Capitolo 20

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Le vacanze di Natale si avvicinavano sempre di più e, se di norma Harry non stava più nella pelle nel percepire l'atmosfera di quella festa invadere i corridoi del castello, quell'anno l'attendeva con più trepidazione che mai.
Quell'anno Natale significava lasciare Hogwarts, una Hogwarts buia, inospitale e dove la neve non era ancora caduta a coprire con il suo candore i giardini stroncati dal gelo dell'inverno. Lasciare Hogwarts, inoltre, significava anche tornare a Grimmauld Place e questo voleva dire stare con Sirius, passare il Natale con lui come si erano promessi.

Probabilmente per via di questa prospettiva, Harry andava a dormire quasi spensierato, impaziente di far trascorrere la notte e di essere di un giorno più vicino alla partenza. Così facendo però, il Grifondoro abbassava incautamente la guardia e la porta nera dei suoi incubi diveniva per lui più un'abitudine che una minaccia.
Tuttavia, quella porta, il corridoio e il sibilo del serpente non erano tutto ció che invadeva i suoi sogni, non più almeno. In quei mesi infatti, Draco Malfoy ne era divenuto una componente frequente.
Il Serpeverde appariva per poco, come una sorta di alito di vento gelido attraverso gli spiragli della sua scenografia abituale e prendeva il controllo del suo onirico completamente anche se, generalmente, non faceva davvero nulla di eclatante.

La scena era sempre la stessa tutto sommato e normalmente si svolgeva nell'aula di Pozioni durante la lezione di Piton. Malfoy era seduto a un tavolo, stava tagliando degli ingredienti, li metteva nel calderone e aveva l'aria concentrata, assorta, teneva le maniche rimboccate fino ai gomiti e un ciuffo di capelli biondissimi sfuggiva alla tenuta della sua piega perfetta, cadendogli sul viso. Gli dava fastidio e spesso, senza accorgersene, Draco lo scostava con il dorso della mano che teneva il coltello. Era fuori posto, un po' frastornato, ma non affaticato, Harry lo osservava con insistenza per come il suo sogno glielo mostrava e notava tutto quello che i suoi occhi non avevano mai attivamente colto, dai polsi sottili del ragazzo, alla luce che avevano i suoi occhi mentre preparava quella pozione.
Ad Harry piaceva guardarlo, l'avrebbe fatto per ore, ma ad un certo punto, Malfoy alzava la testa dal suo calderone, guardava il Grifondoro di rimando e aggrottava la fronte, allora Harry, d'impulso, distoglieva lo sguardo e, quando lo faceva, tutto tornava nero e attorno a lui si delineava il profilo noto della porta dell'Ufficio Misteri.

Quello scenario che, con il sopraggiungere di nuovi elementi del suo sogno, era diventato per Harry più una scocciatura che qualcosa di cui tenere troppo conto, si modificò proprio una settimana prima delle vacanze d Natale, in una di quelle notti gelide e secche, buie e senza neve, durante le quali il giovane Grifondoro si concedeva di abbassare la guardia.
Quella notte la porta si aprì e al ragazzo balzó il cuore nel petto: sul pavimento della sala circolare davanti a lui c'era il signor Weasley. L'uomo sanguinava copiosamente, il suo respiro era affannato, debole e il suo corpo scosso da spasmi.
L'ultima cosa che Harry vide prima di svegliarsi furono due occhi gialli di serpente sollevarsi nel buio dietro al corpo riverso del padre del suo migliore amico, l'ultimo suono che udì, un sibilo secco e lo schioccare di una lingua biforcuta nel buio.

Forse fu un bene che Harry avesse abbassato la guardia, almeno in quel caso. Era stato per via di quella connessione con i piani di Voldemort che in quel momento lui, Hermione e la famiglia Weasley quasi al completo stavano in piedi di fronte al letto d'ospedale di Arthur, privo di coscienza, ma vivo e con ottime possibilità di recupero.
Era stato un bene per forza, doveva essere stato un bene, eppure, per quanto il moro si sforzasse di ripetersi quelle parole e ficcarsele in testa, continuava ad essere preda di una pessima sensazione.

Fu la mano di Ron sulla sua spalla a distrarlo da quei pensieri e a portarlo a guardare l'amico in faccia. Bastò una breve occhiata perchè l'espressione contratta e gli occhi lucidi del rosso gli si stampassero in testa, portandolo a deglutire a fatica. Ron tuttavia non lo stava guardando, guardava il padre e teneva la mascella serrata con tanta forza che Harry lo sentì digrignare i denti, poi, in una frazione di secondo, il rosso si girò e strinse il moro in un abbraccio serrato.

Knights Who'd Give You Anything //Drarry (IN CORSO)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora