the library cat | eijiru

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ed eccolo lì

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ed eccolo lì. si era perso di nuovo. non sapeva nemmeno lui come aveva fatto, ma a quanto pare il suo senso dell'orientamento faceva altamente schifo.

si era perso di nuovo nel nekoma, quella scuola con gatti ad ogni angolo, e sappiamo tutti che con un corvo in mezzo ai gatti non può esserci un lieto fine.

era come un dejavu, come se avesse già vissuto quel momento, che stesse sognando.

come già successe, iniziò a vagare per i corridoi della grande struttura, ma questi ultimi erano diversi dal 'dejavu' che stava vivendo.

forse non era davvero un dejavu, forse era tutto frutto della sua immaginazione.

vagò per ancora un po' di tempo, finché non si ritrovò sulla soglia della porta di una stanza abbastanza strana, o almeno lo era per una persona come lui.

no, non è nella stanza del pianoforte, quella era vuota, lo sgabello era freddo e i tasti coperti, quindi non poteva ambientarsi lì il suo dejavu.

il ragazzo dai capelli ormai decolorati varcò l'entrata della libreria, posto alquanto complicato, come quel piano. come quel ragazzo.

entrò, senza fare alcun rumore, - almeno secondo lui, ma il suo ascoltatore si accorse della sua figura già da tempo - iniziando a vagare per quelli che ai suoi occhi sembravano infiniti scaffali.

per poco non cadde, infatti non si accorse che un piccolo gattino dal manto di colori scuri gli stava girando in torno da quando entrò.

attiro anche i gatti adesso pensò tutto fiero, ritenendosi amato da tutti. ma in realtà quel gatto sembrava quasi schifato dal quel tocco molto probabilmente involontario, ma ormai era in trappola.

ormai quel gatto era conosciuto da tutto il nekoma, era abbastanza ovvio che lui non lo conoscesse.

si fece strada prendendo in braccio l'animale e dandogli una carezza sul manto, cominciando a coccolarlo distrattamente mentre percorreva ancora le vie strette di quella biblioteca.

arrivato all'ultima sezione, quella dei thriller e gialli, si accorse della gran pila di libri ormai caduta e sparsa sul pavimento. diede un'ultima carezza al gatto prima di poggiarlo sulla superficie fredda del pavimento, provando ad analizzare quei libri.

non fece in tempo a toccarne nemmeno uno che tutto ciò che vide fu il suo stesso sangue.

anche se piccolo, quel gatto gli aveva inflitto un taglio sulla mano destra, quella con cui poco prima stava provando ad afferrare il libro.

l'animale dal manto scuro era in guardia, il ragazzo non se lo sarebbe mai aspettato, sembrava così tranquillo.

in preda alla confusione scoppiò a ridere sotto la faccia - il muso - di quel gatto, e avrebbe potuto scommettere di vederlo alzare un sopracciglio, proprio come tsukishima.

scostò il poco sangue che era fuoriuscito dal suo corpo e raccolse quei libri disponendoli di nuovo nella loro - probabile - posizione originale, una pila, accompagnato dai versi di disapprovazione dell'animale.

chissà perché tiene così tanto a questi libri.

appena ebbe finito, il gatto rimase seduto sul pavimento, guardandolo intensamente. rimasero lì per un po', o almeno così credeva il ormai-non-più biondo. l'animale, con una violenza che il ragazzo non pensava potesse appartenere ad un gattino così piccolo, si fiondò sulla pila, distruggendola.

l'umano rimise a posto quei libri, un po' scocciato.

il gatto lo fece di nuovo.

rimasero a "giocare" - se così possiamo definirlo - per un quarto d'ora buono, concludendo solo quando il ragazzo che prese il gatto portandolo via da lì.

era ritornato alla situazione di partenza, era ritornato a vagare per quegli strani corridoi.

ormai era passato tempo, tanto tempo, da quando aveva iniziato a vagare e finalmente intravide la luce del sole proveniente dalla palestra.

iniziò a correre, pensando di essere terribilmente in ritardo, come suo solito, o magari pensando che lì si sarebbe celata qualche tipo di salvezza o risposta sulla strana natura di quel gatto.

appena sentì le sue scarpe da pallavolo scricchiolare sul pavimento della palestra non percepì più il calore di quel gatto tra le sue braccia.

infatti ormai era tra le braccia del capitano della squadra in casa, kuroo testurō, e a dire la verità si sentiva un po' geloso.

lui.

geloso per qualcuno, quando poteva avere chiunque, ora era geloso di un misero gatto.

a cosa si era ridotto?

si girò, andando a prendere la sua maglietta.

erano tutti in campo, e parlando di tutti includeva anche il gatto.

quel gatto era in campo, nella posizione di middle blocker.

ho capito che vengono chiamati gatti, ma questo è esagerato, è come se noi mettessimo uno stormo di corvi a giocare una partita pensò lo schiacciatore, battendo le palpebre più volte.

alla - forse - decima volta che batté le palpebre, davanti ad esso si stagliò la figura di un ragazzo di statura medio-alta, dai capelli di un nero paragonabile solo all'abisso più profondo, indossante la maglia numero dieci della squadra dei gatti, e gli stava sorridendo.

<<grazie per le coccole.>> chiuse uno dei suoi occhi verdi, quelli che la prima volta che li vide gli sembravano prati, facendogli l'occhiolino.

forse stava davvero sognando.

forse un corvo in una scuola di gatti poteva avere un lieto fine.

ma i suoi occhi valevano più di mille lieto fine.

ma ecco il dejavu.

dannato gatto della libreria.

author's note:non ha assolutamente senso ma ne avevo bisogno

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author's note:
non ha assolutamente senso ma ne avevo bisogno. ciao.

❝ 𝐉𝐔𝐋𝐈𝐄𝐓 ❞ , one-shot Where stories live. Discover now