Prologo

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Non può essere. Quando perdete una persona importante << Non può essere>> sono spesso le parole che attraversano la vostra mente angosciata.
<<Non può essere che io abbia perso una persona importante>>. <<Non può essere che io non la rivedrò più>>. <<Non può essere>>.
<<Non può essere>>. <Non può essere>>.

E fu esattamente questo quello che pensai quando lui morí.

-Tesoro, che ti prende? -Domandò Nat bloccandosi appena un attimo prima di colpire la mia gamba con il bastone lungo mezzo metro che stringeva fra le mani.

-Io... -Sentivo che c'era qualcosa che non andava, ma non riuscivo a capire di cosa si trattasse, Era una strana sensazione. Come se stesse per succedere qualcosa di terribile.

-Ti senti bene? -Fu allora che lo sentì. Un dolore fortissimo, come se qualcuno mi stesse stritolando. Mi sentivo soffocare, portai istintivamente le mani alla gola in cerca di qualcosa, ma non c'era nulla, soltanto il mio collo. Eppure io lo sentivo, era così reale.

Prima di allora credevo di essere già stata ferita in passato, ma niente mi aveva mai lasciato un dolore così. Avevo la sensazione di annegare, non riuscivo più a reggermi in piedi, caddi in ginocchio.

Nat si fiondò su di me cercando di capire cosa stesse succedendo.

-Ehi! Che cosa ti sta succedendo?! -Domandò in preda al panico. Provai a muovere le labbra per parlare, ma non uscì nulla. -Dimmi cosa posso fare! -Improvvisamente l'aria ritornò nei polmoni, il dolore al collo e alle ossa svanì per riversarsi tutto in un unico punto. Era come se qualcuno mi avesse infilato la mano nel petto e avesse iniziato a stringere, sempre più forte, come se il mio cuore stesse per esplodere da un momento all'altro.

Quando riaprì gli occhi ero in un enorme fossato. Inizialmente credetti di aver ucciso Nat e aver distrutto qualunque cosa si trovasse nel raggio di venti chilometri da dove mi trovassi, ma capì quasi subito di non essere nel seminterrato, di non essere nemmeno sulla Terra.

Mi alzai e iniziai a guardarmi intorno, ma l'unica cosa che vedevo intorno a me era distruzione. Case distrutte, alberi in fiamme, a terra c'erano solo cenere e macerie. Non riuscivo a vedere né sentire la presenza di alcun essere vivente. Il nulla assoluto.

Sembrava che un enorme asteroide si fosse schiantato su ovunque io fossi e avesse buttato giù tutto, solo che l'enorme asteroide ero io.

Il dolore al petto continuava ad esserci, né più debole, né più forte. Credevo che sarei morta, o che avrei distrutto qualcos'altro. Cercai di concentrarmi per capire l'origine di quel male e, quando mi resi conto di cosa era successo crollai per terra.

-Credevo di aver trovato un modo! Credevo di aver trovato il modo di liberarmi di te! Ma tu non te ne sei mai andato. -Scoppia in lacrime.

Dovevo trovare il modo di andarmene da quel posto, non potevo tornare da Nat, temevo che le avrei fatto del male ora che avevo perso tutto. Avevo bisogno di aiuto per riprendere il controllo, di nuovo. Mi serviva un posto per nascondermi, ma non me ne veniva in mente nessuno vicino.

Così mi ricordai del soldato d'inverno e della storia che mi aveva raccontato Nat, di quella sottospecie di guerra civile che gli Avengers si erano fatti per via di quel tizio dal braccio bionico. A quanto pare era venuto fuori che il super soldato aveva fatto fuori i genitori di Tony Stark.

Ad ogni modo, una volta finito di ammazzarsi fra di loro, il soldato d'inverno era stato spedito in Wakanda per imparare a darsi una regolata ed era lì che sarei andata anche io.

-Riuscirò a trovare il modo per riportarti da me, anche se ci vorrà una notte intera o cento anni. -Dissi per poi smaterializzarmi.

Strangers - Ricordi perduti Where stories live. Discover now