33.

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Finalmente era giunto il primo giorno libero della settimana per Yoongi e il maggiore aveva deciso di trascorrere ogni singolo secondo di quella giornata con Jimin.

Programmò di fargli sentire la canzone, e questa fu una delle primissime attività che gli misero agitazione perché non era una canzone normale, ma erano un insieme di parole che raccontavano solo ed esclusivamente di Jimin. Descrivevano il loro rapporto e come si era evoluto. Raccontava proprio degli inizi. Il non sopportarti, non riuscirsi a trovare neanche sulle scale di casa o a condividere la stessa stanza per poi prendersi e rendersi l'uno dell'altro in ogni momento libero. Era una dichiarazione d'amore fatta e finita, impressa nero su bianco con parole che ancora non aveva avuto il coraggio di dirgli perché erano nuove per il suo cuore, inedite. Avrebbe voluto preservarle per più tempo possibile.

Il minore era chiuso nella sua stanza, impegnato in una chiamata vocale con sua mamma. Yoongi si mise fuori dalla porta e quando sentì pronunciare il suo nome, non esitò a spalancarla e ad entrare nella stanza con un sorrisino stampato in volto.

Il rosso si trovava sul letto, i cuscini posizionati verticalmente contro la parete e la sua schiena poggiata ad essi. Sfoderò un enorme sorriso nel vedere il corvino avvicinarsi a lui e sedersi a gambe incrociate ai piedi del letto, intento a giocherellare con i fili della coperta rossa.

«Sì, tutto bene mamma. Ma sì, siamo amici dai, diciamo che non ci scanniamo più ormai.» rise facendo l'occhiolino a Yoongi, il quale, sollevò il capo, lo inclinò verso destra e si passò la lingua sul labbro inferiore per poi morderselo.

«Amici?» ripeté sottovoce alzandosi sulle ginocchia e gattonando fino ai piedi di Jimin, portò le mani sulle sue gambe, le aprì delicatamente e ci si sdraiò in mezzo con il viso all'altezza del cavallo dei pantaloni del rosso. Da quella posizione poteva sentire il profumo della sua pelle, una fragranza dolce e delicata, in grado di mandargli in pappa il cervello.

«Amici.» ripeté nuovamente con tono convinto, avvicinando il viso all'evidente rigonfiamento avvolto dal tessuto morbido della tuta. Senza smettere di guardarlo negli occhi, prese a baciare la sua virilità senza liberarla, la sfiorò con le dita che decise di passare sulla punta «Amici ha detto. Tsk, trovarli amici così.»

Jimin aveva gli occhi sbarrati, il cuore a mille e un caldo bestiale che iniziava ad invadergli ogni cellula del suo corpo «S-sì, mamma. Cosa farai oggi?» domandò trattenendo quasi il fiato.

«E tu cosa farai oggi, Jimin? Oh niente, mamma. Mi farò succhiare il cazzo da Yoongi, il mio amico. Funziona così fra amici, vero?» lo scimmiottò sottovoce portando le mani sull'orlo dei pantaloni e abbassandoglieli fino a metà coscia.

Mentre la madre di Jimin gli raccontava per filo e per segno quella che sarebbe stata la sua futura giornata, Yoongi, lo prese in bocca senza liberarlo dai tessuti, provocando in Jimin un tuffo al cuore. Stava letteralmente impazzendo sotto alle sue labbra, alla sua saliva che ormai riusciva a percepire come vellutata attraverso il tessuto dei suoi boxer bianchi.
Lo leccava, lo baciava e di tanto in tanto ci strofinava la punta del naso sopra.

«Abbassameli.» ordinò Jimin, allontanando il telefono dal suo orecchio, evitando così che la madre potesse sentire.

Yoongi sorrise, puntò la lingua nella guancia e dopo aver preso il lembo di tessuto fra i denti, lo abbassò fino a metà coscia, liberando la durezza di Jimin in tutta la sua perfezione. Si sdraiò completamente fra le sue gambe, strinse con una mano quella di Jimin mentre con l'altra volle accarezzargli i testicoli, giocandoci per secondi interminabili mentre con le labbra iniziava a lasciare piccoli baci lungo tutta la sua intimità. Baci, leccate, schiocchi soffocati e gemiti repressi. Erano gli unici rumori velati che potevano udirsi in quella stanza.

Stuck with you || YoonminOù les histoires vivent. Découvrez maintenant