XIX

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Everard si chiuse la porta della camera di Adelaide alle spalle e tirò un profondo respiro

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Everard si chiuse la porta della camera di Adelaide alle spalle e tirò un profondo respiro. Sapeva di essere stato ingiusto con lei, ma voleva essere onesto: doveva dimenticarsi di Mary per il bene di Salem e di lei, ma non poteva permettere che un'altra donna riempisse quello spazio che era stato di Mary per anni. Inoltre l'idea che un uomo la baciasse davanti a lui gli faceva già rivoltare lo stomaco, avrebbe sicuramente fatto una scenata... ne era quasi certo. Forse il signor Osborne aveva ragione ed era meglio lasciarla andare, d'altronde Everard era sicuro che Mary si sarebbe fatta viva con lui e, se fosse stato fortunato, avrebbe anche percepito quel "ti amo" che non era riuscito a dirgli la sera prima.

Così, con il cuore pesante e la mente occupata da mille orribili pensieri che gli contorcevano le budella, si spostò verso le scale, ma dopo qualche passo venne bloccato dalla regina, la quale si parò davanti a lui con sguardo severo.

"Cosa ci fa da queste parti?" si chiese Everard cercando, inconsciamente, una via di fuga. Proprio non gli andava di parlare con sua madre in quel momento.

«Sei appena uscito dalle stanze di Lady Adelaide?» gli chiese spostando lo sguardo verso la porta della sua futura moglie. Everard annuì incapace di rispondere. «Lo sai che porta male?» domandò la donna con un sorrisetto.

«Non credo a queste cose, o meglio, non me ne importa molto» dichiarò Everard tirando un profondo respiro nel vano tentativo di eliminare i suoi mostri.

«Nemmeno io ci credo» disse la regina sorridente, gli occhi che esaminavano il figlio scrupolosamente. «Non mi sarei mai immaginata di trovarti vestito a quest'ora. Sei pronto a fingere di essere felice per il resto della tua vita?» domandò sistemandogli il vestito.

«Non devo fingere di essere felice, madre, lo sono» mentii Everard cercando di sostenere lo sguardo della regina.

«Certo. Lo vedo» disse lei lentamente e con pause che Everard trovò strazianti per un motivo che non riusciva a comprendere. «Possiamo parlare un attimo in privato?»

«Certamente, madre» rispose Everard seguendo la donna, mentre le cameriere si spostavano da una parte all'altra cercando di rendere tutto perfetto per l'arrivo dei fotografi.

Al contrario di quello che credeva Everard, la regina non scese al piano sottostante, ma entrò nella camera di Amelina e la guardò per un lungo momento. Sua sorella sembrò confusa e turbata quando notò la loro presenza, indossava solo una sottoveste bianca e dei bigodini in testa. Per la prima volta in vita sua Everard vide quel lato imperfetto che Amelina cercava sempre di nascondere.

«È successo qualcosa, madre?» chiese bloccando la sua cameriera. «Scusate il disordine, ma Ann, la mia dama, è scomparsa nel nulla. Dovrò licenziarla.»

«Licenziare i dipendenti è ancora compito mio, se non sbaglio» intervenne Everard indispettito, in realtà era solo turbato sapendo che una strega era con Mary, dimenticandosi che lei stessa lo era e che quindi non si trovava in balia di mostri oscuri. E poi anche Thomas e Lia erano con lei... era sicuro che sua sorella avrebbe aiutato Mary, ma non era del tutto certo di potersi fidare dell'amico. Non perché temesse che non l'avrebbe protetta in caso di pericolo, questo era escluso, ma aveva mostrato troppo interesse per la sua ragazza e non era la prima volta che litigavano per la stessa donna. In realtà erano già arrivati alle mani per Mary in passato, per di più senza rendersene conto.

SALEM Noi e LoroWhere stories live. Discover now