Leonardo
Oramai il parco è diventato il nostro punto di ritrovo della domenica pomeriggio e la cosa non mi dispiace. Certamente il caldo non giova, ma trovare un posto all'ombra non è poi così difficile.
Josh gioca con Marco, il figlio di Cristian. Quest'ultimo mi guarda sempre con diffidenza, ma non gliene faccio una colpa, non potrei. Mi dispiace che il rapporto tra lui e Maya si sia leggermente raffreddato ed io ho più volte ribadito che mi sarei fatto da parte, ma lei non ha voluto. Anzi, per essere più precisi mi ha vietato di farlo.Ambra è qui con la testa appoggiata sulle mie gambe stese sull'erba. Gli occhi sono chiusi, l'espressione è rilassata, ma so che non sta dormendo. Le mani sono incrociata sul grembo e alzano leggermente l'orlo della camicetta che indossa.
Le mie mani sono tra i suoi lunghi capelli biondi che le incorniciano il viso."Il mio ragazzo, Kevin, odiava venire al parco in questo periodo dell'anno" prorompe Ambra restando con gli occhi chiusi "aveva paura degli insetti, in particolare delle api. Qualunque posto tra la natura d'estate era per lui un luogo da evitare, ma per me ci veniva ogni qualvolta ne avevo voglia. Mi viziava in tutto, mi accontentava sempre perchè diceva che la cosa che più gli importava era vedermi felice. Ho paura che quello che sento per te sia sbagliato nei suoi confronti"
Deglutisco cercando le parole giuste per affrontare una confessione del genere.
"Da come ne parli e da come ti comporti si vede che quello che vi ha legato e che vi lega tuttora è forte. Ed è giusto che tu abbia questi pensieri, nessuno te ne può fare una colpa. Io non sono nessuno per dirti cosa devi o è meglio fare. Credo che ciò che vorrebbe lui sia che tu sia felice, come tu stessa mi hai detto""Zia, vieni a vedere cosa mi hanno insegnato all'asilo" strilla Josh. Ambra apre gli occhi, solleva il busto e guarda il bambino con il sorriso sulle labbra.
"Dai vieni qua" le fa segno da lontano di avvicinarsi. Ambra si alza e lo raggiunge.
Josh fa una capriola seguita da un inchino e Ambra applaude energica cadendo per terra quando il piccolo le si lancia addosso per abbracciarla.
Quando quei due sono insieme Ambra non smette mai di sorridere. Anche Maya guarda la sua amica con un sorriso stampato sulle labbra e poi si volta verso di me.
Mi raggiunge tenendo in mano la merenda mangiucchiata dal figlio.
"È raro vederla così da quando Kevin è morto" alcune lacrime bagnano le sue guance. "Mi ha detto che vuole aprirsi con te e darsi una possibilità. Sono contenta che lo faccia, soprattutto con te"
"Non le farò del male" dico di getto.
"Non puoi saperlo. In un rapporto è normale ferirsi a vicenda e è successo anche a me con Tia più volte di quanto credi. Non importa quanto tu voglia bene ad una persona, perché succederà lo stesso. Lei non ha mai parlato di quello che è successo a Kevin, nemmeno con me che mi conosce da una vita. So già che tu sarai il primo ad ascoltare le sue parole, e voglio solo essere sicura che tu non scappi quando vedrai tutto il suo dolore"
"Non voglio scappare, ho smesso di farlo. Voglio affrontare ciò che accadrà con lei""Mamma" Josh corre come un pazzo trascinando dietro di se Ambra che fatica a mantenere il suo passo "Zia Ambra e zio Kev possono venire a mangiare da noi così vedono i disegni che ho fatto" congiunge le mani in segno di preghiera.
***
Inutile dire che abbiamo dovuto accettare. Come si fa a dire di no a quegli occhioni.
Siamo tutti qui seduti a tavola a mangiare la pizza che abbiamo ordinato. Josh ci ha mostrato i suoi capolavori spiegandoci minuziosamente cosa rappresentassero. Ha ritratto più volte la sua famiglia, dicendo che gli piace disegnare la mamma perché quando torna a casa dall'asilo lei gli dà tanti baci. Non capirò mai il suo carattere. Può passare dall'essere un terribile testone ad essere un cucciolo affettuoso.
"Papà basta rubarmi la pizza" spinge le mani di Mattia lontano, mentre quest'ultimo si trattiene dal ridere.
"Tia lascialo in pace" alza gli occhi al cielo Maya.
"Come stanno andando le gare?" Chiedo.
"Abbastanza bene dai, non quanto vorrei ma non mi lamento. Dovresti venire qualche volta!"
"Hai ragione, so che la prossima si terrà a Mantova quindi se non lavoro vengo sicuramente"
Il cellulare di Ambra squilla e tutti ci giriamo a guardarla. Lei si acciglia guardando il mittente e si alza spostandosi in un angolo.
"Signora Mimma, mi dica..." Mimma la vicina? Credo sia lei.
"Ah capito, sí certo arriviamo" il tempo di chiudere la chiamato e Ambra si volta verso di me.
"C'è tua madre, fuori dalla porta di casa tua" digrigno i denti "dí a Mimma di mandarla via"
"Ha detto che continua a piangere e a sussurrare il tuo nome, non vuole andarsene. I vicini si stanno lamentando perché è tardi e c'è baccano"
"Scusatemi, devo andare" saluto tutti, ma Ambra mi blocca.
"Vengo con te" dice.
"Non ce n'è bisogno"
"Voglio venire anche io, poi in macchina faremo prima" fa dondolare le chiavi da una mano.Ci mettiamo veramente poco per raggiungere il nostro condominio. Mimma è già giú che ci aspetta.
"Voi siete sempre insieme, non me la raccontate giusta. Ora muovetevi" ci intima l'anziana.
Salgo gli scalini due alla volta lasciando indietro Ambra. Una volta raggiunto il pianerottolo trovo mia madre seduta a terra con la schiena appoggiata alla porta di casa e le ginocchia al petto.
Alza lo sguardo senza dire una parola. Qualcosa dentro di me si muove nel vedere le sue condizioni.
Non l'ho mai vista così; il trucco sbavato, il volto arrossato per il pianto e le mani tremanti. Questo lato di mia madre non si è mai palesato, tanto da farmi pensare che fosse una donna senza emozioni.
Sebbene io provi un senso di pena nei suoi confronti, non posso dimenticare quello che mi ha fatto.
"Cosa ci fai qui?"
"Per favore, ti chiedo solo questa sera un posto dove dormire. A quest'ora non so dove andare..." singhiozza.
"Spostati e fammi aprire la porta" mia madre si alza e mi permette di sbloccare la serratura "entra".Ambra mi guarda dall'uscio della sua porta, accenna un sorriso e mi dice che di qualunque cosa io abbia bisogno posso chiamarla ad ogni ora.
Ora siamo io e mia madre, in un appartamento troppo piccolo per due sconosciuti. Lei non riesce a guardarmi negli occhi, quindi scruta il mio appartamento osservando i più piccoli particolari.
"La porta a sinistra è la camera, puoi dormire lì"
"E tu dove dormirai?"
"Sul divano".
Dopo un tentativo di protesta, mia madre si decide ad andare in camera."Mi dispiace per tutto quello che hai dovuto passare, credevo di fare la cosa giusta sia per te che per me. I miei genitori erano operai, e faticavamo a vivere. Io per te volevo altro, volevo una vita piena di cose"
"Non mi è servita a niente una vita piena di cose"
"Ero troppo presa da tuo padre, dall'amore che provavo per lui, da anteporlo a te e non me lo perdonerò mai. Ma ora sono qui e se tu mi darai la possibilità potremo ricostruire la nostra famiglia".
Voglio darle un'opportunità? Voglio farla entrare nella mia vita? È questo che mi chiedo per minuti che sembrano infiniti, fino a giungere ad una conclusione.
"Sai, ho vissuto facendo ciò che mi dicevano gli altri senza mai fare di testa mia. Ho sbagliato, ho fatto sbagli imperdonabili. Sono stato e sono in un tunnel buio, ma sto iniziando a vedere la luce, la mia salvezza. Io ora voglio pensare a me stesso, a costruirmi una base solida per il mio futuro e voglio essere egoista. Potrei accontentarti, ma so che non è ciò che voglio. So che il mio cuore e la mia testa non possono perdonarti"
"Non voglio farti pressioni, ma io sono la tua famiglia, sangue del tuo sangue. Io sono la persona che può capirti, sono tua madre" sospira scuotendo la testa.
"Tu non sei la mia famiglia. La mia vera famiglia sta nell'appartamento qui di fianco, sta nel mio lavoro, sta nei miei amici. La famiglia non è quella che condivide il tuo stesso sangue, è quella che sai ci sarà anche quando le cose andranno male. E tu non ci sei mai stata, anche se credo che nel profondo del tuo cuore non avresti voluto tutto questo. Il tuo amore per mio padre è venuto prima di quello per tuo figlio e per me non è concepibile".
"Lo so, ma lo amavo così tanto..."
"Peccato che lui non ti amava..." affermo
"Non è vero... lui mi ha amato..."
"Ne sei ancora convinta, significa che quando ti cercherà di nuovo, e stanne certa perché lo farà, tu tornerai da lui. Hai sempre scelto lui e continuerai a farlo. Lui ti usa come un soprammobile, si permette di tradirti, di trattarti come uno zerbino perché sa che tu non avrai mai la forza di lasciarlo andare. Io non voglio più vivere la mia vita cercando un amore che non avrò mai, non voglio più soffrire le mancanze. Ora sto bene, e non permetterò a niente e a nessuno di interferire nella mia vita. Sei comunque mia madre, ti sto offrendo un posto per dormire e questa è l'unica cosa che posso fare. Perfavore non riapriamo più il discorso" mi alzo dal divano per bere un bicchiere d'acqua.
"Leo... non chiudermi le porte in faccia"
"Magari un giorno sarà diverso, magari un giorno ti darò una possibilità, ma non adesso. Per quanto io possa sembrare un uomo forte, in questo momento sono troppo sensibile per espormi ad altri pericoli".
"Quando ti ho visto per la prima volta dopo che sei uscito dal carcere, volevo abbracciarti e dirti che potevi rimanere quanto volevi... ma tuo padre ha deciso diversamente..."
"Questo non è amore, tu sei succube di lui, delle sue decisioni. Sei l'ombra di tuo marito e finchè non te ne renderai conto rimarrai intrappolata a vivere una vita da spettatrice"

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Talk to me
RomanceSpin-off di Cross d'amore. Passare sette anni in carcere per poi tornare alla vita di tutti i giorni non è semplice e lui lo sa bene. Il passato è pronto a bussarti alla porta, a ricordarti chi sei costantemente e scappare non serve a niente. Lei...