XXVI

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Sarei un bugiardo se dicessi che non mi stavo cagando addosso, io un bugiardo lo sono eccome, ma non questa volta. Entrammo nella porta bianca uno dietro l'altro, io per ultimo, quindi dovetti, per un istante, di ascoltare le imprecazioni di sorpresa di T e Micheal. Entrai in una stanza grigia, come i caveau dei film d'azione, piena di cassetti chiusi a chiave e senza prese d'aria.

"Cazzo..." mormorai "Che problemi aveva questo vecchio?"

Era strano parlare al passato di Riccardo, faceva uno strano effetto, ma preferivo non ricordarmi ciò che avevo appena fatto.

"Fighi sti cassetti" disse Micheal "Sfondali, Sammael"

"Non sono mica un ariete bello"

"No, ma sei l'unico che ha un po' di muscoli, quindi usali"

Sbuffai, ma strattonai il cassetto, che si staccò un po' troppo facilmente, come se fosse di carta.

"Cosa c'è dentro?" chiese Thomas.

"Sembrano..." iniziai.

"...Cartucce" concluse Micheal.

Thomas ficcò la mano nel cassetto, ed estrasse una scatola grigia, poi la studiò attentamente.

"Nove millimetri" disse poi, come se nulla fosse "Una pistola comune, cartucce Glisenti, il vecchio era un tradizionalista, ma dov'è la pistola?"

Micheal, che aveva aperto un altro cassetto, ci diede la risposta, quantomeno in parte. Non sfoderò una pistola, ma qualcosa di più grande, non me ne intendevo di armi, ma diedi per scontato che fosse un fucile d'assalto, e non una pistola. Micheal me lo passò, e mai avrei pensato che potesse essere così pesante. Lo afferrai come se fosse fatto di vetro, e lo passai quasi subito nelle mani di T.

"Perché cazzo avrebbe dovuto tenere le armi così libere?" chiese T, più a sé stesso che a noi.

"Era un fottutissimo coglione, Thomas" rispose Micheal, aprendo un altro cassetto "Magari invitava i suoi coscritti di cento anni e gli faceva vedere le armi giusto per vantarsi"

Thomas si stava mettendo in tasca tutte le cartucce che trovava, e io lo guardai un po' strano.

"Non guardarmi così Sammael" mi sorprese "Vuoi farla pagare agli Spagnoli o no?"

"Lo voglio, ma non so nemmeno come tenere in mano un coltello, figuriamoci un'arma"

"Cazzo, hai ragione bello" poi guardò Micheal, rivolgendogli una muta domanda.

"Non guardare me fratello" rispose lui.

Diceva parecchie volte "fratello" come se fossimo ancora al liceo, o qualche anno prima.

"Bene" disse Thomas, prendendo l'arma in mano "Schiacci questo piccolo pulsante ed esce il caricatore, d'accordo?"

Lo fece, e il caricatore gli arrivò in mano.

"Prendi il caricatore e inserisci le munizioni, con la parte tonda verso la riga" continuò "Poi inserisci il caricatore fino a sentire un rumore di assesto, poi togli la sicura"

Fece scattare una levetta, poi mise un dito sul grilletto.

"Con questo" disse, indicando un piccolo interruttore vicino al caricatore "Cambi la modalità di sparo, singola, raffica e continua"

Sia io che Micheal eravamo in silenzio, ad ascoltare come studenti modello.

"E ora?" chiese Micheal "Spara no?"

T lo guardò quasi con aria di sfida "D'accordo Micheal, ti accontento"

Poi puntò il fucile contro un muro bianco, appoggiò il calcio alla spalla e fece fuoco. Il rumore fu assurdo, quasi da far esplodere le orecchie, cambiò il tipo di sparo un paio di volte, finché non svuotò il caricatore. Ero felice come un bambino il giorno del suo compleanno, solo che generalmente ai compleanni non si spara con un fucile d'assalto. T mise a terra il fucile, ma ne prese altri due da un cassetto.

"Prendete quante cartucce trovate, basta che siano nove millimetri" disse, con la voce ferma "Andremo a fare il culo a quei figli di puttana domani"

"No cazzo, voglio andarci ora" dissi, agitato.

"Placa quel cazzo di istinto omicida" disse Micheal "Non hai ucciso abbastanza gente oggi?"

Nemmeno lo ascoltai, volevo andarci e basta.

"Ascoltami Sammael" disse Thomas, facendomi voltare "Ora è buio, vai a dormire e faremo tutto tra poco, d'accordo?"

Annuii piano, sapendo che quella notte non avrei dormito.

STRADADove le storie prendono vita. Scoprilo ora