Capitolo 8. Ancora con te

186 26 2
                                    

"When will it be, when I see you face to face I'll look you into the eye and say I missed you"

Forse non avrei dovuto intrufolarmi dentro le case altrui, ma visto che nessuno si decideva a rispondere, e il cancello si era aperto, e sapevo che Jungkook fosse là dentro, non vidi altra soluzione che entrare e andare a cercarlo

Oops! Questa immagine non segue le nostre linee guida sui contenuti. Per continuare la pubblicazione, provare a rimuoverlo o caricare un altro.

Forse non avrei dovuto intrufolarmi dentro le case altrui, ma visto che nessuno si decideva a rispondere, e il cancello si era aperto, e sapevo che Jungkook fosse là dentro, non vidi altra soluzione che entrare e andare a cercarlo.

Certo, potevo benissimo aspettare l'indomani mattina e parlargli quando lo avrei visto in classe, ma ero così curiosa di sapere chi ci abitasse in quella casa da non essere riuscita a trattenermi. Ciò che non mi aspettavo era che appartenesse a Kim Taehyung, il ragazzo che in quel momento mi fissava così freddamente da mettermi a disagio. Feci un passo indietro, chiedendomi se sarebbe andato su tutte le furie da un momento all'altro, ma il ragazzo chiuse semplicemente la chiamata con il suo interlocutore e si portò le braccia al petto con aria di sfida. Allora tossì per schiarirmi la gola, non sapendo cos'altro fare, e lui prese la parola per primo.

«Che ci fai tu qui?» chiese alterato.
«Cercavo Jungkook, prima l'ho visto entrare qui e allora sono venuta.»
«E questo ti da il diritto di entrare in casa mia solo perché cerchi il tuo amichetto? Sei una maleducata, lo sai?»
«Cosa hai detto?» dissi alterata.

Taehyung mi ignorò, mi passò accanto e accese la luce del corridoio, rivelando la bellezza di quel posto lussuoso. Mi convinsi ancora di più che non fosse una semplice casa, ma un castello stupendo che volevo visitare tutto. Le pareti erano di un colore rosa pallido, ricco di decorazioni in oro e argento. C'erano due quadri che ritraevano una donna e un uomo di molto tempo fa, visto i vestiti antichi che indossavano, e sembravano avere anche un certo valore. Un lampadario che sembrava fatto di cristalli ci pendeva sulla testa e i suoi raggi si riflettevano nell'enorme specchio appeso vicino al quadro che raffigurava la donna.

«Comunque, Jungkook è andato via quindici minuti fa, quindi se non sei qui per altri motivi puoi andare.» riprese voltandosi verso di me.

Lo osservai; indossava un paio di pantaloncini blu, una maglia a righe bianca e nera e un paio di ciabatte rosso scuro. Nonostante il vestiario casual e da casa risultava essere comunque elegante come un principe di altri tempi.

«Mi stai ascoltando?» la sua voce mi fece subito distrarre.
«Eh? Sì, ti ascolto. Jungkook è andato via.» dissi.
Taehyung inclinò la testa, «e se l'unico motivi per il quale sei qui è lui allora puoi andartene anche tu.» ripetè.
«Sei sempre così antipatico?»
«Posso essere anche peggio. Comunque, già che sei qua toglimi una piccola curiosità.» posò il cellulare su un mobile antico e sgargiante. «Perché ti sei trasferita qui a Seoul?»
Per un attimo corrucciai le sopracciglia, chiedendomi perché volesse saperlo.
«Che te ne importa?»
«Voglio saperlo e basta, non c'è un motivo. La vita a Hwasun non era di tuo gradimento?» domandò ancora.
«Assolutamente sì, fosse stato per me sarei rimasta lì, ma purtroppo non decido io per tutti. Comunque, come mai sai da dove mi sono trasferita? Sembra che tu e Jungkook parlate un po' troppo di me.» Dissi infastidita.
Taehyung fece una risatina sarcastica. «Faccio finta di non averti sentito. A ogni modo, sto aspettando una risposta.»
«I miei hanno voluto trasferirsi, sei contento adesso? Io non volevo nemmeno venirci in questa stupida città, ma quando sei minorenne non puoi decidere della tua vita e allora devi adattarti a quello che gli altri decidono per te.»
«I tuoi genitori sono stati stupidi, Hea.» rispose e con una faccia strana iniziò ad allontanarsi.
Ovviamente lo seguii dentro la cucina, confusa per le cose che diceva.
«Yah, come ti permetti di parlare così dei miei genitori?»
Taehyung aprì uno sportello e tirò fuori un bicchiere che riempì di succo.
«Sto parlando con te!» esclamai.
Taehyung alzò gli occhi al cielo, scolandosi tutto d'un sorso il succo di frutta, poi si passò un tovagliolo sulle labbra e mi guardò ancora una volta.
«Comunque, faresti meglio a non uscire sola la notte, e soprattutto di non frequentare il quartiere di Gagnam. È pericoloso.»
Si buttò sul divano, fissando lo schermo spento del televisore piatto in salotto.
«Perché ti comporti in questo modo? Prima te la sei presa con Jungkook senza un motivo logico.»
«Se sei così preoccupata per lui perché non vai a cercarlo, piuttosto che venire qui a rompermi le scatole?»
«Se avessi saputo che ci abitavi tu qui non mi sarei avvicinata nemmeno da lontano.» dissi arrabbiata.
Taehyung alzò lo sguardo sul mio, i suoi occhi erano freddi e taglienti. Si alzò dal divano e iniziò a camminare verso la mia direzione, minaccioso e arrabbiato.
«La porta è lì, vai via.» m'intimò.
Ma rimasi ferma, mi sentivo in colpa per aver lasciato che la rabbia prendesse il controllo su di me, ma a lui sembrava non importare del mio pentimento.
«Scusa, Taehyung, io...»
«Hai le orecchie otturate come quelle del tuo amichetto Jungkook? Vattene!» Mi spinse e senza guardarsi indietro attraversò il salotto e sparì in una stanza vicina.
«Tks, che stronzo.» mormorai, e dopo aver sbattuto la porta camminai sul giardino e aprii con furia il cancello, sobbalzando quando mi scontrai con San-Ha, che a quanto pare stava andando da Taehyung. Mi guardò per un attimo incredula e scocciata, poi mise su un'espressione gioiosa e fece un sorriso grande.

«Ehi ciao Hea! Che ci fai qui?» mi chiese.
«Niente, stavo solo cercando Jungkook. Attenta a Taehyung, oggi è più antipatico del solito.» non aggiunsi altro e me ne tornai a casa.

Lasciai le scarpe fuori dal portone e salii in camera mia pestando i piedi. Quel cretino di Taehyung! Ma come si permetteva di dire quelle cose? Mi liberai della maglietta e la tirai con forza verso il cestino della roba sporca, ma la mancai di almeno due metri e finì per terra. Odiavo Seoul e la gente che ci stava! Nessuno si comportava normalmente e i quartieri brulicavano di strane persone pronte a far del male al prossimo.

Presa da un momento di sconforto cercai il cellulare e aprii la chat con Yoonjun. Fissai il mio ultimo messaggio, quello in cui gli chiedevo scusa per non aver risposto, e mi sentii terribilmente nostalgica vedendo che non lo aveva nemmeno visualizzato.

Allora, mentre le lacrime mi scorrevano sul viso, mi sedetti sul letto e iniziai a scrivere. Le parole uscirono fuori da sé, senza troppo sforzo. Mi sfogai, su quella città, Taehyung, Jungkook, del fatto che mi sentissi terribilmente da sola senza di lui, i mille pensieri per la testa, delle persone che avevano provato ad abusare di me, di Hwasun, di Yerin e Do-Hyung, e conclusi dicendo che nonostante la distanza io ero ancora con lui.

Era un messaggio così lungo da sembrare il capitolo di un libro, ma non me importava, Yoonjun l'avrebbe letto, capendomi e confortandomi.
Quella sera saltai la cena, feci solo una doccia veloce, mi preparai lo zaino per l'indomani e andai subito a dormire. Era stata una giornataccia per me, e l'unico modo che avevo per non pensare era dormire e scordarmi della nostalgia e tristezza.

Il giorno in cui Seoul si oscurò🀄Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora