sue battute....tutto. Io voglio scusarmi con lui, voglio che questa brutta faccenda si concluda. "ATTENTOO!!" alzai il capo, successe tutto in una frazione di secondo. Probabilmente mi ero distratto, ero assorto in quei tristi pensieri. D'un tratto stavo cadendo da un burrone. Nemmeno il tempo di pensare, mi sono subito appoggiato con la mano a una sporgenza della montagna. Avevo per fortuna una buona presa, ma guardando sotto mi sono venuti i brividi...c'era il vuoto. Non potevo risalire. Avevo il timore che il pezzo di roccia a cui mi ero appoggiato si rompesse alla mia risalita. E poi c'era anche il problema dello snowboard. Mi teneva i piedi bloccati e non sarei comunque riuscito a muovermi. Cosa faccio!! Poi però mi ricordai della pistola artificiale che mi era stata data in caso di difficoltà. Non avevo scelta, dovevo premerla, altrimenti sarei caduto a non so quanti metri da terra. Così cliccati il bottoncino e dalla pistola uscì un getto di polvere da sparo e poi, guardando verso il celo, un grande fuoco d'artificio di colore celeste. Era ben visibile dall'alto, quindi sicuramente qualcuno se ne sarebbe accorto per poi venire in mio soccorso. Intanto però la situazione si faceva sempre più critica. Le mani mi tremavano dal freddo e non sapevo quanto avrei ancora potuto resistere. Ripensai a tutte le sciocchezze che avevo fatto in quella giornata e quella precedente. Non ero riuscito a realizzare il sogno di mio padre, avevo litigato con mamma e forse avevo anche perso un amico. Ormai non riuscivo più a reggere. Stavo tremando dal freddo e la mia mano si era ghiacciata. Stavo scivolando, pian piano ero quasi al limite. Non ce la facevo più e lasciai la presa. Era finita? Si era concluso tutto così? 

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