Capitolo 41. Una scelta

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"Please don't break my heart"

Kim Namjoon, l'amico di Yoongi, era un ragazzo dai capelli azzurro scolorito e dalle mille sfaccettature

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Kim Namjoon, l'amico di Yoongi, era un ragazzo dai capelli azzurro scolorito e dalle mille sfaccettature. Sembrava essere alquanto intelligente, e questo non era dovuto solo all'aria pericolosamente sveglia e affascinante che gli conferivano gli occhiali da vista tondeggianti, ma anche dalla sua lingua vispa e veloce, mentre ci raccontava cosa aveva visto di bello in quei due mesi in Europa.

Fu in quel momento che mi ricordai dove avessi già sentito il suo nome; quando Jungkook mi spiegò il significato del tatuaggio "army" sulla mano disse che la sigla RM stava per "rap monster", il soprannome che diede al suo amico che si metteva a parlare molto velocemente se era arrabbiato o entusiasta di qualcosa. Mi chiesi se i due si fossero già incontrati, visto che Jungkook non vedeva l'ora che Namjoon tornasse, ma i miei pensieri s'interrompevano continuamente perché ogni volta che spostavo gli occhi beccavo Yoongi guardarmi con astio, come se avessi fatto qualcosa di male per meritarlo. Non doveva essere felice se Jungkook mi aveva procurato un modo per non cadere vittima degli shinigami? In fin dei conti non capivo dove era il problema se sapevo dell'esistenza di quei mostri orribili e crudeli! Anzi, forse Yoongi avrebbe dovuto scusarsi per non avermene parlato prima, e spiegarmi cosa diamine stesse accadendo a Seoul!

«Che bel braccialetto Hea! Dove lo hai comprato?» Mi chiese Namjoon all'improvviso, facendo un sorriso così genuino da farmi incantare per un po' di tempo sulle sue fossette carine.

Era proprio un bel ragazzo, sembrava anche gentile e onesto, e in più mi parlava come se ci conoscessimo da una vita. Infatti non avevo potuto fare a meno di notare che si esprimeva credendo che io potessi capire al volo cosa stesse dicendo, ad esempio quando raccontò delle lunghe passeggiate fatte in bicicletta in mezzo ai campi fioriti di Seoul in primavera, e me ne narrava senza fornirmi, o descrivermi, quel luogo paradisiaco, come se io ci fossi già stata.
Ed effettivamente, però, potevo immaginarmelo anche senza aver mai visto quel posto bellissimo; l'erbetta era alta e verde smeraldo, e una brezza gentile e calda ci spostava i capelli dal viso, senza essere fastidiosa. La bici di Namjoon era nera e rossa, e lui indossava un paio di pantaloncini da ginnastica bianchi che mettevano in risalto le gambe olivastre e muscolose. Non so perché nella mia testa quel ragazzo fosse biondo, ma aveva la stessa aria carina e intelligente anche senza indossare gli occhiali.

«Va tutto bene, Hea?» Domandò ancora passandomi una mano davanti agli occhi.
«Sì, scusa! Mi ero persa nei miei pensieri. Cosa dicevi?» dissi in imbarazzo.
Namjoon ridacchiò. «Nulla, trovo il tuo bracciale molto bello e particolare. L'hai comprato da qualche parte?»
«Oh no, è un regalo del mio migliore amico» dissi e i miei occhi caddero su Yoongi, che senza guardarmi fece un'espressione molto strana, un misto tra il fastidio e la gelosia.

«Capisco. Posso guardarlo da vicino?» Chiese ancora Namjoon.
«Certo.»
Allungai il braccio e lui mi prese gentilmente il polso tra le mani, osservando quel bracciale minuziosamente, poi corrucciò le sopracciglia, e infine mi lasciò andare, guardando Yoongi con gli occhi leggermente sgranati.

Il giorno in cui Seoul si oscurò🀄Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora