È da un po' di giorni che ci penso, mi tormento il cervello cercando di capire se è la cosa giusta da fare o meglio se questo mi aiuterà a stare meglio, a mettere un punto al mio passato e fare un passo avanti in questa mia nuova vita.
Milano non è distante, la raggiungo in poco tempo e ormai sono qui quindi non avrebbe più senso tornare indietro.
Entro nella hall lussuosa dove tutto sembra urlarmi "soldi", mi dirigo verso il portinaio vestito di tutto punto, con indosso una camicia e tanto di papillon abbinato. Mi squadra dalla testa ai piedi, probabilmente a causa del mio outfit che poco si addice a tutto questo.
"Buonasera, lei sarebbe?" Mi chiede.
"Il figlio dei signori Caruso, dovrei vederli"
"Mi scusi, ma nessuna persona identificata come figlio è autorizzata a salire"
"Sono Leonardo Caruso, ripeto" esclamo a voce ferma.
Il tizio parecchio scocciato alza la cornetta.
"I signori non vogliono vederla"
"Dica che sto per chiamare la stampa per lasciare qualche informazione" gli sorrido spavaldo.
Il portinaio sbuffa e si mette in contatto nuovamente con i miei genitori, che a questo punto non credo vogliano cacciarmi.
"Prego, può salire" mi indica l'ascensore "ultimo piano"."Cosa ci fai qui?"
"Ciao mamma, sono venuto a trovarti"
"Non fare dell'ironia. Di cosa hai bisogno? Soldi?" Come se i soldi risolvessero tutto.
"Non accetterei nemmeno un euro dalle vostre tasche" sputo rabbioso entrando in casa senza chiedere nessun permesso.
"Quale onore, anche papà in casa"
"Leonardo" mi fissa sprezzante mio padre.
"Fingete almeno che vi importi qualcosa di vostro figlio" li esorto per nulla sconvolto da questo loro prevedibile comportamento.
"Tu non sei nostro figlio, non sei degno di esserlo"
"So di non essere vostro figlio, non lo sono mai stato"
"Gli errori che hai commesso non sono accettabili" dice mio padre risoluto.
"I miei errori? Per lo meno vi sentite un po' in colpa?!"
"Per quale motivo dovremmo sentirci in colpa? Hai sempre avuto ció che volevi. Abbiamo lavorato duro per permetterti un futuro brillante"
"Sapete cosa frega ad un bambino dei soldi? Niente ripaga la vostra assenza. Non vi siete nemmeno accertati della persona con cui vivevo"
"Non parlare con questo tono! Porta rispetto ai tuoi genitori" dice colei che mi ha portato in grembo.
"Tu non sei mia madre" rido sarcastico "e lui non è mio padre. Siete solo due persone che hanno scopato e hanno dato alla luce un bambino. Un bambino di troppo, che intralciava la vostra carriera. Sapete quando ho capito che voi siete la definizione più lontana che posso dare al termine "genitori"?"
Non attendo la loro risposta, ora sono un fiume in piena.
"Ho visto una famiglia, ho visto amore nelle mura di casa, ho visto rispetto e aiuto reciproco. Io non so cosa sia tutto questo, non c'è stato un giorno in cui io lo abbia vissuto. E non importano i soldi, potrei anche essere ricco sfondato ma nulla potrà cancellare la solitudine"
"Vattene da casa nostra" ordina colei che mi ha dato alla luce con un tono che non ammette repliche.
"Vi auguro una vita migliore e piena d'amore. Con i soldi vi comprate questa bella casa, ma non la felicità. Spero ve ne rendiate conto".
Prima di uscire osservo un secondo l'arredamento impeccabile. Tutto è curato nei minimi dettagli, non un granello di polvere depositato sugli scaffali. Il pavimento in legno, talmente lucido da potercisi specchiare. I divani in pelle e l'enorme tv a schermo piatto che trasmette qualche strano documentario sulla crisi economica.
Mi chiudo la porta alle spalle consapevole di aver lasciato lì dentro un peso che mi portavo addosso.***
"Dai vieni con noi" allunga l'ultima parola facendomi gli occhioni. Maya e Mattia mi guardano dalla porta.
"Dai su non vorrai deludere un bambino" sogghigna la madre. Sul serio? Quando ho accettato di vivere temporaneamente qui non intendevo immischiarmi nella loro vita.
"Dai su Leonardo non fare il difficile. È un pomeriggio al parco" mi dice Mattia. Strabuzzo gli occhi; vuole che io venga?
"Ok ok" alzo le mani indossando le scarpe."Ci sarà mio fratello" mi annuncia Maya mentre camminiamo sul pietrisco che ci porta in un enorme distesa d'erba dove tante famiglie stanno trascorrendo una giornata soleggiata. Il clima è perfetto, né caldo né freddo, la giusta temperatura per godersi a pieno la giornata.
"È troppo tardi per tornare indietro?" Chiedo ridendo anche se sotto sotto farei dietrofront sul serio. Suo fratello è una persona che non perdona, l'ho capito al processo. Aveva uno sguardo che non ammetteva seconde possibilità, gli occhi socchiusi mi infliggevano un'ulteriore pena.
"Lui lo sa che ci sono io?" Chiedo.
"No... ma tranquillo"
"Tranquillissimo Maya, se non mi ha ucciso il carcere mi uccide lui oggi"
"Non dire così. Mio fratello non è cattivo, è solo diverso da me" è proprio questo a spaventarmi. Non voglio rovinare la giornata a nessuno, non voglio creare tensioni che si potrebbero evitare facilmente. Se fossi rimasto a casa nessun avrebbe risentito della mia assenza.
"Quello è mio nipote Marco" indica un bambino in lontananza che inizia a richiamare l'attenzione dei grandi.
Mentre ci avviciniamo Cristian si volta tutto sorridente finché non incontra il mio sguardo. L'altro amico di Maya, Carlos, mi guarda nello stesso modo.
La donna che affianca Cristian prende i bambini per mano e li allontana per giocare, forse capendo la situazione.
"Maya cosa sta succedendo?" Si alza in piedi guardando la sorella.
"Niente, Leonardo è venuto con noi a passare il pomeriggio" esclama sorridente cercando di spezzare la tensione, anche se non credo che il suo tentantivo abbia avuto successo. Mi dondolo sui talloni mentre Cristian guarda Maya con un'espressione indecifrabile.
"Che diavolo stai dicendo?"
"Mhhh... allora devi calmarti. Lui sta vivendo da noi..."
"CHE CAZZO DICI MAYA? TI È DATO DI VOLTA IL CERVELLO??!!" Le persone che ci circondano si voltano curiose, ma anche infastidite dalle urla "quando mi hai detto che avevi perdonato Leonardo non pensavo significasse che vivesse a casa tua"
"Ho preso questa decisione e basta" inizia ad alterarsi anche Maya.
"Mattia tu non dici niente?"
"Io e Maya ne abbiamo già parlato, non ero d'accordo ma non potevo decidere per tutti e due. Maya sa quello che fa"
"Tu lo stai facendo entrare anche nella tua vita e questo non lo accetto!!" Le urla contro.
"Non mi interessa se lo accetti, la vita è mia"
"Non voglio vedere quel mostro vicino a mio figlio!" Il sangue mi si gela, il cuore si ferma in quell'istante. Un mostro, ecco come le persone mi vedono. Ma dopotutto ha ragione, io non merito nemmeno una briciola di tutto questo.
"Cristian smettila!" Sento tutto ovattato, come se non fossi veramente lí. Come se non stessi assistendo all'ennesimo giudizio.
Non farei mai del male a dei bambini, non lo farei nemmeno con gli adulti e quello che mi ferisce è sapere che la gente pensi questo di me, che la gente mi pensi capace di tanto. Le persone intorno a noi iniziano a bisbigliare, ma non le sento. Mi tocco il viso, la cicatrice è lì a ricordarmi chi sono, cosa ho fatto e cosa ho passato
Indietreggio di un passo.
"Credo tu stia esagerando" dicono Mattia e Carlos.
Maya torna a guardarmi e io la vedo a malapena.
"Va tutto bene" cerca di rassicurarmi. Ma non è così, nulla va bene. Il mondo non mi accetterà mai, il mondo non mi vuole qui. Per loro dovrei essere ancora rinchiuso in quelle quattro mura e forse non hanno del tutto torto.
Chi mi assicura che non farò ancora del male? Chi mi assicura che non distruggeró altre famiglie? Si dice che il lupo perde il pelo ma non il vizio; forse sono destinato ad essere la stessa persona che ero dieci anni fa.
"Sei masochista?!" Urla ancora Cristian.
"Io non sono masochista e tu sei l'ultima persona che può giudicare Leonardo, perché in fondo non sai niente"
"Non so niente??!! So che questo qua ha distrutto la nostra famiglia e per me è abbastanza per tenerlo lontano"
"Tutti commettono errori Cristian e nè tu nè io abbiamo il diritto di giudicarlo"
"Sei fottutamente pazza! Un errore è prendere un brutto voto a scuola, litigare con qualcuno non ammazzare una persona"
Ammazzare una persona? Io non ho ammazzato nessuno.
"Lui non ha ammazzato nessuno, smettila di dire stronzate. Se non ti sta bene che lui sia qui vattene a casa. Questo è un luogo pubblico e lui da persona libera può stare dove gli pare" sentenzia Maya toccandomi un braccio. Sobbalzo con gli occhi sgranati dalla paura.
"Non mi toccare" biascico indeciso scostandomi dal suo tocco.
"Le persone hanno bisogno di una seconda possibilità, tutti ne hanno diritto. Lui mi ha salvato, se non avesse parlato con Tia io ora non sarei qui e nemmeno Josh lo sarebbe. Io non porto rancore, io guardo il positivo nelle cose e l'ho imparato dopo tutto l'inferno che ho visto"
"Sembra che tu non ti ricordi l'inferno che hai passato" osserva Cristian.
"Fidati che non c'è giorno in cui non ci penso" sussurra "sapevo che saresti stato contrario alla mia scelta, ma non pensavo fino a questo punto"."Vado a fare due passi" dico a Maya.
"Stai tranquillo, non scappare tanto non serve"
"Non scappo, ho bisogno di fare solo due passi. Torno, non ti preoccupare" le sorrido appena.Proseguo addentrandomi nel parco. Ho bisogno di starmene tranquillo e riacquistare lucidità.
Mi sono state dette parole pesanti, ma in fondo so di meritarmelo. Ho scontato la mia pena, ma essa non mi abbandonerà mai. Ci sarà sempre qualcuno a ricordarmi il mio passato.

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Talk to me
RomanceSpin-off di Cross d'amore. Passare sette anni in carcere per poi tornare alla vita di tutti i giorni non è semplice e lui lo sa bene. Il passato è pronto a bussarti alla porta, a ricordarti chi sei costantemente e scappare non serve a niente. Lei...