Capitolo 37

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Quell'anno, l'autunno scivolò più tetro che mai sulla scuola di Hogwarts, le nubi grigie pesavano addosso a tutti, la linfa che colorava ogni anno le foglie degli alberi era debole, quelle tinte sbiadite come quelle sulla pellicola di un vecchio film. Erano anni che non faceva così freddo da quelle parti, quasi vent'anni.

Draco Malfoy, con il passare dei mesi, divenne come un'ombra e Harry non gli staccava gli occhi di dosso. Ogni passo che il Serpeverde muoveva per i corridoi del castello, non visto, rimbombava come un'eco infernale nella testa del moro, rafforzando sempre di più i suoi sospetti. Spesso Harry provava la soffocante necessità di seguirlo, scoprire dove se ne andasse, sempre solo, sempre di soppiatto: doveva stare tramando qualcosa, altrimenti come si spiegava la scena di quell'estate da Magie Sinister? Una strana oscurità girava attorno a quel ragazzo e Harry non era certo che la cosa gli facesse piacere: sentiva sempre una morsa stringergli lo stomaco quando lo guardava.

Infatti, se Harry non dava pace a Malfoy, Malfoy di rimando, anche senza esserne affatto consapevole, non dava pace a Harry: di giorno il moro si assillava con fissazioni di complotti e, di notte, i residui di quella crescente ossessione creavano per lui il ripetuto scenario di un sogno famigliare.
Era la solita aula di Pozioni, il solito tavolo occupato da ingredienti raggruppati e suddivisi con attenzione, il suono ripetitivo di un pestello che schiacciava qualcosa di un po' viscido. Nulla era cambiato rispetto al sogno ricorrente che lo aveva tormentato l'anno precedente: Draco era sempre lì, seduto a quel tavolo e preparava una pozione che Harry non conosceva, ma ogni notte gli ingredienti e i movimenti erano sempre gli stessi, categoricamente, ripetitivamente, se non per piccolissimi dettagli con i quali alla sua mente piaceva giocare, per esempio da quale parte rispetto al calderone fossero raggruppate le corolle di quei fiorellini azzurri. Ogni notte il ragazzo dai capelli biondi, alzava lo sguardo e, come uno sciocco, come l'anno prima, Harry si sentiva colto flagrante ogni volta che incrociava il suo sguardo quindi, un po' per l'imbarazzo e la sorpresa e un po' perchè qualcosa nella sua testa gli impediva categoricamente di fare altrimenti, il Grifondoro deviava lo sguardo e tutto quello scenario si disfava davanti ai suoi occhi.

Al mattino, quando il raggi del sole autunnale gli colpivano il viso, il ragazzo si svegliava e solo allora realizzava che in effetti ci fosse qualcosa di diverso: una strana sensazione di disagio e inquietudine aleggiava su di lui al risveglio ogni volta, come se qualcuno l'avesse osservato per tutta la notte.
Se la scrollava di dosso e basta, quella sensazione, cercando di non darci troppo peso, provando a non iperanalizzarla, ma era troppo facile finire con il pensare che in qualche modo avesse a che fare con la consapevolezza che non era solo per i suoi doveri verso il Mondo Magico che teneva d'occhio in quel modo Draco Malfoy. Apparentemente, e lui lo sapeva e più di tutto ne era sorpreso, un'estate terribile non era bastata a stroncare quella sciocca e acerba cottarella germogliata da un seme finito per errore su terreno fertile, l'anno precedente. Non poteva quindi non considerare che uno strano senso di colpevolezza e inadeguatezza potesse essere ciò che lo tormentava in quelle mattine, ma non si percepiva in quel modo, no, era momentaneo, come residuo di un sogno: Harry ci scherzava, prendendosi pigramente in giro e dicendosi che magari era soltanto Voldemort, dopotutto.

E quanto avrebbe preferito sognare Voldemort, piuttosto che Draco il giorno in cui Katie Bell finì al San Mungo in punto di morte per colpa di quella stupida collana che nessun altro se non il Serpeverde poteva averle fatto avere. Harry lo aveva visto, aveva visto con i suoi occhi, tutti e quattro, il biondo lasciare il bagno delle ragazze alla Testa di Porco. Non avrebbe mai potuto dimenticarselo perchè, in quell'occasione, per un brevissimo istante e per la prima volta dal giorno del treno, aveva incrociato il suo sguardo. Tutto il suo corpo era diventato fuoco, fuoco in un piccolo barattolo di vetro, chiuso da un tappo di sughero, da dove non passa aria, non passa ossigeno: fuoco destinato a bruciare su se stesso, fino a spegnersi. Harry l'aveva odiata quella sensazione, eccome, ma non l'avrebbe di certo dimenticata.

Knights Who'd Give You Anything //Drarry (IN CORSO)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora