Capitolo 28

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Era inevitabile che Potter non prendesse bene il venire cacciato dalla squadra di Quidditch, Draco ci aveva fatto i conti e ad essere totalmente sincero non poteva fare a meno di attendere con trepidazione il momento in cui sarebbe venuto a cercarlo per pareggiare i conti, perchè l'avrebbe fatto senza ombra di dubbio. Draco, dopotutto, non aveva fatto nulla per dissimulare il suo intervento sulla questione, nemmeno si era preoccupato di nascondere l'identità della sua informatrice, sarebbe stato inutile in ogni caso, lei stessa portava i segni del proprio tradimento nei confronti dell'Esercito di Silente, doveva far tutto parte di quei geniali meccanismi magici che solo una cervellona come la Granger avrebbe potuto ideare.

La linea, dunque, che collegava Marietta Edgecombe alla Umbridge era impossibile da non notare, portava scritto a caratteri cubitali il nome di Draco Malfoy e perfino un idiota come Potter se ne sarebbe accorto. Infatti se ne accorse, il Serpeverde ebbe modo di notarlo la mattina successiva allo scoppio dello scandalo, quando, un po' per caso e un po' per curiosità, allungò un'occhiata verso il tavolo di Grifondoro e si ritrovò a doversi confrontare con lo sguardo truce di Potter, spavaldamente fisso su di lui. Draco fu scosso da un brivido che lo percorse da capo a piedi, non avrebbe saputo dire se si fosse trattato solamente di soddisfazione oppure di vera e propria eccitazione, tuttavia ricambiò quello sguardo, sollevando il mento con ostinazione e piantandosi in faccia uno dei suoi migliori ghigni malefici.

Quella reazione da parte del biondo, provocò in Potter l'effetto desiderato, il meraviglioso risultato di fargli saltare i nervi del tutto. Quando lo vide alzarsi sbattendo le posate sul tavolo e lasciare la Sala Grande a passo spedito, Draco sapeva che voleva che lo seguisse. Sicuramente questa volta non si sarebbe trattato di una scappatella particolarmente piacevole, o almeno Potter doveva essere convinto che le cose stessero così, Malfoy, dal canto suo, forse un po' ingenuamente, credeva che tutto sommato nulla fosse cambiato nel loro tacito accordo, se così si poteva chiamare. Potter non poteva certo tirarsi indietro: avrebbe voluto dire che gli importava e c'erano molte cose che quel Grifondoro era troppo orgoglioso per ammettere.
Con un sorrisetto inevitabilmente soddisfatto ancora stampato in volto, Draco lasciò compostamente il suo posto e uscì dalla Sala Grande. Lasciatosi la porta alle spalle e camminando per il corridoio, mentalmente, iniziò a contare.

Uno, due, tr-

"Malfoy!"

Malfoy ghignò quando la voce di Potter risuonò alle sue spalle perfettamente sincronizzata alle sue aspettative. Quel ragazzo era così facile da leggere, Draco non avrebbe avuto bisogno di voltarsi per sapere a quale colonna si fosse appoggiato, sicuramente con le mani in tasca, lui teneva sempre le mani in tasca.

"Potter..."

Rispose il biondo mellifluo e solo allora si voltò, ma di poco, squadrando il suo rivale da sopra la spalla. Lo vide avanzare, non si mosse, ma quando il moro fu abbastanza vicino perchè Draco potesse percepirlo incombergli addosso, tornò a dargli del tutto le spalle. Poteva percepire quanto Potter fosse furioso, probabilmente in quel momento desiderava di spezzargli il collo a mani nude, ma Draco sapeva che non l'avrebbe mai fatto, non avrebbe mai potuto, lui stesso glielo aveva confidato tanto tempo prima e il biondo, per qualche ragione, non aveva esitato a crederci. Fu questa strana fiducia a portarlo a credere di potersi permettere di tirare la corda ancora un po'.

"Cosa c'è Potter? Pensavo di averti tarpato solo le ali, non anche la lingua"

"Ho promesso ad Hermione che sarei stato civile Malfoy, che ti avrei parlato da mago a mago, ma se non la pianti me la rendi davvero difficile"

Gli occhi di Malfoy brillarono di malizia e il biondo si voltò finalmente a fronteggiare l'altro, ma non era nè la sua pietà nè una tregua che andava cercando.

Knights Who'd Give You Anything //Drarry (IN CORSO)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora