Capitolo 31-Sono Qui Con Te

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Stavolta il distacco era stato volutamente evitato. Giulia aveva preparato la valigia silenziosamente, mentre lui ancora dormiva. L'aveva guardato un'ultima volta, il cuore non voleva smettere di galopparle nel petto, come se la stesse implorando di non lasciarlo senza svegliarlo, senza un saluto. Sarebbe stato troppo per lei, era così bello nell'abbandono del sonno, il viso rilassato e i capelli scompligliati che gli ricadevano sugli occhi, e quel leggero broncio che assumeva sempre quando era addormentato. Avrebbe voluto lasciargli un bacio sulle labbra o un ultima carezza, ma sapeva che avrebbe comportato altre parole o altri silenzi e lei non avrebbe sopportato né gli uni né gli altri.
È già sul treno, con il viso appiccicato al finestrino per scorgere e registrare nella mente il mondo esterno di quella Milano che sta lasciando, quando il cellulare le vibra per l'arrivo di un messaggio.
Rimane immobile, perché sa già da chi provenga e non è sicura di volerne conoscere il contenuto.
Ripensa alle sue braccia che l'avevano tenuta stretta per tutta la notte, cercando di rassicurarla, ma a lei continuava a girare in testa solo tanta confusione. Le decisioni che avrebbe dovuto prendere sulla sua vita e che continuava a rimandare per la paura che un nuovo equilibrio li avrebbe allontanati, ed ora questa nuova evidenza, non sarebbero più stati liberi di raggiungersi ogni volta che ne avessero avuto voglia, perché gli occhi indiscreti della gente sarebbero stati puntati su di loro. In fondo avrebbe potuto anche accettare con il tempo questa nuova versione della sua vita, ma l'equilibrio che li teneva legati si era inevitabilmente spostato verso qualcos'altro con cui avrebbero dovuto fare i conti, prima o poi.
Con un sospiro apre la chat per leggere il suo messaggio.

-Perché sei fuggita?-

-Non sono fuggita. -

-E tu come lo chiami andartene mentre dormo, senza salutarmi? -

-Non volevo che fosse un addio o un distacco troppo doloroso, non l'avrei sopportato.-

-Allora è meglio scappare, non voler vedere o sentire, cancellare tutto. Non funziona così Giulia, non fra persone adulte. Non ti avrei lasciata andare via.-

-L'hai fatto, quando mi hai detto quelle cose ieri sera, allontanarsi per un po' è solo un modo delicato per lasciarsi senza traumi.-

Per qualche minuto non riceve più risposta, se lo conosce bene le sue parole l'hanno ferito e sta cercando un modo per non esplodere e dire cose di cui pentirsi. Sarebbe più facile guardandosi negli occhi, ma stavolta non può che dare la colpa a se stessa, per aver voluto evitare quel confronto.

-Sei impossibile, sto facendo uno sforzo per non scrivere tutte le parolacce che mi vengono alla mente in questo istante, ma tu cazzo proprio me le tiri fuori come un fiume in piena. Ci siamo lasciati e non me ne sono accorto? Dimmi quando che vado a riguardarmi il momento, perché porca troia, non me lo ricordo. Adesso sono troppo arrabbiato, ti chiamo dopo, perché stai certa che non finisce qui. -

Spegne il telefono e torna a guardare fuori dal finestrino, con mille dubbi che le girano per la testa e quel pulsare nelle tempie con un ritmo regolare, che le fa chiudere gli occhi e desiderare solo di dormire.

Non l'aveva chiamata quella sera, il telefono era rimasto muto e lei aveva continuato a fissarlo come se potesse prendere improvvisamente vita. Aveva provato a dormire, ma continuava a rigirarsi nel letto e le ultime parole furiose di lui le continuavano a pulsare in testa, come se cercassero di uscire dal suo cervello, ma non vi riuscissero.
Il giorno seguente l'aveva passato come in trance, era distratta e continuava a vagare avanti ed indietro per l'accademia senza combinare nulla. Claudia le parlava ma lei non prestava attenzione, fissava un punto senza guardare realmente, con il cuore che ogni tanto sobbalzava come se si aspettasse che quel maledetto telefono squillasse.

IL GIARDINO DI LEDADove le storie prendono vita. Scoprilo ora