Capitolo XV

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Roma, 24 novembre 1917

Le salme di Giuliano Solari e Giovanni Castroni vennero portate fin nella Capitale con la dignità che si confaceva a due persone del loro rango; ma tanta solennità non bastò a placare il dolore delle famiglie, che li avevano visti partire da vivi e tornare da morti.
Vennero celebrati dei funerali di stato, poiché i due giovani erano stati soldati valorosi; la cerimonia funebre si svolse a Palazzo Solari.
Nessuno mancò per dare l'ultimo saluto a quei ragazzi che con il loro comportamento allegro e un po' goliardico avevano vivacizzato l'atmosfera dei salotti della buona società romana: i Giardini, ormai orfani del principe Paolo; i Berardi, tra i quali spiccava Nadia in tutta la sua disperazione; i Mazzanti, i Marconi, i Belfiore e i Ghisoni, la cui famiglia si era allargata da poco grazie alla nascita di Sara, la terzogenita di Rosa e Armando.
<< Non riesco ancora a credere che lì dentro ci sia proprio Giuliano... >> commentò Isabella all'orecchio di Aristide, mentre guardavano verso la camera ardente.
<< Non ho mai avuto molta fiducia in lui. E invece è stato l'unico a morire per la nostra patria... >> concordò il conte.
Poco più in là, Greta cercava il coraggio di avvicinarsi a Renato, ma l'uomo sembrava vivere ormai in un mondo lontanissimo da quello in cui viveva lei.
<< Siete ancora innamorata di lui, vero? >> fece la voce di suo cognato Daniele Mazzanti.
<< Conte Mazzanti... So che può sembrare strano, vostra sorella Andreina è morta da tre anni e pochi mesi prima stavo per prendere il suo posto al fianco del principe Giardini... >> commentò la ragazza, pensierosa.
<< Mi è sembrato strano che mio cognato abbia voluto annullare le nozze. È una follia. Non pare neanche farina del suo sacco... >> osservò il giovane.
<< Che intendete dire? >> domandò lei.
<< È come se qualcuno si opponesse alla vostra felicità. Qualcuno che potrebbe essere qui, in questa stanza... >> la aiutò lui.
<< Mi sembra orribile anche solo pensare una cosa simile! >> esclamò indignata l'una.
<< È ignobile, su questo convengo con voi. Ma non escludete questa ipotesi, per quanto ne sapete potrebbe essere tutto valido... >> dichiarò l'altro, lanciando uno sguardo malinconico nella direzione di Teresa.
Sguardo che permise a Greta di fraintendere.
<< La principessa Giardini? Ma lei è sempre stata dalla nostra parte... >> dissentì però.
<< Non intendevo accusarla. Anzi, credo che sia una delle poche persone che vi abbia sempre sostenuti... >> decretò Daniele.
Non aveva la più pallida idea di chi fosse il colpevole, ma teneva a Teresa Giardini, e per amor suo avrebbe scoperto la verità.

                                     ***

Elena si avvicinò alla sorella, che guardava gli altri partecipanti alla veglia funebre come fosse un'estranea lì dentro.
<< Se non cerchi di parlare con qualcuno ti faranno sentire più fuori posto di quanto tu non ti senta già... >> commentò, cercando di sorridere, ma era impossibile anche per lei.
<< E tu? Non ti senti in difficoltà a soffrire per il conte Castroni, sapendo che in questa sala ci sono anche tuo marito e tua suocera? >> le domandò giustamente Nadia.
<< La contessa Ghisoni non mi ha mai potuta soffrire, perché sono la figlia di un amministratore delle terre, e perché non ho mai amato davvero suo figlio. Ma Marcello non pretende niente da me, e questo mi basta per provare nei suoi confronti un affetto tale da sopportare questo matrimonio... >> dichiarò Elena, guardando nella direzione della contessa Castroni, seduta in disparte con lo sguardo fisso nel vuoto.
<< Ti dispiace se vado da lei? >> si congedò la Ghisoni. Sua sorella asserì col capo.
<< Contessa Castroni... >> la salutò educatamente Elena, sedendosi di fronte a lei.
<< Chi siete? >> le domandò quest'ultima, guardandola con gli occhi sgranati.
<< Sono Elena Ghisoni. La cognata della contessa Maria Ghisoni >> la delucidò la giovane, sospirando.
<< Oh, la cara Maria. Siamo molto amiche, sapete? Chissà quando si sposeranno, lei e il conte Fabio Ghisoni... >> argomentò Gabriella, ridacchiando.
<< Il conte Ghisoni è morto. La contessa Maria ha avuto da lui due figli, Armando e Marcello >> sospirò pazientemente Elena.
Tutti sapevano dei problemi di demenza senile della madre di Giovanni, ma la morte di suo figlio doveva essere stato il tracollo finale.
<< Capisco. Mio marito non me l'ha detto. È sempre così indaffarato... >> dichiarò la Castroni, mettendo la Ghisoni sempre più a disagio.
<< Forse dovreste viaggiare un po', cambiare aria... Non credete che gioverebbe alla vostra salute? >> propose allora.
La contessa ci pensò su un attimo. Poi rivolse alla ragazza il migliore dei sorrisi.
<< Mia cugina è una delle suore domenicane del Convento del Santissimo Rosario, a Marino. Credo che andrò a trovarla... >> sorrise Gabriella.
Elena tirò un sospiro di sollievo: almeno qualcosa ancora si ricordava.

Tutta la vita che non abbiamoWhere stories live. Discover now