XV

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"Questo?"

"No"

"Questo?"

"Assolutamente no!"

"Allora questo!" esclamò mia sorella proponendomi l'ennesimo paio di pantaloni.

"Fammi pensare" risposi io "No"

"Non sei simpatico" mi rimbeccò lei "Come pensi di presentarti?!"

"Vestito?!" dissi, ironico.

"Non sembra una cosa così essenziale, visto come vi fissavate ieri!" rispose Rachel.

Sbuffai per l'ennesima volta, sembrava una ragazzina in piena crisi ormonale.

Pensandoci bene, in effetti lo era.

"Andrò con una felpa e i jeans, quelli che indosso praticamente da quando sono nato"

Rachel richiuse le ante dell'armadio, alzando gli occhi al cielo.

"Fa come ti pare" borbottò dopo.

Allargai le braccia "Non è un colloquio di lavoro, se mi metto una camicia Eileen mi sputa in un occhio"

"E farebbe anche bene" mi rimbeccò lei "Ma almeno prenditi un giubbotto decente ti prego, quello che hai è più vecchio di te.

"Ma che cazzo..." mi lamentai "Sai cosa? Pur di farti smettere me lo compro!"

Mia sorella non rispose, e questo fu un bene.

Appena uscii da casa, telefonai a Thomas, per chiedergli se gli andava di farci un giro con la macchina di sua sorella.

Nemmeno il tempo di domandarglielo, che acconsentì subito.

Mi avviai verso casa sua, trovandolo seduto sull'auto, già con le chiavi nel cruscotto.

Salii in macchina in un secondo, sprofondando nella pelle del sedile.

"Come va?" mi salutò T.

"Tutto bene, ma oggi c'è una sorpresa" risposi "Andiamo a spendere un po' di soldi"

"Cazzo, questa si che è un'ottima notizia" commentò Thomas.

Mise in moto e sgasò verso il più vicino negozio di vestiti.

Arrivammo al più brutto discount di tutta Italia, ed entrammo, un piccolo stabile malandato, con l'insegna traballante.

Stranamente, l'interno era quasi accecante, dato il numero di specchi e cristalli.

"Buongiorno, benvenuti da Past's Style" disse una ragazza alla cassa, masticando una cicca.

T la guardò un po' storto, probabilmente capendo solo la parte in italiano.

"Ciao" disse poi, superandola a lunghe falcate, iniziando a girovagare nel negozio, come un gatto.

Lo lasciai a guardare i calzini, incamminandomi in giro per l'edificio, non trovando nulla, se non reggiseni in pizzo e cappelli per novantenni.

Dopo un po' andai ad acciuffare Thomas, dicendogli di non aver trovato ciò che cercavo.

"Chiedi alla tizia no?" mi rispose, saccente "Ha l'aria di una che sa tutto"

Sbuffai, ma mi recai comunque alla cassa iridescente, e mi appoggia al bancone.

"Scusa" dissi alla ragazzina, facendole alzare lo sguardo dal cellulare "Dove sono le giacche?"

La commessa si abbassò lentamente gli occhiali a specchio, mi fissò prima negli occhi, poi fece scivolare lo sguardo appena sotto l'ombelico.

Mi schiarii la voce, e la feci ritornare alla normalità, mi sentivo un tantino a disagio di fronte allo sguardo lascivo di una diciottenne.

"Corsia quattro" disse sussurrando, senza spostare lo sguardo.

Alzai il pollice imbarazzato, gli sorrisi, e ritornai da T.

"Ti sei reso conto che diceva Scopami con gli occhi?!" esclamò Thomas, cercando la corsia quattro.

"No" ammisi "Era abbastanza difficile catturare il suo sguardo"

"Già, chissà come mai" disse "Ad ogni modo, ecco a te la corsia quattro"

Svoltai nel corridoio di giacche di pelle e di cappotti per pensionati.

C'era una cappa davvero carina, ma assomigliava ad una lucertola incazzata, quando gli si alzava il cappuccio.

Poi, un bagliore attirò il mio sguardo.

Era una giacca di pelle bianca, con le rifiniture e le cerniere nere.

"Puzza di merda" asserì Thomas.

In effetti, aveva ragione, anche da pochi centimetri, si sentiva un orribile odore.

"Nessun problema" risposi "Qualche litro di profumo dovrebbe bastare"

Guardai l'etichetta, e mi si gelò il sangue nelle vene.

"Ottanta euro?!" esclamai, un po' troppo ad alta voce "Per una giacca di trent'anni fa?!"

"Cazzo Sammael, guardati attorno" disse T "Probabilmente è il vestito più nuovo"

"Sarà" dissi "Ma non spendo ottanta fottuti euro per una giacca di pelle"

"No" ammise Thomas "Ma puoi fare il gioco del sorriso"

Lo guardai come se fosse un fantasma.

"Non farò il gioco del sorriso"

"Dai amico, sono anni che non lo fai, faceva divertire tutti"

"Non è morale" risposi "Mettiti nei panni della cassiera"

"Effettivamente" insistette lui "Rubare delle moto è molto più etico!"

Aveva ragione. E poi quella giacca era stupenda.

Sbuffai, ma acconsentii. "Va bene" dissi "Farò il gioco del sorriso, ma è l'ultima volta"

A Thomas gli si illuminò il viso, si tenne a debita distanza, mentre io mi avvicinavo alla cassa.

"Ciao, ho preso questa" dissi, appoggiando la giacca sopra il bancone, con lo sguardo viscido della ragazza ancora su di me.

La commessa annuì a malapena, digitò qualcosa sulla cassa e disse ciò che sapevo già.

"Ottanta euro, nessun reso"

Ecco arrivato nel momento più bello, funzionava con tutte le ragazze.

Mi finsi preoccupato, finsi di cercare qualche banconota nel portafoglio.

Poi lo rimisi sconsolato in tasca.

"Cavolo...non ho abbastanza soldi" dissi, aggiustandomi la cintura, demoralizzato "Sei sicura? Nemmeno un piccolo sconto dolcezza?"

Ogni volta che facevo quello stupido trucchetto mi sentivo in imbarazzo per ciò che mi inventavo, ma d'altronde, non avevo mai fallito una volta.

Guardai la ragazzina negli occhi, sforzandomi di mantenere uno sguardo lusingatore e passionale allo stesso tempo.

"Io...non credo" mormorò, rapita "Forse non..."

Quasi lo sentivo, lo percepivo, stava cedendo.

Allora, la servii con il colpo di grazia, un sorriso che avevo fin da bambino, che mi aveva tirato fuori dai peggiori impicci.

Una fottutissima arma nucleare.

Feci sbocciare un timido sorriso, fino a trasformarlo quasi in un ghigno.

Vidi il petto della ragazzina sobbalzare, poi, si arrese.

"Sei incredibile" sussurrò, sporgendosi sul bancone "Per te solo trenta verdoni"

"Sono sicuro di pareggiare il debito" gli dissi, facendole luccicare gli occhi, uscendo dal negozio.

"Sono sicuro di pareggiare il debito?!" esclamò T, una volta in macchina "Questa da dove cazzo l'hai presa?!"

"Stronzate" borbottai "Probabilmente non la vedrò mai più, non che mi dispiaccia"

"Già..." concluse Thomas, non accorgendosi del fuoristrada nero che ci seguiva.

STRADADove le storie prendono vita. Scoprilo ora