10. Piccola, sai che ti amo da impazzire

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Apro gli occhi risvegliandomi nel mio letto, con il sole che irrompe prepotente tra le tende azzurre della mia camera

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Apro gli occhi risvegliandomi nel mio letto, con il sole che irrompe prepotente tra le tende azzurre della mia camera. Vado in bagno ed è mentre mi guardo allo specchio che i miei occhi gonfi mi ricordano la nottata appena trascorsa... e la cazzata che ho fatto. Non so cosa mi sia successo, non ho idea perché mi sia comportata così. Devo essere sembrata una ragazzina piagnucolosa. Come farò a guardare ancora Dominik negli occhi? Dio, mi vergogno così tanto! Perché diavolo l'ho dovuto abbracciare? L'unica cosa che vorrei in questo momento è un buco che arrivi fino al centro della Terra in cui seppellire me stessa e la vergogna che provo in questo istante. Okay che sto passando un periodo di merda e okay che ho un disperato bisogno di quel lavoro, ma dovevo proprio fare quella patetica scenata? Ecco cosa sono: patetica. E chissà come mi tratterà Dominik il prossimo venerdì.

Non voglio più pensarci. Né a quello che ho detto, né a quello che ho fatto e ancor meno alle sensazioni provate mentre ero abbracciata a quei pettorali di marmo. Ma è legale essere così scolpiti? È umanamente possibile avere un fisico che può far concorrenza a una statua greca? Forse mi sono immaginata tutto. Forse è stata colpa del mio stato d'animo che mi ha fatto sentire tutte quelle cose... i brividi sulla pelle, la sensazione di calore inspiegabile, l'eccitazione. No, non ci voglio pensare.

Questa sera April mi vuole trascinare in un locale a Rochester, a circa due ore da casa, e credo proprio che ci andrò. E che farò qualche conquista, così da togliermi dalla testa quelle sensazioni. Non è possibile che io provi qualcosa per Dominik, non può accadere. E se seguire il consiglio della mia amica di divertirmi con più ragazzi possibile servirà a farmi distogliere il pensiero da quel Dio sceso in terra allora è così che farò. Ma lei non dovrà mai saperlo. April non dovrà mai scoprire quello che ho fatto e detto ieri notte e nemmeno l'attrazione che provo per il tizio che si è scopata nel vicolo.

Dio, nemmeno per quell'idiota di Connor ho mai provato nulla del genere. E lo amavo. Credo. No, ora mi do una cazzo di calmata, non posso mettere in discussione l'unica cosa certa della mia vita – l'amore che ho provato per quel coglione per cinque anni – per un idiota. Un idiota dai magnetici occhi grigi.

«Ehi, April!» rispondo al primo squillo della mia amica solo per smetterla di rimuginare su cose inesistenti. «A che ora partiamo stasera?»

«Passo a prenderti alle otto, cerca di cenare prima».

«Okay. Va tutto bene?»

«Sì, perché non dovrebbe? Tu?»

«Tutto a posto».

«Bene» e mi riattacca il telefono in faccia. C'è qualcosa che non va, la voce di April era decisamente strana e non è mai di così poche parole, mai. Indagherò.

Mio padre arriverà a casa verso le sei stasera, quindi mi do da fare per sistemare la casa prima che arrivi e provo anche a cucinare qualcosa che non sia uscito dal freezer, niente di speciale, soltanto un pasticcio di carne e patate che ha un buon profumino e che spero sia almeno commestibile. Sperare che sia anche buono è chiedere troppo. Okay, mi accontenterò se mio padre si azzarderà a mangiare una seconda cucchiaiata. Non è che abbia chissà quali aspettative, visto che la maggior parte del tempo mangiamo cibo d'asporto oppure piatti che escono dal congelatore e finiscono direttamente in microonde, ma mi piace sorprenderlo qualche volta. Credo sia giusto provare a restituirgli un po' di quello che dà lui a me.

Tutta colpa di un sorrisoWhere stories live. Discover now