Capitolo 11.

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Capitolo 11.
 


 POV BRANDON.

Esco di casa velocemente, salto gli scalini, visto l’enorme ritardo che farò in clinica.
Ho passato tutta la notte con Emily, in un bar fuori città e sono rientrato in mattinata.
Avrò all’incirca tre ore di sonno, ma non m’importa. Era da tanto che non trascorrevo nottate come quella, mi era mancato.
 
Emily adesso mi chiama “Brady”. Ho provato a chiederle più volte come le fosse venuto in mente, lei dice solo che è un diminutivo perfetto. Alle volte sono pessimista e mi continuo a ripetere che è tutto inutile, mi faccio prendere dallo sconforto e perdo tutta la vitalità che ho per farle riemergere i suoi ricordi; altre volte sono energico, iperattivo e riesco a pensare positivo anche quando tutto mi dice di lasciar perdere.
Emily è sempre stata una ragazza…una donna complicata e adesso lo è ancor di più. Probabilmente sta facendo emergere un altro lato sconosciuto di me stesso. Riesco a conciliare il lavoro con le uscite in sua compagnia e riesco a fare bene sia l’uno che l’altro. Ormai è da una settimana che va avanti questa storia e fortunatamente quando decido di mollare, di lasciare l’ancora, qualcosa me lo impedisce. Saranno i suoi occhi? Sarà il suo sorriso che esplode sul suo viso? Sarà la sua voce che mi risuona nell’orecchio come una dolce melodia?

Arrivato in studio, ricevo scattante tre pazienti. Oggi sono più paziente del solito. Le signore anziane che fingono di essersi fratturate un arto, non mi infastidiscono poi così tanto, anche se in realtà perdo solo tempo, ma sono così care e dolci quando mi ripetono che uomo eccezionale, carismatico e brillante io sia. Non mi capita spesso di sentirmelo dire, ma quelle giovincelle di età avanzata mi fanno sorridere ogni volta che le vedo entrare dalla mia porta. Sono piene di vita quando mi vedono e non perdono occasione per sculacciarmi o in qualche modo stritolarmi le guance.
Ah, le donne! Indomabili creature dall’animo fragile e sensibile.


«Felton, può andare prima oggi… il suo turno finisce qui» il primario mi da una pacca sulla spalla e corre in sala d’attesa.
Colgo al volo l’invito, torno in studio, sfilo il camice velocemente ed indosso il giubbotto e la sciarpa di lana nera a righe grigie. Saluto l’infermiera di turno e alcuni del personale che incontro avanzando verso l’uscita e finalmente, alla fine, mi ritrovo fuori.
Sfilo il cellulare dalla tasca del giubbotto e dalle chiamate rapide clicco subito su “Bro”. 
Attendo qualche secondo poggiato ad un palo del marciapiede e alla fine si decide a rispondere.
«Chi è?»
«Il lupo mannaro» dico con sarcasmo grattandomi il capo. «Dove sei? Esci da quel letto e mangiamoci un panino al bar» ordino.
Lo sento mugugnare di sottofondo.
«Ti aspetto fra cinque minuti al solito tavolo, non tardare che non te lo offro sennò.» Scoppio a ridere.
«Sto arrivando, giuro… massimo sette minuti o otto, ma aspettami!» Dice frettolosamente.
Quando si parla di mangiare è sempre attivo e disponibile.

Mi dirigo verso l’entrata del bar e ricerco con lo sguardo il tavolo dov’è solito sederci, ma noto con disappunto che è occupato. Quando,però, riconosco la chioma piena di boccoli ondeggianti castani di Emily sorrido e mi accorgo che è in compagnia di mia sorella.  Cammino lentamente, ma con passo decido ed arrivato lì di fronte mimo a Kris di stare zitta e poggio i palmi delle mani sulle palpebre di Emily. Lei sussulta subito e comincia ad agitarsi. Con le sue mani tocca le mie delicatamente e sorride. Poi prende un lungo respiro.
«Brady» sussurra.
Lascio libero il suo viso e mi siedo al suo fianco sorridendole.
«Come mi hai riconosciuto?» Chiedo curioso e speranzoso.
Lei alza le spalle, accenna una smorfia con le labbra «il tuo profumo» dice tranquilla.
Scambio un breve sguardo con mia sorella compiaciuto e sorrido senza parlare.
«Ordini qualcosa?» La cameriera in minigonna super aderente si avvicina al tavolo mettendo in mostra le sue simmetriche e lunghe gambe bianco latte, è impossibile non guardarle e mi fissa maliziosa.
«Aspetto un amico» schiaccio un occhio e lei con un sorriso si dilegua.
Mi accorgo dello sguardo assassino di Kris e così mi volto a guardarla, mentre Emily è confusa, ma decisamente curiosa.
«Perché fai il cretino con quella gatta morta?» Chiede schifata lasciando la cannuccia con la quale sorseggiava la sua cioccolata calda.
Scoppio a ridere comprendo le labbra con una mano e con la coda dell’occhio osservo Emily.
«Sono grande e vaccinato, posso guardare e stuzzicare chi voglio» sto solo cercando di innescare una reazione in Emily che a quanto pare fa come se non avesse capito nulla. Ecco, questi sono i momenti in cui mi chiedo che cavolo io stia facendo, visto che non ho nessun risultato.
«Lei non ti piace… è ovvio… a me pare che lo fai solo apposta.» Quando sento la voce di Emily uscire dalle sue bellissime e carnose labbra mi ipnotizzo. Ha parlato!
La fisso curioso e ansioso di sapere cos’ha da dire.
«C’è qualcuno che ti piace qui dentro e stai cercando di infastidirla? Perché se così fosse, Brady… ciò che odia terribilmente una donna è un coglione che finge di provare interesse per un’altra, solo per farle un dispetto.» Il suo tono è pacato e quasi m’incanta.
La Emily di qualche mese prima mi avrebbe mangiato vivo, strappandomi la pelle dal corpo a morsi.
«Bè, potrebbe esserci una donna che qui dentro mi interessa, ma non è il caso che glielo dica» dico allusivo. Proprio in quell’istante spunta all’entrata Marcus. Quando ci nota accenna un saluto con la mano e si avvicina, lasciando una scia della sua colonia.
«Oh, l’addormentato» mormora Kris senza guardarlo.
«Il bel… addormentato» la corregge lui sedendosi di fronte a me con malizia.
«Possiamo ordinare ‘sti panini?» Domando interrompendo i loro sguardi ammiccanti.
Si risveglia subito dal sonno profondo, «certamente!» Esclama. «Paghi tu no?»
Annuisco roteando gli occhi e con un sorriso famelico richiamo la sexy cameriera.
Ordiniamo due panini farciti di hamburger, patatine e varie salse, suscitando lo sconforto di mia sorella e lo stupore di Emily.
«Quello che devi ricordare di Brady… Emily… è che è una buonissima forchetta.» Dice Kris.
Io approvo senza dire una parola.
Attendiamo una decina di minuti, fin quando i vassoi arrivano al tavolo. Divoro il panino come se fossi affamato e propongo un morso sia a mia sorella che ad Emily. Solo quest’ultima accetta e dopo svariati morsi, decido di cederlo direttamente a lei, per finirlo.  Marcus mi fissa stupito dal gesto. Fin da piccoli quei panini accompagnavano i nostri pomeriggi e non cedevamo mai nulla a nessuno, quando si trattava di cibo, al massimo dividevamo. In quel caso, invece, era Emily la diretta interessata… ma se io fossi capace di donargli completamente me stesso, come non riuscirei a cederle un panino?


Trascorriamo lì un’intera ora. Poi dopo aver pagato il tutto, mi dirigo fuori accompagnato dagli altri tre. Kris monta in auto proponendo ad Emily di farle vedere Lux, ma lei preferisce fare un salto a casa per riposare. Marcus, invece, scompare dietro ad una rossa mozzafiato a cui sta chiedendo finte indicazioni stradali. Idiota.
A quel punto rimaniamo solo io e  lei. La fisso senza dire una parola.
«Suppongo sia tu ad accompagnarmi a casa» sorride.
«Ti accompagnerei anche sulla Luna… Emily Stewart» dichiaro apertamente.
Lei diventa paonazza ed abbassa lo sguardo. Le apro la portiera dell’auto e lei si siede velocemente. Poi monto al volante e parto.
Per tutto il tragitto è la radio a tenerci compagnia con le note di  It’s My Life di Bon Jovi.
Lei canticchia ed io mi allieto con la sua voce melodica. Poi si accorge che per un secondo la sto fissando e lo fa anche lei.
«Rischi di sbandare o direttamente di investire… se non guardi la strada» sussurra.
Sono più attento a fissare le sue cosce seminude coperte da una calza color carne velata.
«Hai ragione.» Dico deglutendo rumorosamente. Mi fa andare su di giri, ma ancor di più impazzisco sapendo che non posso sfiorarla con un dito, perché mi potrebbe respingere o addirittura schiaffeggiare e… non è bella una sberla della Stewart.

Quando arriviamo di fronte casa sua, si volta a bocca aperta e mi fissa.
«Mi hai davvero portato a casa?» Sogghigna. Mi sento quasi uno stupido e cerco di capire cosa voglia fare. «Pensavo mi avessi portato a conoscere una parte del mio passato…» sussurra decisa.
Mi sento esplodere dentro e senza dire mezza parola, rimetto in moto e parto accelerando. Lei scoppia a ridere e non la smette. In quel preciso istante rivivo i momenti in cui ero al suo fianco e in cui la sentivo ridere a crepapelle. Quella sua risata che ti fa scoppiare il cuore di gioia e spensieratezza. La Mia Stewart.

Pochi isolati dopo, parcheggio. Lei si guarda in giro e nota il cancello del cimitero.
«Voglio fare una piccola e breve premessa» esordisco, «ti sto regalando un ricordo orribile della mia vita, un ricordo che farebbe male anche a te, lo so… ma ovviamente, fa parte di me, di noi, di ciò che eravamo… ed io ho bisogno che tu lo sappia, se non puoi ricordare.»
Lei sembra quasi impaurita, ma non si lascia prendere dallo sconforto ed esce dall’auto per prima. Percorre un vialetto al mio fianco ed involontariamente le nostre mani si congiungono. Le mie dita si intrecciano alle sue e il mio cuore cessa di battere per qualche secondo.
Lei si guarda un po’ in giro, poi mi guida di fronte alla lapide di Tom. I fiori sono freschi ed emanano un profumo piuttosto gradevole.
«Thomas Felton» sussurra lei, stringendomi ancora la mano. «Il tuo gemello.»
«Te lo ricordi?» Dico basito.
Lei annuisce. «Sì, ma non volevo dirtelo… è un pensiero che mi è passato per mente qualche giorno fa. Stavo guardando delle foto ed ho trovato una foto con lui e subito ho collegato… il funerale, la sua morte… ed è stato il momento più brutto che abbia mai vissuto. Ricordare, di nuovo, qualcosa che mi corrode ancora dentro.» Le sue parole sono quasi rassicuranti per me. Vuol dire che non è tutto inutile, allora.
«E’ assurdo il fatto che tu non riesca a ricordarti di me, di ciò che eravamo e di ciò che avevamo solo noi due…» mi demoralizzo per qualche secondo accovacciandomi sulla lapide. Lascio un bacio ed accarezzo le lettere del suo nome rialzate.
«Non ti ho detto neanche che mi ricordo della nostra prima volta…» sussurra. Ritorno alzato e mi posiziono di fronte a lei. «Ho trovato un post-it, conservato nel mio diario e diceva “la prima volta con Brady… credo di amarlo”.»
Rabbrividisco e non riesco più a parlare.
«Brady non so quanto ci vorrà per conoscere per filo e per segno tutta la mia, la nostra storia… e non so se ricorderò tutto, quello che so è che non finirò mai di ringraziarti per tutto quello che stai facendo adesso per me e… magari per quello che hai fatto negli ultimi anni o mesi. » Dice accarezzandomi il volto.
Socchiudo le palpebre e respiro profondamente.
Non ho intenzione di parlare. Non ci sono parole per descrivere il mio stato d’animo al momento. Come lei, mi sento quasi svuotato. Eccolo lì, uno di quei momenti in cui la mia speranza cede… ma poi le sue mani stringono le mie ed io mi sento quasi sollevato.
Emily Stewart sa annientarmi e salvarmi in pochi secondi. Stravolge la mia vita e ne fa sempre ciò che vuole. Mi sento dipendere completamente da lei e non so mai se sia una cosa positiva o negativa.

Quando la riporto a casa è quasi sera. Il sole non è tramontato del tutto ed rossore si sbiadisce con l’azzurro del cielo.
«Dovresti scendere» mormoro con voce rauca tenendo lo sguardo fisso sulla strada.
Non risponde. A quel punto mi volto a guardarla ed osservo i suoi occhi lucidi, come se stesse trattenendo le lacrime.
«Che succede? Ti senti male?» La scuoto delicatamente, ma lei non ha intenzione di guardarmi. Mi preoccupo.
Scuote il capo, «non sono sicura di continuare a vivere con la consapevolezza che la gente che mi sta intorno è gente che tenga a me ed io non riesco a provare a pieno le stesse sensazioni ed emozioni. Mi sento vuota.» Singhiozza.
Le accarezzo il capo e l’avvicino a me, facendole appoggiare il capo sul mio petto.
Il mio cuore batte all’impazzata, non perché sia spaventato o altro, ma perché mi mancava stringerla fra le mie braccia.
«Puoi farcela…» le sussurro «esiste l’Emily combattiva da qualche parte dentro di te, devi solo farla emergere… con un po’ di volontà, sono sicuro che riuscirai a ricordare» queste parole dovrebbero esser convincenti anche per me, oltre per lei.
Si alza e finalmente incrocio il suo sguardo. «Grazie» detto ciò, apre lo sportello dell’auto e dopo un ultimo sguardo s’incammina verso casa. La osservo mentre apre il portone e senza più voltarsi entra.


POV EMILY.


Sono trascorsi tre giorni. Il medico dice che ci sono dei miglioramenti. Finalmente ricordo la mia famiglia, con l’aiuto di foto, video e racconti, i ricordi anche se brevi e distaccati, stanno riaffiorando. Brady è partito due giorni fa per un convegno di lavoro ed io trascorro più tempo con Noah. La sua compagnia non mi dispiace, anche se non ho ricordato ancora molto.
Oggi mi porterà in barca, anche se io odio la pesca. Forse non gliel’avevo mai detto quando stavamo insieme.

«Sei pronta?» Chiede fissandomi sul ciglio della porta.
Mia madre lo fissa disgustata… e non capisco ancora il perché. Nathan ed Hanna non mettono piede in casa da giorni, ormai. Mi hanno invitata un paio di volte alla loro per pranzo o cena, ma non mi sono mai sbilanciata nel domandare cosa sia accaduto.
Porto in spalla una borsa con dentro telo, occhiali da sole e varie cianfrusaglie ed esco di casa. Noah mi prende dalla vita attirandomi a sé, non faccio niente per impedirglielo, probabilmente era solito farlo prima dell’incidente e non sarà facile per lui stravolgere la quotidianità.
Apre la portiera dell’auto e mi siedo. Fa un giro da dietro veloce e finalmente sale anche lui. Mi sorride, mette in moto e partiamo. Accende lo stereo e canta a squarcia gola una canzone che non avevo mai sentito prima d’ora.
Mi sento un po’ spaesata, così prendo dalla borsa l’iPhone ed inviò un messaggio a Kris.

Siamo sicuri che non è un maniaco? Dico… non è che una volta arrivati al lago, mi getta di sotto?

Ovviamente sono ironica e Kris non si risparmia.

Per qualsiasi cosa Super Kris è disponibile. Se ci sono problemi chiama, digita un messaggio, mandami una colomba con un bigliettino… sappi che arriverò in un nano secondo… anche se questa pesta oggi mi sta facendo davvero uscire pazza! Non la smette di urlare, la tata non ha intenzione di venire perché è esausta, Marcus è a scuola… io non so proprio come fare!!

Scoppio a ridere leggendo il messaggio e suscito la curiosità di Noah, che seppur guidando, si sporge per sbirciare.

«Che succede?» Chiede.
«E’ solo… Kris» mi schiarisco la voce.

Pochi minuti dopo mi trema la coscia, dove era appoggiato il telefono. Osservo il display e scopro un messaggio di Brady. Sorrido ed apro tranquillamente.

Ehi bella fanciulla… come te la passi?

Mi prendo qualche secondo prima di rispondere. Mi sento strana. Un peso sullo stomaco mi impedisce quasi di respirare perfettamente. Mi tremano le mani ed il cuore batte più veloce del solito e del dovuto.

Noah mi sta portando a pesca… tu… come stai?

Riesco a scrivere solo quelle poche parole, premo invio e aspetto una sua risposta.
Noah, nel frattempo mi fissa, si è sicuramente accorto della mia agitazione irrazionale.
«E’ tutto okay, Emily?» Assottiglia lo sguardo ed aggrotta la fronte.
Annuisco e nello stesso momento mi accorgo che Brady ha risposto.

Ah….
Io al momento sono in una stanza d’albergo…sto aspettando la colazione. 


Rimango accigliata e perplessa. Mi pongo una serie di domande inspiegabili, ma rimango silenziosa ed immobile.

Suppongo ci sia con te una bella ragazza…

Risponde subito.

Sei libera di crederlo.

Ripongo il cellulare nel taschino della borsa e non rispondo.
Socchiudo le palpebre e poggio il capo sul sedile.

«Emily, Emily…» riapro gli occhi ed osservo subito l’orario, sono passate due ore. «Siamo arrivati» ghigna.

Posteggia l’auto ed io scendo. Testo il terreno umido e mi ritrovo di fronte un immenso lago. Ho quasi paura!
La mano calda di Noah mi si posa sulla schiena e mi guida silenzioso verso una barchetta a remi posta affianco ad un albero.
«Dai, salta su..» ridacchia.
Accenno una risata e prima di mettere un piede dentro, appoggio la borsa. Poi entro delicatamente e lentamente. La barca barcolla per qualche secondo e poi con la mano ferma di Noah, torna stabile.
Mi siedo ed aspetto che la spinga verso l’acqua e  che salga anche lui.
Mi passa per mente persino la stramba idea che mi lasci sola lì sopra e mi abbandoni. Morirei più di spavento, anziché di fame o di sete. Quando però lo vedo sedersi, ritorno serena.

Trascorro i primi dieci minuti osservandolo, poi mi cimento anch’io.
«Ecco… tira.. adesso tira» ride lui.
Faccio come dice, ma quando sento di aver acchiappato qualcosa me la lascio sfuggire. A quel mi rimetto a sedere sorridente e spensierata. Per pochi minuti sento solo il rumore degli alberi, le foglie che si muovono a causa del vento… respiro profondamente ed inalo il profumo della natura.
Avvicino, poi, la borsa a me e tiro fuori il cellulare. Lo accendo e trovo due messaggi di Brady.

Spero ti stia divertendo…



Torno a casa in serata, se ti liberi ti porto in un posto…


Sposto velocemente lo sguardo su Noah che, divertito ed appassionato, sta cercando di pescare un pesce e colgo l’occasione per rispondere.

Sono stanca… ma vengo!

Aspetto qualche minuto e poi arriva la sua risposta.

Ecco la Emily che conosco! Ti passo a prendere alle nove…  se puoi, evita di farmi incontrare con quel tuo… Noah.

Noah si volta per farmi notare il pesce che è riuscito a pescare ed io nascondo il cellulare fra le gambe. Gli sorrido forzatamente e furtivamente riposo l’aggeggio dentro la borsa.

Mi sento come emozionata. Non capisco bene il perché, ma dentro di me mi sento diversa, giorno per giorno. Provo qualcosa che assomiglia all’amore, qualcosa che mi spinge ad esser attratta da quell’uomo meraviglioso. Perché lo è, lo è sul serio.
Per la prima volta dopo settimane mi sto sentendo vicina a qualcosa di familiare, qualcosa che ricordo vagamente…

Cosa provavo per lui?

Il desiderio di scoprirlo è talmente forte da struggermi il fegato, ma il mio cuore forse… conosce già la risposta.


Angolo autrice.

Salve a tutti! Non aggiorno da più di due mesi, lo so... ma ho avuti problemi e di conseguenza non riuscivo proprio mentalmente a concentrarmi nella scrittura. Ogni volta che aprivo Word e mi promettevo di buttare giù due idee, non ci riuscivo.. mi bloccavo ed ero costretta a chiudere. Fortunatamente è passato, diciamo... e sono tornata. Spero di aggiornare constantemente, anche se con la scuola sono un po' incasinata. Sappiate che se non dovessi pubblicare non è perchè ho deciso di abbandonare la storia e di lasciarla incompleta... ma per qualche problema personale. 
Vi mando tanti baci e ringrazio sempre tutti! :) 

Il passato non è mai passato.Where stories live. Discover now