Capitolo 37. Strane figure si aggirano per la città

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"I was there for you in your darkest nights"

Feci un grosso sospiro di sollievo quando Taehyung venne in nostro soccorso

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Feci un grosso sospiro di sollievo quando Taehyung venne in nostro soccorso. Il suo sguardo freddo non si posò una sola volta sul mio, ma il fatto che fosse intervenuto per salvarmi mi stava riempiendo il cuore di gratitudine e contentezza, perché in quel momento mi sentivo al sicuro.

Il che, effettivamente, era strano; erano in tre contro uno, e se avessero atterrato Taehyung, e noi non scappavano via subito, avrebbero potuto fare di noi ciò che volevano, ma c'erano due cose di cui ero sicura; uno, non avrei mai lasciato Tae lì da solo, e due, lui era più forte di tutti loro messi insieme, lo sapevo. Quando uscii con Jungkook, e lui dovette allontanarsi per rispondere a una chiamata, degli strani tizi si avvicinarono a me e provarono a farmi del male, ma Taehyung li stese subito, con sole tre mosse di taekwondo.

Sang si rimise in piedi a fatica e si scrocchiò le ossa del collo, era furioso e sembrava volesse ammazzarci tutti per l'affronto subito, ma Taehyung non si smosse di un solo passo mentre, vestito tutto di nero, freddo come il ghiaccio e buio come la notte, scoccava sguardi arroganti ai tre ragazzi. Ebbi l'impressione che si conoscessero, e i miei dubbi furono subito risolti quando Chan prese parola per primo.

«Kim Taehyung, da quanto tempo!» Esclamò con voce affilata.
Taehyung lo guardò, poi rivolse uno sguardo a me e fece un passo in avanti, ma fu bloccato dai ragazzi alle spalle di Chan.
«Hea, perché tu e le tue amiche non tornate a casa?» Disse Taehyung fissando Chan in cagnesco.
«Non ti lascio da solo» sussurrai.
Sori tremava quando mi prese il braccio e m'incitò ad allontanarci.
«Oh... è la tua ragazza? Ecco perché prima diceva di essere impegnata, Sang. Se lo fai fuori però diventa libera» fece una risatina malvagia che mi fece rizzare le carni, i brividi mi coprivano tutta.
«Andiamo a chiamare la polizia, Hea» mi sussurrò in un orecchio Sori.
«Andate voi, io resto qui con Taehyung» dissi.
Sori mi guardò preoccupata. «Non possiamo lasciarti da sola!»
«Ho detto andate» le spinsi, ma loro rimasero ferme, e a quel punto Chan si girò verso di noi.
«Allora, quando scappate? Ho voglia di cacciare» mostrò i denti aguzzi e io trattenni il respiro.

Come aveva fatto a sentirci? Avevamo parlato pianissimo, ed eravamo anche lontane da loro.
«Ryujin, Sori scappate via!»

Alzai la voce e le due si misero subito a correre senza voltarsi indietro. Chan, con una velocità inumana, scattò verso di loro ma Taehyung, più surreale di lui, ci mise un secondo a prenderlo per la maglietta e a scaraventarlo verso la parte opposta. Tae corse verso di me e dopo avermi spinta, disse:
«Vattene via anche tu» dopodiché affrontò Chan e gli altri due, in una battaglia così irrealistica da farmi tremare. Ma cosa stava accadendo? Tutt'e quattro si muovevano così velocemente da non riuscire a distinguere le loro forme, o cosa stavano facendo. C'erano solo diversi rumori e l'unica cosa che mi venne spontaneo fare in quel momento fu chiamare Jungkook. Con le mani tremanti cercai il suo numero ma, quando rispose, agghiacciata spalancai la bocca e il telefono mi cadde di mano. Taehyung, tutto imbrattato di sangue, staccò la testa a Sang, Chan scappò via subito dileguandosi, e l'altro cercò di imitarlo ma Tae gli sbatté forte una carta sulla fronte che brillò così tanto da costringermi a non guardare, un secondo dopo, quando tutto tornò buio, quel tipo non c'era più. Nel frattempo, stranamente, la testa da Sang si ricongiunse al corpo ma non ebbe il tempo di fare niente che si ritrovò anche lui stampato in una carta da gioco.

Il giorno in cui Seoul si oscurò🀄Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora