Istinto

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C'era solo un luogo in cui si sentiva al sicuro, un solo luogo che gli sembrava adatto per pensare ed era il suo parco. Va bene, forse non era una grande idea recarsi dove lui e il ragazzo al quale aveva appena urlato contro si rifugiavano sempre. Però, prima di essere loro, quei giardini, erano stati suoi e la paura di incontrarlo non gli avrebbe impedito di sentirsi protetto.

Così, in quel momento, si trovava lì, sulla loro panchina, a domandarsi cosa gli fosse davvero accaduto, perché si sentisse a quel modo e come avrebbe potuto capire chi era.

Era da tempo che dentro di sé, quando si trovava con Oikawa, sentiva strane sensazioni che non riusciva a spiegare: il calore della pelle, il battito cardiaco accelerato per un imminente incontro e i desideri contrastanti di allontanarsi e di accostarsi fino a riuscire a sfiorare quell'irritante ragazzo. Quando lo vedeva, riusciva a stento a trattenere un sorriso, il che, per lui, era davvero bizzarro, siccome in genere quello che doveva sforzarsi di trattenere, con Tooru, era il suo braccio, per evitare di dargli un pugno in faccia.

Alzò lo sguardo dal filo d'erba con cui stava giocherellando e un'immagine attirò subito la sua attenzione: davanti a lui, due bambini tentavano di manovrare un aquilone giallo e blu. Uno dei ragazzini sorrise gioioso all'altro, quando finalmente riuscirono a stabilizzare il volo del variopinto oggetto.

Si ricordò di quando il castano ne aveva portato uno simile al parco, le loro risate mentre correvano con il filo stretto tra le loro manine, le grida di un anziano infuriato contro il quale, distrattamente, avevano sbattuto. Il gioco, purtroppo, si era concluso quando la tela azzurra si era impigliata al ramo di un albero.

Era così semplice la vita, allora! Bastava un luogo, due amici e nulla più, per sentirsi appagati. Da quando erano cresciuti, però, tutto aveva iniziato a cambiare, le risa non bastavano più, i giochi nemmeno. Ora Iwaizumi vedeva l'alzatore con occhi del tutto diversi, anche se non voleva. Perché non potevano restare amici che non pensano a fidanzarsi con altre persone? Era in qualche modo possibile?

-Ehi.- Dei passi, una voce fin troppo familiare e il capo di Hajime che si abbassava, per evitare di guardare colui che gli si era seduto di fianco dritto negli occhi color cacao. -Ti ho cercato a casa tua ma non c'eri, quindi ho pensato potessi essere qui.- Perché lo aveva cercato? Gli aveva espressamente detto di voler stare da solo. Che gli costava, per una volta, essere un po' meno egoista?

Oikawa si era accasciato sul bordo opposto della panchina: almeno aveva avuto il tatto di non stagli appiccicato. -So che mi hai chiesto di lasciarti solo, ma- "Ma" cosa? "Ma sono così narcisista che non mi interessa come ti senti"? -Ma non vorrei che, accontentandoti, ti perdessi per davvero.

Il cuore del moro mancò un battito. Fu una sensazione strana: come quando, sulle montagne russe, inizi a precipitare all'improvviso, ma ti senti comunque bene. Avrebbe voluto girarsi verso l'amico, dirgli che era uno stupido idiota e che, con un semplice sorriso da parte dell'altro, tornasse tutto normale. Non era possibile, però, perciò finse di aver ignorato l'affermazione di Tooru, lasciando che tra loro cadesse un teso silenzio.

-Iwa-chan, io...- Iniziò a dire il castano. Ora lo schiacciatore udiva la sua voce più chiara, quindi immaginò che si fosse voltato a guardarlo. Gli occhi dell'alzatore erano come un marchio incandescente sulla sua pelle.

-Mi dispiace.- Continuò. -Non sapevo che ti facesse stare così male, tutto questo.- Iwaizumi sapeva che stava parlando del suo discorso inventato poco prima, però la sua mente non poté che correre a quelle odiose sciacquette. Sì, lo faceva stare male, e il motivo cominciava impertinente a farsi strada tra i suoi pensieri.

-Credevo che ti comportassi in modo scorbutico perché sei fatto così...- Forse, in origine, era stata quella la ragione, ma aveva il sospetto che negli ultimi tempi la causa del suo cattivo umore fosse dovuto alla gelosia. -Non voglio farti stare male, Iwa-chan, sul serio.- Un groppo crebbe nella gola di Hajime. Non lo avrebbe mai ammesso, ma odiava essere la causa del tono triste di Oikawa. Sentì un fruscio e il calore di un corpo accanto al suo.

~❀ «Baciami ancora» Iwaoi ❀~Where stories live. Discover now