Capitolo 9.

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Capitolo 9.

 


Sei anni prima…

«Brady… hai preso tutto?» lo osservo mentre posiziona nel cofano dell’auto le valige. Sono posizionata sul ciglio della sua casa, poggiata sullo stipite.
Marcus e Kris si stanno sbaciucchiando dentro, sul divano. Sono così belli e stupidi insieme. Mi volto a guardarli e lui le sta facendo per la millesima volta il solletico. Kris ride e non riesce a respirare e reagire. Io, invece, non riesco a deglutire se penso che Brady sta partendo per il college.
Per quanto tempo non lo vedrò? Quanto passerà prima che lo rivedrò ancora?
E’ inutile sperare. E’ inutile prospettarci nel futuro. Per noi non ci sarà mai.
Ha bisogno del suo tempo, del suo spazio… ha bisogno di essere ciò che desidera essere, ma senza di me.
Non ho il coraggio di espormi. Per lui è tutto così semplice!
«Kris, Marcus!» Esclama sfregando i palmi della mano, poi si stira le braccia mettendo in mostra i suoi muscoli scolpiti. «Stronzi, venite o no a salutarmi?» Continua.
Poi avanza verso di me e mi stringe a sé. Forse lo sa anche lui che tutto diventerà complicato. E’ da un mese circa che cerco di parlare di ciò.
Lui dice sempre “Emily c’è tempo per pensarci… quando arriverà il giorno vedremo.” Persino la sera prima non mi ha dato l’opportunità di dire ciò che penso a riguardo. Lo conosco. Non ha il coraggio di dirmi addio.
Stringo le mie braccia intorno al suo collo. I nostri corpi combaciano alla perfezione, riesco persino a sentire il suo battito accelerare gradualmente. Ha il respiro affannato e lo sento ansimare.
«Promettimi che non ti scorderai di me» sussurra fra i miei capelli.
Le lacrime mi rigano il volto, non riesco a smettere, non riesco a parlare. Così annuisco nascondendo il viso nell’incavo tra la spalla e il suo collo.
La sua mano mi accarezza il capo, «piccola, non posso sentirti piangere» mormora con voce rauca. «Ti giuro che rimarrai per sempre mia, te lo giuro.» Si distanzia di qualche centimetro, mi alza il capo con entrambe le mani e mi guarda negli occhi.
Accenna un sorriso sghembo e mi asciuga le lacrime.
«Non devi, non ce n’è bisogno» aggiunge.
«Sapevi che sarebbe andata a finire così… perché non mi hai dato l’opportunità di farlo prima… ? Sarebbe stato più semplice» singhiozzo.
Mi sorregge il capo. «Perché non avevo bisogno di vivere quei giorni con angoscia e malinconia, avevo solo bisogno di te… senza interruzioni, senza nessun’altro o qualcos’altro. Sapevo che sarebbe arrivato… ed è giusto così…» sospira alzando gli occhi al cielo. «Tu seguirai la tua strada ed io la mia… se mai… un giorno saremo destinati ad incontrarci, ricordati queste parole: ti amo.» Conclude lasciandomi un bacio in fronte.
«Finiti i saluti sdolcinati?» Borbotta Marcus da dietro. Poi gli corre incontro abbracciandolo.
«Ti vengo a trovare appena posso, tanto non siamo distanti…» sogghigna l’amico.
«Certo, ci conto» sorride Brady.
Kris avanza lenta con le braccia incrociate al petto e lo fissa malinconica.
«E’ arrivato» accenna una smorfia con le labbra e abbassa lo sguardo.
Brady le va incontro abbracciandola forte e le sussurra qualcosa all’orecchio. Kris scoppia a ridere, ma poi torna seria stringendolo a sé.

Infine il caro Felton fa un passo indietro, scende gli scalini e si avvia verso l’auto. Apre lo sportello e mi fissa.
Come tutte le favole questa non può non finire con un bacio. La nostra è un po’ diversa.
Il bacio non sistemerà nulla. Il bacio mi ricorderà per sempre chi sono stata con lui.
Così corro giù per le scale, lui ride e mi fa scoppiare il cuore. Apre le braccia e mi accoglie prendendomi in braccio. Avvolgo le gambe intorno alla sua vita e congiungo la mia bocca alla sua. Dischiudo le labbra ed incontro la sua lingua. Poi mi lascio coccolare dai suoi baci leggeri sulla guancia e sul collo, ma quando mi rimette a terra, so già che è finito tutto.

Monta in auto e mette in moto osservandomi dallo specchietto. Socchiude le palpebre, prende un lungo sospiro e mi mima un ti amo con le labbra. Non ho il tempo di rispondere che lui è già partito.

Brandon Felton odia gli addii, ma io avevo bisogno di dirglielo. Avevo bisogno di dirgli “ti amo”, perché so già che non potrà ricapitare più. 




POV EMILY.


Io e Noah abbiamo litigato per la millesima volta da quando sono tornata dalla breve vacanza in montagna. Lui è uscito sbattendo la porta ed io sussultando. Non ho il coraggio di dirgli del bacio con Brady e sono troppo fredda con lui. Fingo di avercela con lui per ciò che ha detto a Brady, ma in realtà quell’incazzatura viene sorpassata a gara dalla mia rabbia nei miei confronti.
Mi raggomitolo sul divano con il plaid avvolto alle gambe. E’ terribile essere indisposti durante un periodo come questo, mi rende più vulnerabile e nevrotica del solito.
Mi sono presa persino un giorno di malattia da scuola, non ce la faccio proprio. Non posso insegnare come una mummia cadaverica.

Quando sento il campanello suonare mi lamento e controvoglia vado ad aprire.
Kris è tutta inzuppata davanti alla porta con un vassoio tra le mani. Fuori diluvia e la faccio entrare subito.

«Scusa l’improvvisata, ma volevo stare con la mia migliore amica davanti ad un vassoio di dolci caldi e al calduccio» sorride.
L’abbraccio e la invito a sedersi al mio fianco porgendole l’altra copertina.
Lei si spoglia degli stivaletti con il tacco e li poggia sul tappeto di fronte a noi, per poi posizionandosi sul divano.
«Come stai? Tutto okay?» Aggrotta la fronte. «Hai una faccia» commenta stralunata.
«Tu come stai?» Controbatto.
L’indomani dell’accaduto aveva fatto finta di niente. Era salita silenziosa in auto come se non fosse accaduto nulla. Marcus, invece, sembrava così furioso da farmi paura. Era partito senza neanche salutarci. Aveva dato dei brevissimi baci in guancia a Sam, Jenny e Daniel ed era scappato. Ciò che mi consola è che almeno lei non se la sia presa con me. Non era mia intenzione.
«Ho provato a chiamarlo un centinaio di volte… ma niente» per la prima volta dice la verità senza giri di parole o senza farsi pregare. Ne avrà davvero bisogno. «Io non so che fare… vorrei solo spiegargli che mi dispiace»  apre lo scatolo e addenta un pasticcino.
«Vedrai che Marcus capirà… non c’è cosa più bella di un figlio, non importa quando arriva.»  Le sorrido dolcemente. «Lux è una bambina splendida e lui l’amerà incondizionatamente come se la conoscesse da sempre» aggiungo.
«Lo spero» sospira accennando un sorriso. «Hai sentito Brady?» Domanda qualche minuto dopo.
Scuoto il capo lentamente.
«Io l’ho visto uscire stamattina… non ha fatto colazione e andava di corsa. Sembrava strano.» Riflette.
La fisso. «Pensi qualcosa di losco?» Ridacchio.
«Non so… è da ieri notte che riceve messaggi e risponde di fretta. E’ nervoso, non parla, mangia poco…» continua Kris.
Quasi mi preoccupo, ma non riesco a trovare un motivo adatto per questo suo comportamento.
«Boh, sarà per il lavoro» accenna un mezzo sorriso, «o magari sono scappati entrambi dalla mia vista perché già non ne possono più.»
Le accarezzo una spalla trovandola in difficoltà. «Tranquilla, le cose si risolveranno.» La consolo, ma qualcuno dovrebbe fare lo stesso con me.

Improvvisamente il telefono vibra e noto che è Noah. Rispondo.

«Dimmi.»
«Mia madre ci ha invitati a pranzo da lei» dice con tono severo.
«Buon pranzo… io non ho fame» rispondo fredda.
«Possiamo smetterla di comportarci come due bambini?»
«NO» alzo il tono di voce e Kris sussulta.
«Ti aspetto da mia madre fra due ore…»
«Lo faccio solo per i tuoi genitori e per tua sorella… perché tu sei proprio uno stronzo» sbotto staccando subito la chiamata.

Kris rimane interrotta per qualche secondo, poi parla.
«Perché scarichi la tua rabbia su di lui?»
«Ha letto il mio diario, sa di Tom… e ne ha parlato male con Brady» non avrei voluto dirlo, adesso lo odierà a vita.
Sbianca subito. Non lo nomina mai. «Il mio Tom?» La sua voce vibra leggera. «Che motivo ha di nominare mio fratello?» Il suo tono è aggressivo.
«Credo che l’abbia fatto solo per attaccare la parte più intima e profonda di Brady» annuisco abbassando lo sguardo. Mi vergogno per ciò che ha fatto.
Kris tira su con il naso, ha ancora lo sguardo perso. «E’ solo per questo… quindi?» Chiede.
La fisso corrugando la fronte. «Come la prenderesti se ti dicessi che ho baciato tuo fratello?» Il cuore mi sbalza dal petto e sento il mio corpo tremare internamente.
Sgrana gli occhi e poi nasconde il viso con entrambe le mani. «Siete un disastro» mormora poi fissandomi con espressione disperata. «Sapevo che per Brady non sei semplicemente un’amica, ma ti giuro… credevo che per te, lui fosse solo tale.»
Arrotolo una ciocca di capelli con un dito e sospiro. «Lo pensavo… cioè non so più cosa pensare. Il mondo sta girando al contrario, sembra di rivivere il passato mille e mille volte… continuamente» socchiudo le palpebre.
«Non ho mai visto amare una persona come lui ama te… e non ho mai visto un legame così forte nonostante gli anni, la distanza e gli ostacoli.» Sussurra posandomi una mano sulla gamba. «Non ho intenzione di dirti ciò che è giusto o sbagliato per me, ma permettimi di dirti che i sogni vanno seguiti, gli amori vanno rincorsi e se li lasci andare una volta sei finita» annuisce. «Sta a te decidere quale amore va seguito, io non so cosa provi… non potrò mai saperlo sul serio… ma tu, qui dentro» mi posa una mano sul petto, «hai la risposta a tutte le tue domande.»
Mi sporgo con le lacrime agli occhi per abbracciarla e chiudo gli occhi godendomi un momento rilassante e rassicurante.

Quando Kris esce di casa rimango con i miei problemi, in solitudine, sul divano di casa.
Noah si aspetta che io vada a pranzo con la sua famigliola felice, ma non riesco proprio ad annuire entusiasta mentre un’occasione mi passa davanti suonando un campanellino.
Brady è ancora mio? E’ lui l’uomo che desidero per il resto della mia vita? E’ lui l’amore per cui vale la pena mollare tutto? Lui è il sogno che va seguito?

Prendo un lungo sospiro e corro in camera. Indosso un jeans aderente, un pullover bianco e un paio di stivaletti neri. Indosso il cappotto ed infilo in borsa il necessario.
Credo sia giunto il momento delle verità. Mi prenderò una pausa con Noah. Rifletterò più su ciò che me stessa desidera, su ciò che è davvero importante per me.
Dirò a Brady che non è finita, anche correndo il rischio di illuderlo. Non posso vivere di timore e rimpianti.

Monto in auto, mentre fuori sta cominciando a piovere. Mannaggia, non ho preso l’ombrello! Sbotto contro lo sterzo dell’auto e parto ugualmente, recandomi in ospedale, dove Brady, probabilmente sta lavorando.

Quando mi ritrovo di fronte, corro sotto la pioggia ed entro.
«Scusi il dottor Felton?» Chiedo ad un’infermiera.
«E’ in pausa pranzo, nel bar affianco» sorride.
Annuisco e corro nuovamente fuori, entrando nel locale.
Osservo la gente seduta ai tavoli, poi mi accorgo di lui, seduto di fronte ad una ragazza, in veste di infermiera. Mi avvicino lenta senza farmi notare.
«Brady… sarà nostro figlio, ed io lo voglio tenere.» Alza il tono di voce gradualmente. Poi, rendendosi conto di non essere l’unica e sola lì dentro, alza lo sguardo osservando i presenti. Anche Brady fa lo stesso, ha uno sguardo serio e confuso. Si accorge di me solo pochi secondi dopo e si mette in piedi.
«Emily..» dice, ma io scappo fuori e senza guardarmi da una parte all’altra attraverso la strada.
Una macchina, però, suona il clacson ed io mi ritrovo catapultata su di essa.


POV. BRANDON.


Emily è distesa su un lettino d’ospedale ed io sono al suo fianco. Ha un braccio rotto ed un trauma cerebrale. Il neurologo ci ha rassicurati che si risveglierà, ma non ha specificato bene come e quando. Noah dovrebbe arrivare a momenti, mentre la sua famiglia e Kris sono in sala d’aspetto.
La fisso già da un’ora e non riesco a smettere di piangere.
Per la seconda volta mi sento colpevole. Per la seconda volta imploro Dio di smetterla con questi giochetti. Per la seconda volta ho paura di perdere una delle persone più importanti della mia vita.
Appoggio il capo sul suo ventre e le stringo la mano.
«Brandon» una donna mi posa una mano sulla spalla. Quando alzo lo sguardo riconosco la madre di Emily, Charlotte. «Vai di là… stai con tua sorella e il tuo amico… vorrei stare io qui con lei» mormora. Ha gli occhi pieni di lacrime, rossi e gonfi. Ora che li fisso bene, mi sembra di vedere Emily.
Mi alzo dalla sedia e sospirando le lascio la mano avanzando verso la porta.

In sala d’aspetto ritrovo subito Marcus e Kris. Sono distanti l’uno dall’altro ed in silenzio.
«Aspettiamo» sussurro rimanendo in piedi.
«Si sveglierà no?» a Kris trema la voce e sta trattenendo le lacrime, «Brady io non so che cosa sia venuta a fare da te… ma le avevo detto qualcosa prima di andare via da casa sua.» Sospira. Non rispondo aspettando che lei continui. «Le avevo detto di rincorrere chi amava davvero… e di seguire il suo cuore.» Scuote il capo.
Rimango il silenzio. Serro la mascella e respiro profondamente. «E’ troppo tardi, ormai» dico mentre il cuore mi si stringe nel petto.
«Cosa?» Domanda Marcus mettendosi in piedi.
«Avrò un bambino, da una donna che non amo… ma non posso lasciarla sola.» Vorrei sbattermi la testa al muro senza fermarmi. Un bambino. Io avrò un bambino. Che ne sarà di me?
Kris quasi si mette ad urlare. «Sei un cazzone! Non cambierai mai… » mi prende a pugni sul petto ed io la lascio fare. Poi si lascia andare in un pianto liberatorio. Marcus alza gli occhi al cielo e avvolgendole le braccia alla vita la distanzia da me.
«Sssh, basta» le sussurra.
Kris smette di singhiozzare e si volta a guardarlo, per poi abbracciarlo.
Marcus mi da una lunga occhiata e non parla.

«Dov’è? Dov’è?» Noah compare furioso dal corridoio. Si guarda in giro, ma solo Nathan riesce a farlo calmare spiegandogli la situazione. Rimane impassibile, ma quando si accorge di me, avanza accanito con i pugni chiusi.
Non ho intenzione di stenderlo, non adesso.
«Perché era venuta da te?» Arriccia il naso ed ha il respiro affannato.
«Lo chiedi a me?» Domando nervoso.
«Noah» sbotta Hanna dall’altro lato.
«Sì… a chi sennò? E’ per colpa tua che lei è cambiata… ha mille problemi, è sempre nervosa… per colpa tua! Non ti accorgi che fai solo del male alla gente? Non ti fai schifo da solo?» Sbraita puntandomi un dito contro. Ha ragione. Faccio solo del male, a me, a lei, a chi mi circonda.
«Adesso basta, razza di coglione vivente!» Grace avanza in lacrime spingendolo. «Con te non era felice, lo vuoi capire o no? Non ho mai visto mia sorella più viva di quando stava al suo fianco.» Sbotta aggressiva indicandomi. «Fatti da parte, evapora dalla sua vita… l’hai fatta diventare un burattino che rispetta gli orari, le regole… che dice e fa sempre la cosa giusta.» Gesticola nervosa. «La vita si vive rischiando e tu non sai neanche cosa voglia dire, ti bastano i tuoi soldi, i tuoi affari, il tuo lavoro… per essere felice, ma nella vita esistono cose ben più importanti!» Aggiunge mentre unsilenzio assordante mi mette quasi paura. «Esiste l’amore, la felicità, la famiglia, le piccole emozioni che ti rendono una giornata bellissima… ti sei mai chiesto  perché Emily sorrideva poco con te? Te lo sei mai chiesto?» Sbraita.
Noah scuote il capo senza rispondere.
«Perché tu in questi anni non ti sei mai posto il problema, ma non esiste la ragazza perfetta, la vita perfetta, la giornata perfetta… e tu non sei perfetto! Hai creato solo la donna che volevi ed io rivoglio mia sorella, la rivoglio adesso, la rivoglio per com’era senza di te.» Singhiozza ed io senza esitare corro ad abbracciarla sussurrandole un “grazie”. Non capita tutti i giorni di essere difeso, soprattutto da una ragazzina.
Noah si dilegua, silenzioso, sedendosi affianco al padre di Emily.

Trascorro tutta la notte lì, mentre mille pensieri mi balenano in testa. Cos’era venuta a dirmi? Era così sconvolta e delusa.
Il mattino dopo siamo solo io, Noah, Grace e i due genitori. Il dottor Brown non esita mai. Sono già andato tre volte e non ha intenzione di dirmi nulla, ma io l’aspetterò, anche giorni, mesi, anni. L’ho sempre aspettata.

«Brady… ma non dovresti lavorare tu?» Charlotte mi posa una mano sulla spalla.
Le do una breve occhiata, «non riuscirei a lavorare pensando che… lei è lì…» accenno un sospiro indicando la stanza. Abbasso il capo, sorreggendolo con entrambe le mani.
Osservo, con la coda dell’occhio, Noah sbuffare e borbottare. Non lascerò Emily da sola, non importa ciò che pensa lui o gli altri. Lei, sei anni fa, combatteva insieme a me. Lei, sei anni fa, non mi ha abbandonato. E potrebbe crollare persino tutta New York, io rimarrò qui fino alla fine.


Ancora un’altra giornata a vuoto. E’ già notte fonda. Noah è nella stanza, con lei. Le sta tenendo una mano, le accarezza il volto e piange. Lo odio. Lo odio perché probabilmente ciò che lei voleva dirmi era che aveva intenzione di sbarazzarsi di me una volta per tutte, di smetterla di fare gli adolescenti, perché lei avrebbe sposato l’uomo della sua vita, Noah. Scuoto il capo e torno a sedermi, aspettando il mio turno.
 
Pochi minuti dopo, finalmente, sono insieme a lei. Le stringo una mano e appoggio su di essa il capo, senza staccarmi più. Ho il respiro affannato, i battiti cardiaci accelerati e un dolore lancinante alla testa. Sento persino il sangue pompare nelle tempie.
Quando la osservo per qualche secondo mi concentro sulle sue labbra schiuse, che, lentamente, si dischiudono. Corrugo la fronte e mi metto in piedi.
Che succede?
«Emily» sussurrò.
Le palpebre si aprono lentamente e i suoi occhi mi scrutano. Sono persi.
Con un lento movimento di capo si guarda da una parte all’altra, poi, fa attenzione alla mia mano posata sulla sua e lascia la presa. Mi faccio indietro di pochi passi.
«Chi sei? Dove mi trovo?» La sua voce rauca mi mette quasi paura.
Quelle parole mi bloccano il respiro. Cosa è successo alla mia mia Emily?
«Emily… sono Brady» mi avvicino a le accarezzo il capo, ma lei sembra infastidirsi al solo tocco, così corro fuori a chiamare il dottor Brown ed entro nuovamente nella stanza, nella quale, Emily è distesa, indifesa, sul lettino.
«Signorina, si ricorda il suo nome?» Le spalanca gli occhi con una mano puntandole una lucetta contro le pupille.
Lei scuote il capo e il dottore mi rivolge uno sguardo di disapprovazione.
«Ricorda cos’è accaduto?» Chiede nuovamente.
«No» sussurra lei.
«Brandon vieni con me» mi trascina fuori da un braccio, dove anche gli altri chiedono spiegazioni. «Non ricorda nulla… non ricorda il suo nome, cosa sia accaduto. Mi dispiace.» Conclude.
Noah porta entrambe le mani al viso, consolato da Charlotte.
Grace mi fissa sorridente e mi si incolla al braccio. «Se Emily dovesse rinnamorarsi di qualcuno, quel qualcuno sei solo tu.» 


Salve gente! Dovete scusarmi per il ritardo, ma è un periodo decisamente NO. Comunque, sconvolti? Ve l'aspettavate? Hmm, spero vi sia piaciuto e soprattutto incuriosito, perché da adesso in poi ne succederanno delle belle. Aspetto i vostri pareri, a presto! Bacioni.

Il passato non è mai passato.Where stories live. Discover now