Capitolo 14.

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Capitolo 14.




POV BRANDON


Marcus mi fissa ancora interrogativo. Il suo sopracciglio alzato sta ad indicare la sua confusione. Però è simpatico quando sta in silenzio e riflette, una volta tanto. 
Sorseggio il caffè mentre Kris scende le scale velocemente attirando l'attenzione di entrambi. Marcus, adesso, non sta più pensando a ciò che gli ho appena detto, ma sta fissando le gambe di mia sorella. Osservo il tavolo, con il portafrutta ed afferro un limone con una mano per poi lanciarglielo in testa. Rimbalza mentre lui si volta scattante sorreggendosi il capo dolorante. 

«Testa di cazzo» borbotta.
«Starò fuori casa fino a stasera... » dice mia sorella mentre sistema la borsa. «Marcus mi raccomando... Lux non può mangiare porcherie per adesso, con il virus allo stomaco.» Gli raccomanda osservandolo mentre alza i lunghi capelli in una coda. 
Marcus sbuffa, per poi annuire. «Ho capito che sono cretino a volte, ma con mia figlia mai.» Per la prima volta lo vedo serio in viso e mi scappa persino un risolino che viene bloccato da un'occhiataccia di Kris.
«Appena si sveglia falle fare un giro» continua lei.
«Kris? Dove devi andare?» Aumenta gradualmente il tono di voce Marcus. 
Lei sgrana gli occhi, «a lavoro» scrolla le spalle. 
«Perfetto. Vai.» Risponde lui di rimando indicandogli l'uscita. 
«Marcus ti giuro che questo sarcasmo del cazzo te lo faccio scordare!» Sbotta nervosa. «Non capisco come faccia ad esser figlia tua quella creatura.» Continua al suo solito.
Marcus a quel punto si mette in piedi avanzando verso di lei. «Ed io non capisco come una nevrotica esaltata abbia potuto partorire mia figlia.» Sottolinea antipatico. 
Vorrei fermarli, ma è troppo divertente. 
«Marcus vai a farti fottere» Apre la porta con forza, mentre lui la segue fuori.
«Sai che fai? Dato che ci sei passa pure in farmacia a comprare dei calmanti che quella bambina mi diventa esaurita come te...» Gli urla contro. 
Mi affaccio alla porta ed osservo la scena fischiettando alle spalle di Marcus.
Kris alle sue parole fa retromarcia e gli scaraventa la borsa addosso aggressivamente. Lui si ripara con le braccia, che fanno da scudo, ma lei riesce a dargliele ugualmente di santa ragione, persino con i pugni. 
«Senti cosa!» Sbraita lui. «Sotto specie di pazza fermati!» Aggiunge accennando un mezzo sorriso, ma Kris non ride per niente. Sembra che l'abbia scambiato per un sacco da box. 
«Tu. Sei. Un. Essere. Spregevole.»  Kris scandisce ogni singola parola, accompagnandole a ritmo di pugni. 
«Tu sei una persona con un disagio mentale.» Insulta lui. 
Non ho mai riso così tanto ad osservarli litigare. Da ragazzini non se l'erano mai date così. Riuscivano a criticarsi a vicenda, ma fino a questo punto mai. 
C'è qualcosa in sospeso fra quei due e non hanno ancora capito che non saranno i calci, i pugni, gli schiaffi o gli insulti a cambiare la situazione. Si comportano ancora come due quindicenni che, invece di rivelarsi a vicenda cosa sono l'uno per l'altro, fanno a botte per poi far finta di nulla. Sono matti da legare. 
«Avete finito?» La mia voce risuona quasi come un dispiacere per entrambi che si voltano ansimanti a fissarmi. Marcus tiene ancora bloccati i polsi di Kris, mentre lei ha ancora in viso quell'espressione che la induce a non smetterla di menarlo. 
Poi, finalmente, si distanziano e si ricompongono. Kris sistema la coda ed il giubbotto rifugiandosi in auto. Marcus rientra in casa senza fiatare, per il momento.

Chiudo la porta e mi risiedo di fronte a lui, che ha entrambi i pugni chiusi sul tavolo. 
«Da ricovero.» Sussurra. 
«Perché tu no!» Commento ironico. 
Mi rivolge un'occhiata e sbuffa. «Comunque, se la Stewart era stranita dal tuo comportamento... magari ha capito che ora si attacca al cazzo.» Alza le spalle e mi fissa. 
«Io ho smesso. Ho smesso di correrle dietro come fossi un cagnolino. Non abbiamo più diciassette anni. Non siamo al liceo e non ho bisogno dei bacetti dati a sgamo o delle belle parole.» Spiego cauto. «Sono un uomo» a quelle parole Marcus accenna una smorfia ed io sorrido. «Sul serio... voglio qualcosa di serio, qualcosa che mi dia certezze. Lei non me ne ha mai date...» concludo. 
«Kaitlyn lo è, quindi» dice Marcus. 
Mi prendo qualche secondo prima di rispondergli. «Premetto che la conosco da poco, ma in questo poco tempo che abbiamo avuto per conoscerci... ho capito che è una persona decisa, che sa cosa vuole, che non si lascia abbindolare da niente e da nessuno e che se vuole qualcosa lotta pur di averla. Ha carattere. E' tosta.» Sorrido mentre ne parlo. 
«Forse un po' troppo Brady... o no?» Marcus inclina la testa da un lato, aggrottando le sopracciglia. 
Probabilmente rispecchia molto me stesso quella donna. Probabilmente mi piace proprio per questo. 
«Sì... è molto simile a me, per questo in certi versi ci vado molto d'accordo.» 
«Ed ora dimmi un'altra cosa... credi che possa funzionare un rapporto con una persona con la quale vai d'accordo su tutto?» Marcus sembra che mi stia inducendo a pensare ad Emily, il mio esatto contrario invece, anziché spronarmi a credere in altro. 
«Non lo so» rispondo sincero. 
«Fai pace con il cervello bro e poi ne parliamo» mi schiaccia un occhio. «Forse riuscirai a voltare pagina definitivamente con questa ragazza, ma prima fai chiarezza su alcune cose.» Si mette in piedi avanzando verso le scale che portano al piano di sopra dove dorme Lux. «Il Brady che conoscevo un tempo non ha mai amato le cose facili» mi  lascia in sospeso con queste parole che mi lasciano del tempo per riflettere.

E' vero. Non sono mai stato il tipo che ama le cose facili. O meglio dire. Adoravo le donne sempre disposte a far di tutto per me, che rimorchiavo senza problemi, per poi lasciarle andare qualche ora dopo. 
Ma quando quella mattina vidi Emily in quella classe chiassosa mi resi conto che avrei combattuto contro tutto e tutti pur di avere la sua attenzione. Sapevo fin da quel preciso istante che non sarebbe stato facile. Il suo tono di voce, la sua andatura, il suo modo di muoversi lasciavano ad intendere che non avrebbe aperto il suo cuore facilmente, figuriamoci le sue gambe. Era una lotta che avrei combattuto da solo. Una lotta diversa da tutte le altre. Una lotta che mi avrebbe fatto guadagnare qualcosa in più. Qualcosa di sconosciuto prima di quel momento, qualcosa che avrei desiderato sempre di più, giorno dopo giorno. Emily ha sempre raffigurato per me la meta più complicata da raggiungere. Per far breccia nel suo cuore, non erano mai bastate le frasi fatte, le paroline dolci, le occhiate furtive o i litigi da bambini. Lei voleva di più. 
Forse, però, avevo combattuto a vuoto. Avevo condotto una crociata contro me stesso senza alcun risultato. Nonostante i sorrisi, i baci, gli abbracci, le parole, lei non era mai stata del tutto mia. Mia da poter dire "cazzo me la sposo". Mia da poter far invidia a tutto il mondo, perché finalmente possedevo tutto ciò di cui avevo avuto sempre bisogno. 




POV EMILY

«Ho detto a Marcus e mio fratello che andavo a lavoro, perché se avessi detto che venivo da te si sarebbe aperto un dibattito.» Kris mastica le patatine appollaiata sul mio divano, mentre io cerco un film da mettere. «E poi mi fa piacere trascorrere la sera insieme» biascica facendomi ridere. 
Sono stranamente silenziosa e lei ancora non se n'è resa conto. Non doveva pronunciare il nome di Brady. Adesso dovrò trascorrere tutte le ore  pensare a quello.
«Ma è tutto apposto? Hai qualcosa di strano.»  Finalmente Kris!
Mi allontano dalla scatola con i dvd e mi posiziono al suo fianco, mentre lei, perspicace mette giù la patatina, per paura di affogarsi. 
«Sai com'è... con i tempi che corrono faccio meglio a salvaguardarmi.» Schiarisce la voce e sorride. 
«Ho visto Brady cambiato nei miei confronti e ho scoperto di Kaitlyn» mormoro.
«Emi, lo sai quanto ti voglio bene, lo sai che come te non c'è nessuno e che sei la mia migliore amica dai tempi dei liceo, sai anche quanto io sia sempre stata sincera nei tuoi confronti...» esordisce con un lungo monologo, «quindi non mi resta che dirti»
«Attaccati a 'sto cazzo?» La precedo e lei scoppia a ridere quasi con le lacrime. 
Respira profondamente, «volevo essere più elegante e carina, ma hai inteso bene il concetto.» Ammette. «Non pensare che io te ne voglia male... perché lo sai che ti ho sempre appoggiato, soprattutto quando si tratta di mio fratello... ma adesso, in questo momento, non riesco proprio per nessuna ragione a dargli torto, non riesco a fargliene una colpa» alza le spalle dispiaciuta ed io la capisco. Ha ragione. Hanno tutti ragione.
«Infatti sono felice per lui» proprio quando aveva ripreso a mangiare la sua patatina, si volta a fissarmi di sottecchi restando a bocca aperta.
«Non prendiamoci per il culo, Stew!» Esclama con tono da ragazzina.
Mi fa sorridere, così abbasso lo sguardo e cerco di nascondere la verità.
«Okay, sarò pure un'egoista... ma mi manca tremendamente non parlargli, non vederlo... o meglio vederlo distante e con un'altra donna» sospiro ansimante per aver detto tutto d'un fiato. 
Per una volta il mio orgoglio è andato a farsi fottere. 
«Tu ti aspetti che io ti dica di muovere il culo ed andare da lui... e probabilmente se lo fai non so quante probabilità ci sono che lui ti rifiuti... perché diciamocela tutta tu sei Emily Stewart, la ragazza che ai tempi del liceo gli ha fatto girare la testa, rincoglionire il cervello e stravolgere l'esistenza. Non sei una semplice donna che ha conosciuto per caso...» sottolinea con nonchalance, con tono convinto ed un po' ironico. «Ma in questo momento io voglio che lui sia felice, che si goda i suoi momenti più belli, che costruisca qualcosa di concreto e voglio che affianco a lui ci sia qualcuno che non ha mille ripensamenti, ma che sa ciò che vuole. » Gesticola molto e parla proprio come una sorella parla del fratello di cui è follemente innamorata, perché lei lo è. Ha sempre amato Brady. Nonostante le loro incomprensioni non sono mai riusciti a stare a lungo separati. Quei due, dopo aver perso l'altro pezzo del puzzle che completava il tutto, si sono uniti ancor più di prima e questi sono gli splendidi risultati. Una sorella che protegge il fratello, persino dalla migliore amica. «Adesso non credo che tu sia la persona adatta a lui. Ha provato in tutti i modi a riconquistarti, a farti capire quanto avrebbe fatto per te... Adesso deve pensare a ciò che è giusto per lui. E non dico che questa... Kaitlyn » mormora accennando una smorfia simpatica, «sia giusta per lui, ma tra tutte le decisioni che ha preso mio fratello... questa è la più giusta.» Termina il discorso con un sorriso dolce, accarezzandomi il capo. 
Lo so quanto mi voglia bene, ma so più di tutti quanto ci tenga al fratello. 

«Adesso guardiamoci un bel film, dai» sfrega i palmi delle mani e sorride. 
Avanzo verso lo scatolone ed acchiappo un dvd a caso, senza neanche leggere il titolo. Sovrappensiero mi raggomitolo sul divano, dopo aver spento la luce e mi compro con il plaid fin sul mento. Troppi pensieri per seguire un film. 

Un'ora dopo apro gli occhi sbadigliando. Kris sta dormendo sul divano e sotto il mio sedere avverto una vibrazione. Ci metto un po' prima di comprendere che è un telefono che suona. Mi sposto e prendo in mano l'i-Phone di Kris. 

Sul display compare: Fratellone

Deglutisco più volte e ci penso un paio di secondi prima di rispondere, poi sfioro lo schermo come per accettare la chiamata e porto il telefono all'orecchio. 

«Cristo santo! Sono due ore che provo a chiamarti e non mi rispondi! Ma dove diavolo sei?» La voce di Brady sembra nervosa, ma lascia ad intendere quella preoccupazione che ha sempre nei suoi confronti.
«Veramente Kris si è addormentata sul mio divano» dico con voce tremante. 
Trascorrono dieci secondi di silenzio.
«Emily passami mia sorella» ha riconosciuto la mia voce.
«Mi dispiace svegliarla, davvero... è sempre stanca.» La osservo mentre stringe il cuscino e dorme beatamente. 
Lo sento sbuffare dall'altro lato. «Okay, perfetto» riattacca senza neanche salutare e mi si stringe lo stomaco. 
Ricomincio a respirare regolarmente e lascio il cellulare sul tavolinetto di fronte. Poggio i gomiti sulle ginocchia e mi sorreggo la testa. Vorrei farla scoppiare, magari fuoriuscirebbe qualcosa di buono.

Mi alzo avanzando verso la cucina. Preparo qualcosa di caldo da bere e dopo dieci minuti mi riposiziono sul divano a berla. Improvvisamente sento gli occhi riempirsi di lacrime. Non riesco a trattenermi, ma cerco di rimanere silenziosa e di non singhiozzare per non svegliare Kris. Non voglio che mi veda in questo stato. 
Nascondo gli occhi con una mano e cerco in qualche modo di calmarmi, ma quando sento qualcuno che bussa alla porta mi metto subito in piedi. Asciugo le lacrime, senza preoccuparmi degli occhi rossi e gonfi. Fortuna che non ho neanche un filo di trucco. 
Il mio abbigliamento sembra quello di una povera zitella, con i gatti in casa. Peccato che quelli non ci siano, mi avrebbero tenuto compagnia nei giorni cupi come questi. 

Apro la porta e Brady è esattamente di fronte a me. Si sorregge con la mano dallo stipite tenendo teso e fermo il braccio. 
Bagna con la lingua le labbra e sospira, «la svegli per favore?»
«Puoi entrare e farlo tu» gli faccio spazio per passare. 
Non sembra indugiare, così cammina al mio fianco sfiorandomi il ventre con il braccio.

Arrivato in salotto, accenna un sorriso osservando la sorella. Scosta una ciocca di capelli dal suo viso e si abbassa a sussurrarle qualcosa all'orecchio. 
Li osservo silenziosa con le braccia incrociate al petto. 
Lei spalanca gli occhi, si guarda intorno ed è spaventata. 
«Oddio...» sbadiglia. «Che ora è?» Stira le braccia.
«L'ora di andare a casa...imbrogliona.» Commenta lui. 
Kris mi rivolge un'occhiata, «sì, andiamo.» Sposta la coperta dalle gambe e si alza dal divano. Indossa il cappotto e dopo aver preso la borsa si avvia verso l'uscita seguita da Brady. Io li accompagno fino alla porta, poi dopo aver salutato Kris, rimango immobile ad osservare Brady. 

Boccheggia. Sembra che voglia dire qualcosa. Apre la portiera dell'auto mentre continua a guardarmi negli occhi. Alza la mano come per salutare e salta su. Proprio quando mette in moto  e parte scendo veloce gli scalini.
«Brady!» Esclamo, ma non faccio in tempo. La sua Porsche è già sfrecciata via. 

Arrivo sempre dopo a far qualsiasi cosa. 



Rientro in casa e piango tutte le lacrime che mi sono rimaste. 
Rimango immobile poggiata al muro e piano piano mi sento cedere, fino a scivolare a terra. 

Sento crollare tutto senza il mio Brady. 


La notte trascorre veloce. Al mio risveglio Noah è già andato via. Lascia  un biglietto sul comodino con su scritto
 

 "Ho preparato un dolce, è nel forno. A più tardi. 
Ps: quando dormi sei ancora più bella."


Faccio colazione con una tazza di caffè. Non ho proprio voglia di mangiare. Anche il solo odore di dolce è nauseante. Ho un dolore lancinante al capo, da non riuscire a tenere gli occhi aperti. Questi mi pizzicano ancora e mi sento persino priva di forze. 
Insomma il mio aspetto esteriore ed interiore non è dei migliori. 

Prendo fra le mani il mio telefono e scorgo tra i vari messaggi quello di Grace.

"Emily ho avuto un incidente con Josh... sono in ospedale. Non dire niente alla mamma ti prego!"

Quasi cado dalla sedia a dondolo leggendo quelle parole. Corro di sopra ed indosso un jeans, un maglione ed un paio di stivaletti. Do una sciacquata al viso, ancora frastornato dalla sera prima e corro fuori casa con le chiavi dell'auto in mano. 
Non potrei guidare. I medici me l'hanno impedito, se non prima finisco la riabilitazione, ma è una questione troppo importante per lasciar correre. 

Sfreccio per strada ed arrivo in ospedale in pochissimo tempo. Le infermiere mi indicano la stanza di Grace e quando salgo in ascensore mi sento quasi morire. 
Dalla finestra di fuori intravedo Brady che le parla, mentre lei ha una gamba alzata ingessata ed il collare. Senza chiedere il permesso apro la porta ed entro. 
Brady si volta a fissarmi e sospira. 

«Non potresti entrare» dice lui scuotendo il capo. 
«Me ne infischio di ciò che è giusto o sbagliato... che cosa è successo?» Mi avvicino a Grace e le accarezzo il volto. 
«E' tutto okay... ho solo avuto il colpo di frusta ed una gamba rotta.» Sogghigna lei. «La cosa positiva è che almeno ho baciato Josh.»
Sgrano gli occhi e avrei quasi voglia di strozzarla, «Grace hai appena avuto un incidente e pensi a questa cazzate?» 
Lei sbuffa e rotea gli occhi incrociando quelli di Brady che rimane sempre serio. 
«Per favore glielo dici anche tu che sto bene?» Gli domanda con fare antipatico, mentre lui annuisce. 
«Sta bene tutto sommato» schiarisce la voce ed incrocia le braccia al petto. «Deve rimanere qui qualche giorno, perché vogliamo esser certi che sia tutto apposto. » Spiega severo. 
Mi massaggio le tempie socchiudendo le palpebre. Quando riapro gli occhi mi gira tutto. 
Mi sorreggo dal lettino, mentre sento fischiare le orecchie, la vista si appanna, le gambe sembra vogliano cedere fin quando non vedo più niente. 

Al mio risveglio sono su un lettino d'ospedale, in una stanza isolata. Brady è di fronte a me. 
«Che cosa è successo?» Dico con voce rauca. 
Lui si distanzia e sospira, «hai avuto un calo di zuccheri. Da quanto tempo non mangi?» Con una luce mi controlla gli occhi. «Hai un aspetto orribile.» Dice sincero e non lascia trapelare neanche un filo di sensibilità. 
Mi metto a sedere sul letto e lo guardo, mentre lui mi porge un bicchiere d'acqua. 
«Devi mangiare» ribadisce. 
Poggio il bicchiere sul comodino accanto e prendo un respiro profondo. «Non ho fame ultimamente» ammetto. 
«Fattela venire allora» decreta. «Ti faccio prescrivere degli integratori, ma li devi prendere ogni giorno!» Mi punta un dito contro. 
«Okay, dottore.» Scrollo le spalle. «E' così che devo chiamarti da ora in poi no? O sono troppo formale?»  Chiedo con un filo di voce. 
Lui incrocia le braccia al petto mettendo in mostra i suoi bicipiti. Assottiglia lo sguardo ed aggrotta la fronte. «Chiamami come ti pare.»
«Giusto...» mormoro. Mi alzo dal letto ed indosso nuovamente il cappotto. «Buona vita a te e...» faccio una pausa e caccio via le lacrime, «Kaitlyn.» 
Lui mi fissa accigliato, mentre io gli do le spalle per uscire. 
«Che ne sai di Kaitlyn?... Kris?» Sembra infastidito all'idea che io sappia qualcosa della sua vita sentimentale. 
Mi blocco. Giro il capo lentamente e lo guardo. 
«La tua ragazza ha coraggio da vendere» commento. 
Si avvicina e mi blocca il braccio con una presa decisa. «Hai parlato con lei? Perché? Che vuoi ancora dalla mia vita?» Aumenta ad ogni domanda il tono di voce. Sembra esausto. 
Scuoto il capo e continuo a guardarlo negli occhi. «E' stata lei a chiamarmi... ma ho recepito bene il messaggio. Farò di tutto per non intralciare più la tua vita. Te lo prometto. Emily Stewart non esiste più per te.» Vorrei piangere, sfogarmi e poi abbracciarlo, perché è la cosa di cui avrei più bisogno, ma lui non fa un minimo passo per mutare la situazione. 
«Emily Stewart fa parte del mio passato.» Marca ogni parola. 
«Ricevuto» strizzo gli occhi, mentre il nodo alla gola mi impedisce di dire altro. 
Una lacrima mi scivola giù per le guance. Apro gli occhi e dopo averlo fissato per l'ultima volta, dopo aver notato il suo sguardo perso e serio, scappo via.

Emily Stewart dovrà rimettersi in piedi, cacciare via il passato, eliminare il superfluo e ricominciare da zero. 


Angolo autrice.

Buonasera a tutti! Stavolta ho aggiornato velocemente, ce l'ho fatta!
Comunque spero vi sia piaciuto. A presto, baci

Il passato non è mai passato.Where stories live. Discover now