Capitolo 15.

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Sento il petto scoppiare, sembra quasi che me lo stiano strappando, lacerando. Boccheggio incapace di respirare, cazzo, non può avermi lasciato. Poggio una mano sul tavolo, cercando di mantenermi in piedi, inutilmente. Faccio per andare a prendere un bicchiere d'acqua ma vengo scosso da brividi, brividi che mi fanno cadere sulle ginocchia, distrutto.

-Lou! Che cazzo succede?-

Chiede Liam preoccupato mentre inizio a tremare e a sudare. Mi poggio contro il mobile sotto al lavandino, portando le gambe contro il petto, tremante.

-Merda, ho bisogno di aria.-

Sussurro chiudendo gli occhi in preda ad un attacco di panico. Respiro affannato, cercando di portare quanto più aria possibile nei miei polmoni. Non avevo un attacco del genere da anni ormai, dall'ultima volta che mio padre mi aveva picchiato. Cerco di concentrarmi sul materiale legnoso che spinge contro la mia schiena nuda, sul pavimento congelato che ho sotto il sottile strato di stoffa che mi copre le gambe. Cerco di non pensarla, di non pensare che mi abbia lasciato, ma non ci riesco. Sento l'ansia perforarmi lo stomaco, ogni volta sempre maggiore e so che l'unica cosa che posso fare è aspettare che finisca. Non so quanto dura, non so quanto rimango chiuso nel mio baratro, la lettera gettata sul pavimento, le mani attorno alle ginocchia.

-Louis, va meglio?-

Chiede Liam non appena mi passa un bicchiere d'acqua. Io non rispondo, mi limito ad annuire mentre prendo il bicchiere con mani tremanti. Sono ancora scosso dagli spasmi e sento il cuore battermi nelle orecchie, forte e veloce.

-Cos'era?-

Chiede Liam pallido in viso, prendendo il bicchiere ormai vuoto.

-Un attacco di panico.-

Rispondo io abbassando lo sguardo, sentendo ancora l'ansia perforarmi lo stomaco. Non può andare così, non può finire in questo modo. Stringo i pugni e prendo la lettera tra le mani, stringendola tanto forte da far male.

-Louis, scusami. Non posso continuare a rimanere accanto a te, hai bisogno di libertà per badare completamente a tuo figlio, hai bisogno di dargli tutte le attenzioni possibili almeno questi primi mesi. Mi dispiace, Lou. Mi dispiace così tanto, ma non ce la faccio. Ti amo, sempre tua. Madison xx.-

Strappo in mille pezzi la lettera, prima di scagliare un pugno nel mobile di legno della cucina, imprecando per il lacerante dolore alla mano.

-Cazzo, merda. Vaffanculo Madison.-

Urlo tirandomi i capelli, lasciandomi andare a singhiozzi disperati, distrutti. Cazzo, non può farmi questo, non può essere vero. Mi chiudo di nuovo a riccio, portando la testa sulle ginocchia mentre sento le braccia di Liam avvolgermi in un abbraccio e mi sento già un po' meglio.

-Louis, sta tranquillo. Lei tornerà.-

Mormora lui accarezzandomi la schiena e mi sento così vulnerabile. Sento di essere ritornato quel ragazzo che faceva partire la chiamata per Harry appena suo padre finiva di torturarlo, quello che correva tra le braccia del più alto non appena varcava la porta. Ma Harry non c'era ed io ero cresciuto, ma non quando si parlava di Madison.

-Lo spero cazzo. Non può fare una cosa così stupida, così... egoistica.-

Aggiungo e provo un improvviso odio verso l'unica ragazza che è stata capace di farmi battere il cuore. Verso l'unica ragazza che mi ha fatto innamorare.

-Posso lasciarti solo? Devo andare a fare la spesa o non mangiamo a pranzo.-

Io annuisco, mentre Liam si alza e con un cenno del capo esce da casa, lasciandomi solo. Senza pensare alle conseguenze delle mie azioni mi alzo velocemente dal pavimento, sentendo subito dopo la testa girare.

Wherever you are (Sequel 92 days)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora