XLVII

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Non ci furono altri problemi, Thomas fu dimesso poco tempo dopo, i giorni passarono veloci, senza alcuna novità.
Assieme ai giorni passarono i mesi e assieme ai mesi, gli anni.
Passarono due estati e due inverni, ogni natale lo festeggiammo insieme, come una grande famiglia.
Tutte le peripezie compiute sembravano appartenere ad un altro mondo, come se Azrael non fosse morto e io non avessi ucciso nessuno.
Ma per quanto avessimo provato a dimenticare, gli incubi del corpo di Azrael senza vita tornavano a farmi visita ogni notte, come una maledizione.
Thomas e Artemis iniziarono a convivere, Micheal si sistemò con Mia e lei rimase incinta.
Micheal lo disse senza emozioni, come se fosse una cosa qualsiasi da comunicare.
"Mia è incinta, credo sia al secondo mese"
Eravamo a casa di Thomas, e mi cadde il bicchiere di Jack Daniels sul tappeto.
"Che cazzo Sammael, era la mia migliore moquette" mi rimproverò Thomas
"Ma hai sentito che cosa ha detto?" gli chiesi, recuperando il bicchiere da terra.
Thomas scrollò le spalle.
"Questo coglione sta scherzando"
Micheal non rispose, non sorrise, si limitò a fissare il pavimento, come in trance.
"Stai scherzando vero?" ripetè T "Diventi padre o no ?"
Micheal annuì, senza staccare gli occhi dal pavimento.
Ne seguì un minuto di silenzio, nessuno sapeva che cosa dire o che cosa fare, sembrava ieri che giocavamo a pallone in piazza, ora eravamo uomini, con troppi soldi da gestire, e famiglie a casa ad aspettarci.
Abbracciai Micheal di scatto, e gli baciai la testa.
"Complimenti amico mio" fu l'unica cosa che seppi dire.
Sul volto di Micheal si formò un largo sorriso, e gli occhi gli scintillarono di eccitazione.
"Grazie ragazzi" disse, con la voce spezzata "Grazie"

Poche settimane dopo, qualcosa tra me ed Eileen si incrinò.
Lei voleva fare strada all'estero, trovare una casa più mondana in un metropoli, io ero più legato alle mie origini.
In uno dei nostri innumerevoli litigi, disse che non avevo il coraggio di lasciarmi alle spalle quello che avevamo passato e che forse speravo di ritornare "in azione"
"Sei solamente un codardo"
"Pensala come vuoi, io vado a dormire"
Ogni discussione la facevo terminare cosi, poi il giorno dopo mi facevo perdonare, e ritornava tutto punto a capo.
Trovavo sollievo solo nelle sigarette in piena notte, a guardare la luna e ascoltare il silenzio.
"Potresti anche partire" mi ripetevo, come un mantra "Ma una volta lontano da qui che fai?"
Fu proprio in una di quelle notte insonni che decisi di partire.
Il giorno dopo ne parlai con Micheal e Thomas, non mi sarei mosso senza di loro.
America, Inghilterra, Francia.
La nostra scelta cadde sulla Spagna, a Barcellona.
Artemis aveva qualche contatto in centro, che ci poteva procurare un tetto sopra la testa.
Investii tanto soldi, e tante idee per un attico in centro Barcellona, vista sull'oceano.
Micheal e Mia una villetta fuori città, Artemis un'appartamento sul lungomare.
La partenza era programmata due settimane dopo, letteralmente il tempo di fare i bagagli e prepararci le cose più importanti, spostando la residenza.
In quel preciso istante, dove tutto stava andando per il meglio, dove stavamo per lasciarci alle spalle tutto, una mattina nuvolosa, appena prima di pranzo, ricevetti una chiamata indesiderata e inaspettata.
La voce cupa di Benedicto mi sorprese al telefono.
"Ho occhi e orecchie ovunque ragazzo, so che volete levarvi da qui, ma per voi ho ancora l'atto finale"

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