I Feel Nothing

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Capitolo 8. I Feel Nothing

Non ho voglia di nutrirmi, di sorridere, né tantomeno di aprire gli occhi e salutare il giorno. Rintanata nel buio delle mie palpebre, riesco a sopportare con minore dolore i battiti del mio cuore sempre più veloci. Vorrei gridare e chiedere aiuto, vorrei che qualcuno interpretasse correttamente il mio silenzio e mi schiaffeggiasse con ferocia, facendomi rinsavire, ma in fondo, non voglio. Ho perso mio figlio, perchè mai dovrei esser lieta di metterne al mondo un altro? Per sostituirlo e sentir meno la mancanza di Leon? Sono tentata di metter fine a tutto, Demetra non merita di nascere. Non potrebbe mai colmare l’assenza del fratello, nemmeno per idea.
Ma non posso non considerare le contrazioni che si fanno sempre più frequenti e violente, perciò chiudo gli occhi, ancora, e stringo le palpebre fino a farmi male. Il sudore mi impregna le vesti, i capelli sono una massa informe e qualcosa di umido sta colando tra le mie cosce. Non posso, non voglio che nasca, odio questa vita dentro di me. 
Probabilmente mi pentirò del torbidume dei miei pensieri, quando cullerò la creatura tra le mie braccia. Forse, oppure no. Non sarà mai Leon e questo basta a paralizzarmi il cuore. 

E penso a Draco, che è in pena per me e che questa bimba l’ha amata da subito. 

Ogni nuova contrazione è una stilettata fisica e non. Do la colpa al dolore, che non ricordavo fosse così insopportabile. 
Perdo la presa sulla scrivania a cui sono poco dignitosamente poggiata e scivolo a terra, accompagnando la caduta con un tonfo sordo. Mi affanno sul parquet, arrancando con le dita che grattano sul pavimento, per avvicinarmi alla bacchetta ed inviare un segnale d’aiuto. Dovrei aver sentito qualcosa spezzarsi, avrei dovuto percepire un dolore ancora più forte, ma io semplicemente non sento.

Quindi chiudo gli occhi.

Non sento niente

“…Emorragia, ho bisogno di pozione rimpolpasangue, la bambina è fuori pericolo, ma lei…”  

“Lei cosa? Ginevra devi fare qualcosa, non deve morire, non potrei sopportarlo…” è la voce alterata di Draco che accompagna il mio sofferto risveglio. E’ tutto sfocato, come il mondo visto da un miope, ma ciò che rende più sopportabile l’esser tornata cosciente, sono le striature aranciate di un meraviglioso tramonto rosso al di fuori della finestra. Incontro finalmente gli occhi di Ginny ed osservo svanire dal suo volto la piccola ruga di preoccupazione tra gli occhi. La vedo voltarsi verso Draco.

“Draco, devi calmarti. Guarda…” ma sono io a guardarlo, di spalle. Muovo piano le dita, credendo assurdamente di poterlo sfiorare, accarezzargli la schiena. Sembra non sentire, sembra rintanato nella sua bolla di disperazione. Vorrei richiamarlo, ma non ci riesco. Apro la bocca e cerco di articolare un qualsiasi suono, ma Ginevra mi si avvicina e mentre mi accarezza il volto, mi sussurra di far silenzio e riposare. La prendo in parola.

“Brutto stupido, sta bene, si è svegliata!”

“Cosa, ma se mi hai detto…” e corre verso di lei.

“So cosa ho detto, ma adesso sta bene.”

“E cosa vedrà quando si risveglierà? Ha bisogno di me!”

“Non ha bisogno di te, ha bisogno di riprendersi. Tu le metti ansia.”

“Hai visto come l’abbiamo ritrovata, non permetterò che…”

“Per Godric, Malfoy, vattene via! Va da tua figlia!” deve esser stata parecchio convincente, Ginevra. Draco spalanca gli occhi e realizza di esser padre, di nuovo.

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⏰ Ultimo aggiornamento: Mar 29, 2015 ⏰

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