XI

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Arrivammo nel giardino dopo qualche minuto senza parlare, e Rachel salì le scale prima di me, raggiungendo la cucina e la sala, in cui mamma aveva iniziato a cucinare, e da cui usciva un buonissimo odore di carne.

"Ciao ragazzi" ci accolse mia madre "Avete preso qualcosa di goloso?"

"Io si" disse Rachel "Sammael un po' di più"

Mia madre alzò un sopracciglio con fare interrogativo, e io feci cenno di lasciar perdere.

"Azrael dov'è?" le chiesi, non vedendolo in salone.

"Sopra in camera, ha detto di voler parlare con Rachel" rispose mia mamma.

Rachel sembrò stupita, ma salì le scale per raggiungere mio fratello, mentre io mi fermavo a parlare con mia madre.

"Pensi che riusciranno ad andare d'accordo?" le chiesi.

"Non lo so, praticamente ha vissuto la sua adolescenza chiedendosi che problemi avessero i suoi fratelli" rispose.

Annuii, sconfortato "Mi dispiace non essermi interessato di Rachel prima, ma pensavo che mi odiasse, e lo stesso penso che valga per Azrael"

Mia mamma mi guardò compassionevole, e mi chiesi se era delusa dall'essersi trovata i suoi due figli nella stessa casa, senza prima sapere nulla.

"Lo so che non ti ho detto nulla di Azrael, ma sono stati giorni a dir poco complicati e..."

"Lo vedo dal segno sul sopracciglio" mi interruppe mia mamma "Almeno te lo sei medicato"

"Beh...a dire il vero non l'ho fatto io, mi hanno dato una mano"

"Non puoi pensare di tenermi nascosto tutto" mi rimproverò "Pensi che non lo sappia di come stai vivendo? Mangiando panini, bevendo birre, fumando e facendo sesso con una ragazza diversa ogni notte?!"

"È vero, mangio poco, bevo tanto e a volte fumo, ma non ho più diciotto anni, sto cercando di darmi una regolata"

"L'età non è nulla, finché non cresce anche il cervello"

"Dai mamma, non sono un idiota, so cavarmela"

Mia madre non rispose, ma fu sufficiente che mi indicò il mio sopracciglio per farmi sbuffare.

"Non è stata colpa mia" ribattei al suo muto rimprovero.

"Conoscendoti, ho dei dubbi"

"Non sono un attaccabrighe, non lo sono mai stato"

Mia mamma mi guardò scettica, come se si stesse chiedendo se credevo davvero a ciò che stavo dicendo.

"Hai rotto il naso ad un compagno di Rachel, quando andava ancora alle medie" mi ricordò lei.

"Le dava fastidio" dissi semplicemente.

"Non sei mai stato capace di pensare alle conseguenze delle tue azioni, agisci senza pensare, non preoccupandoti delle altre persone"

Ogni parola era come una pugnalata nel petto, soprattutto perché sapevo che diceva la verità.

"Perché non lo dici ad Azrael tutto ciò?" sbottai "Se non sbaglio è lui quello che è sparito per tutto questo tempo!"

Ero quasi certo che mio fratello e Rachel ci stavano ascoltando dal piano superiore.

"Sto solo cercando di proteggerti!" ribatté mia madre.

"Vuoi proteggere me dal male del mondo o il mondo dal male che c'è in me?"

Mia madre non parlò per un istante, cambiò posizione, nervosa, poi distolse lo sguardo, e lasciò cadere la conversazione.

Il pomeriggio passò senza troppe complicanze, mia madre era una splendida persona, era impossibile restare arrabbiati con lei per troppo tempo.

Verso sera nostra madre uscì per alcune commissioni, e Rachel insistette per farci imparare un po' di inglese, ma, dato che conoscevo a malapena l'italiano, lasciai ad Azrael la noiosa lezione di grammatica, rilassandomi sul divano, con un piccolo bicchiere di whisky.

Non bevevo molto spesso all'epoca, ero giovane, e i soldi che avevo non mi bastavano nemmeno a procurarmi un bicchiere decente ma il gesto di portare il bicchiere alla bocca mi rilassava, anche se era whisky sottomarca.

Mentre il sapore caldo dell'alcool mi infuocava l'esofago, avvertii una strana sensazione nello stomaco.

Una strana previsione: le cose stavano per cambiare.

STRADADove le storie prendono vita. Scoprilo ora