Tragic As The Lady With The Scythe

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Capitolo 6. Tragic As the Lady With The Scythe

Avviene tutto così in fretta, che non mi accorgo della manina tiepida di Leon che lascia la mia e del bacio incoraggiante di Draco sulla tempia. La stanza si riempie di rumori ovattati, di sedie che cigolano sotto il peso dei loro possessori e delle lacrime di Molly, che a stento mette la mano sulla bacchetta, sfilandola dalla tasca della vestaglia e brandendola, fiera. Ogni fotogramma dei movimenti intorno a me si cristallizza nella mente, sovrapponendosi alle immagini crude di un guerra che credevamo sopita e che invece molesta ancora la nostra quotidianità. Una figura imponente affianca Molly, cingendole le braccia e scuotendola rudemente. La sua rada chioma rossa si agita, assecondando i movimenti del corpo, per poi accasciarsi sulle spalle tornite di colei che abbraccia.

« Arthur! Santo cielo! Come mai sei qui? »

« Durante il viaggio mi è arrivato un gufo anonimo con un'aria regale. Poche righe, con richiesta di discrezione massima a riguardo, in cui si fa cenno ad una colonia residua di Mangiamorte, che sembrano cercare qualcosa o qualcuno. Mi sono precipitato qui immediatamente. » Arthur passa in esame ognuna delle nostre espressioni facciali, alternando lo sguardo da una persona all'altra, fino a fermarsi sul viso di Draco, evidentemente sconvolto e meno capace di trattenere la propria frustrazione. Nuvole cariche di pioggia che coprono il sole sono l'allegoria della sua voce, che si leva quasi lamentosa, sovrastando il chiacchiericcio infantile di Leon. Lo scruta, lo guarda giocare con il suo orsacchiotto, mentre si portagoffamente dietro le orecchie un ricciolo biondo e sbadiglia vistosamente. Chissà se come me avrebbe una incommensurabile voglia di stringerlo a sé e di addormentarsi con il suo odore innocente addosso.

« Vogliono lui » si volta lentamente verso Leon, seguito da tutti noi. « Lo hanno già rapito una volta. Ci hanno già rapiti. Ma grazie a Salazar, siamo qui per raccontarlo. »

« Ma…perchè? »

« Perchè le colpe dei Malfoy ricadono sui figli. Mio padre –sputa fuori quella parole con astio e disprezzo– ha ucciso un bambino. Nott cerca vendetta per il figlio e il capro espiatorio sono io o meglio, Leon. » Le sue parole sono come lame ghiacciate, mi attraversano implacabili i polmoni, senza permettermi un attimo di respirare. E' così amara e cruda la verità di quelle parole, che mi affloscio sul pavimento, vinta dalla negatività, e mi trascino verso mio figlio. Allargo le braccia, attendendo che vi si tuffi dentro. Affonda il capo sui miei seni e mi stringe la schiena. Ho bisogno di portare con me questa idillica sensazione di perfezione e felicità, perchè so che ne avrò bisogno quando sarò via a combattere contro gli ideali vili di un morto. Ma se neanche la sua dipartita ha cessato l'odio e i pregiudizi di sangue, come si può sperare di debellare la piaga dei suoi seguaci?

« Io e papà dobbiamo assentarci per qualche giorno. Tu resterai qui con zia Molly e mi prometterai che farai il bravo. D'accordo amore? » E' tremendo vedergli abbassare gli occhi chiari e annuire, sconfitto, con il capo. Accetta con garbo una realtà che non vorrebbe mai farsi andar bene. Sono così fiera di questo bimbo grande. Lo attiro a me e gli deposito un bacio sulla fronte, ricevendone a mio volta uno umido sulla guancia. Si stacca da me e corre da Draco, il quale lo accoglie a braccia aperte e lascia che si avvinghi al suo collo.

« Papino…non tornare tutto rotto, va bene? » Quella frase risuona nella stanza come fosse un petardo insopportabile, di quelli che scoppia all'improvviso, sferzando il silenzio assoluto. Draco spalanca gli occhi, incredulo. Gli accarezza il viso con le dita e gli sorride impercettibilmente. Ancora una volta è costretto a fare una promessa che non è sicuro di poter mantenere. Ma come negare a quegli occhi imploranti una dolce menzogna? Né io né il mio compagno potremmo mai accettare la sofferenza di Leon. Condivido il tumulto interiore di Draco, la bastarda scelta tra ciò che è giusto e ciò che è facile. Leon gli stringe il petto e si aggrappa ad esso, perchè non vorrebbe mai lasciarlo andare. E' in quel momento che il viso di Leon impallidisce, gli occhi diventano vitrei e la sua bocca emette un urlo disumano. Si accascia per terra, tenendosi le mani strette sul petto. Ansima e respira a fatica, sudore freddo gli imperla la fronte. Vedo Draco impallidire a sua volta, sollevare da terra Leon e sistemarlo sul divano. Viene verso di me, forse mi parla o forse no. Non sento nient'altro che la voce di mio figlio gridare e il mio cuore rallentare i suoi battiti. Penso subito alla piccola vita che cresce in me e la mia mano corre in un gesto involontario sul mio ventre. Un piccolo calcio si abbatte sul mio palmo aperto e mi riscuote dall'interdizione. 

Do Not Let Me DownDove le storie prendono vita. Scoprilo ora