XXI

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Everard guardò i fiori e l'altare alle sue spalle sistemandosi la fascia e poi i guanti con gesti impulsivi, che servivano solo a nascondere la sua ansia

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Everard guardò i fiori e l'altare alle sue spalle sistemandosi la fascia e poi i guanti con gesti impulsivi, che servivano solo a nascondere la sua ansia. Restare in quella immensa chiesa era per lui claustrofobico.

Suo padre aveva sempre creduto in quella sua fede ed entrava in quel luogo ogni giorno alla stessa ora, come se fosse una specie di tappa obbligatoria, forse per purificarsi come lui stava purificando Salem, a detta sua. Al contrario, Everard non metteva piede lì dentro da diversi anni: non riusciva a varcare la soglia di quel luogo sacro senza chiedersi "perché". Perché noi che bruciavamo donne vive, che le anneghiamo per testare assurde teorie fatte di pura paura e ignoranza, potevamo entrare? Perché loro no? Per quel che ne sapeva, suo padre aveva ucciso più donne e fatto soffrire più famiglie di quante ne avessero distrutte le streghe. "Eppure l'ago della bilancia sembra tendere sempre per Noi" pensò amaramente.

Everard non si era mai sentito dalla parte del giusto e ora che Mary era tornata nella sua vita, portando con sé nuove consapevolezze, aveva compreso che se qualcuno doveva bruciare al rogo, quello era lui. "Perché mio padre, che ha portato esclusivamente morte a Salem, dovrebbe essere migliore di Mary che per anni si è nascosta, sperando solo di poter salvare la vita della sua famiglia senza ferire mai nessuno?"

E, mentre pensava questo, il suo sguardo si spostò verso Gilbert. Se ne stava in piedi nell'angolo della chiesa, la schiena appoggiata a un pilastro decorativo e lo sguardo perso verso la vecchia porta di legno, come tutti. Probabilmente perché l'orchestra aveva iniziato a intonare la marcia nuziale e Adelaide stava entrando accompagnata da suo padre, un uomo calvo e poco piacevole che Everard vedeva ora per la prima volta. Sapeva che era arrivato a palazzo da giorni, ma si era guardato bene dall'incontrarlo anche solo di sfuggita... fortunatamente le scuse non gli erano mancate, anche se probabilmente il re di Salem non aveva gradito.

Everard, ancora una volta, tornò a studiare Gilbert, il quale stavolta stava guardando lui con un sorriso che avrebbe dovuto incoraggiarlo, ma che invece lo faceva sentire ancora più insicuro. Soprattutto ora che il suo migliore amico gli aveva fatto notare quanto la sua mente fosse esposta alla loro perfidia!

Per i primi istanti, dopo aver ascoltato i dubbi di Gilbert e quello che lui voleva insegnargli era rimasto immobile, quasi non riuscisse a crederci. Tuttavia, un attimo dopo, dovette ammettere che percepiva veramente qualcosa di estraneo nella sua mente, come se qualcuno stesse sussurrando parole che lui non riusciva a comprendere. Inizialmente si trovò a tremare per l'emozione credendo di sentire la voce di Mary, quando invece si rese conto che non era lei iniziò a tremare per un motivo totalmente diverso. Terrorizzato, era scattato in piedi, cercando disperatamente di respingere quella forza oscura, finendo solo per tirarsi i capelli in modo per nulla produttivo.

Gilbert, a quel punto, aveva cercato di calmarlo ricordandogli che avevano poco tempo e che, se voleva salvare Mary da loro, doveva restare calmo, prendere profondi respiri e pensare al rumore del fuoco che scoppietta o della pioggia che batte con fragore sulla finestra. Everard non aveva idea se quella tecnica funzionasse veramente con Mary, ma lui sicuramente non riusciva a focalizzare quei suoni. Solo dopo una breve sfuriata di Gilbert, Everard, cominciò a intuire quello che l'amico (poco paziente e per nulla portato all'insegnamento) stava cercando di fargli capire. In realtà una volta scoperto il trucco per contrastarla gli risultò fin troppo facile scacciarla dalla sua mente.

Tuttavia era da diversi minuti che si domandava chi fosse la strega che aveva cercato di leggergli dentro, forse Ann? Inoltre temeva anche di non poter più sentire la voce di Mary adesso, nonostante Gilbert lo avesse rassicurato più volte che sarebbe riuscita comunque a entrare nei suoi pensieri. "Quelli, in fondo appartengono solo a lei!" pensò mentre la sua futura moglie avanzava a passi lenti verso di lui.

Un sorriso strano illuminava il volto di Adelaide, un sorriso che a Everard fece venire i brividi, anche se non avrebbe saputo spiegare il perché.

"Resta concentrato su Mary" pensò. Sapeva che mancavano ancora diverse ore al suo arrivo al confine di Salem, tuttavia non voleva rischiare di non sentirla, se mai lei avesse deciso di comunicare con lui anche prima. In realtà, Everard ci sperava proprio, anzi si chiedeva, con profonda tristezza, perché non lo avesse già fatto! Se lui ne fosse stato capace avrebbe tentato di comunicare con lei già svariate volte. Le avrebbe riportato nei minimi dettagli ciò che sua madre gli aveva raccontato, le avrebbe confessato i suoi timori su quella evidente pazzia che entrambi stavano commettendo e probabilmente o quasi certamente, le avrebbe detto che l'amava e che non doveva aver paura.

Così, quando Adelaide si fermò al suo fianco e suo padre la donò, come tradizione vuole, a lui, la sua mente era ancora persa nella disperata ricerca di pensieri che non riusciva a sentire. E, per lo stesso motivo, Everard non si accorse nemmeno che nel frattempo il sacerdote si era avvicinato a loro, pronto a iniziare una cerimonia a cui lui non voleva assolutamente partecipare.

All'improvviso la musica cessò e il sacerdote richiamò l'attenzione dei presenti, tuttavia Everard restò paralizzato a causa di quel sussurro flebile che si era fatto largo nella sua mente. Ogni parte del suo corpo si era congelata diventando fredda come il ghiaccio, nonostante lui stesse cominciando a sudare.

Era così terrorizzato che non si accorse nemmeno che la porta della chiesa si era spalancata di getto mostrando una donna vestita di nero con lunghi capelli castani. Lo sguardo in fiamme puntato dritto sul principe, che però non la degnò della minima attenzione. Forse perché Mary aveva appena parlato nella sua mente, ma ciò che aveva detto non gli era piaciuto per nulla.

«Mi dispiace, Everard... Loro mi hanno trovata. Guardati le spalle! Ti amo.»

SALEM Noi e LoroWhere stories live. Discover now