Capitolo 9-E Ora?

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Fissa il soffitto distesa a pancia in su nel letto, mentre mille pensieri le affollano la mente.
E ora?
Quel saluto del giorno prima era stato tutto ciò che aveva desiderato da quando lui le aveva chiesto di raggiungerlo in stazione. Aveva rischiato di fare tardi e di perdere l'occasione di fargli capire che si, anche lei non voleva che finisse tutto, ma avevano avuto così poco tempo che non c'era stato modo di parlare.

Ti chiamo stasera?
Scrivimi quando arrivi.
Hai voglia se ci rivediamo?

Nessuna di queste cose era uscita dalle loro labbra, anche se l'aveva sentito che lui non volesse lasciarla andare da come le aveva trattenuto la mano rischiando di perdere il treno.
Ma era sufficiente?
Gli aveva mandato un messaggio la sera prima, visto che lui non si era fatto sentire, giusto per capire se avesse piacere di sentirla.

-Tutto bene il viaggio? Sei arrivato a casa? Se vuoi ci sentiamo dopo. Un abbraccio. -

Lui non le aveva ancora risposto, ed ora, mentre fissava il soffitto, si chiedeva se non fosse stato un errore.
Forse il messaggio era troppo freddo? O troppo invadente?
Non sapeva cosa pensare, erano le nove di mattina e lui non aveva neanche visualizzato.
Con un sospiro Giulia chiude gli occhi cercando di riportare la calma nel suo animo agitato e di riportare alla mente gli occhi di Sangio mentre la salutava.
Gli erano sembrati così sinceri ed inteneriti, così pieni di loro due in quell'attimo, che non aveva avuto motivo di dubitare neanche per un momento che non stesse provando le stesse cose che provava lei.
Poi quel bacio, che aveva lasciato una traccia indelebile in lei, il modo in cui aveva assaporato le sue labbra, in cui le loro lingue si erano cercate, in quell'incastro pieno di desiderio ma anche riconoscendosi, come se farlo fosse la cosa più naturale del mondo. E come era esploso il suo cuore, tanto che aveva temuto che tutti potessero sentire il rumore che faceva.
Sente un miagolio provenire dai piedi del letto e, voltandosi riaprendo gli occhi, trova Settevite che la guarda con quegli occhietti supplicanti, probabilmente affamato.
Si costringe ad alzarsi, seguita dal gattino mentre si reca in cucina. Gli versa alcuni croccantini nella ciotola prima di apprestarsi a prepare la moka di caffè per lei. Siede al tavolo sorseggiando la bevanda lentamente, è Sabato mattina e non deve andare in accademia prima di quel pomeriggio, anche se in questo momento vorrebbe fare qualsiasi cosa pur di non costringersi a pensare.
Arrivano le dodici e la trovano ancora intenta a ciondolare per casa senza combinare nulla.
Ancora il telefono tace.
Si butta sotto la doccia e rimane parecchi minuti a bearsi del calore dell'acqua che sembra rigenerarla, anche se non spegne i suoi pensieri. Uscendo indossa l'accappatoio e, mentre si tampona i capelli con l'asciugamano, sente squillare il telefono. Corre in camera per prenderlo e arriva giusto in tempo, mentre ancora squilla, visualizzando il nome di Sangio sul display.

"Pronto?"
La sua voce suona affannata, mentre cerca di prendere nuovamente possesso del proprio respiro.

"Tutto bene? Ti disturbo? Vuoi che ci sentiamo in un altro momento?"

"No!"

Si rende conto di averlo quasi urlato e subito abbassa nuovamente il tono della voce, non vuole passare per stupida ma sentire la sua voce calda le ha provocato una tale gioia che non vuole perdere quel contatto.

"Ero in bagno, per questo non ho risposto subito."

Lo sente sospirare dall'altro capo del telefono e quel suono le stringe lo stomaco di una sensazione di tenerezza e di piacere.

"Scusa se non ho risposto al tuo messaggio ma ieri nonno è caduto e ho passato tutta la notte in ospedale. Si è rotto il femore e hanno dovuto operarlo, ora è fuori pericolo. Mi sono accorto solo dopo che avevo dimenticato il telefono a casa, sono rientrato ora."

IL GIARDINO DI LEDADove le storie prendono vita. Scoprilo ora