Centro ricreativo

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Non vedere le cose per intero.

Suddividile.

E ti accorgerai che le figure, scomposte,

sono formate da un insieme di triangoli.

Caym

Aspettai pazientemente nella mia camera.

Tamburellai con il piede sul pavimento e mi ritrovai a sbuffare ogni tanto.

Perché non tornava? Era scappata? Se n'era andata via come Alice?

No. Non poteva essere.

Sarebbe tornata. Sarebbe tornata. Sarebbe tornata.

Sentii suonare il campanello e mi precipitai al piano di sotto.

Aprii in fretta la porta e tirai un sospiro di sollievo quando me la ritrovai davanti con la sua presenza timida.

«Ho detto a papà che questa sera sarei stata da un'amica ma domani devo tornare a casa.» mi informò.

Strinsi la mano sulla porta.

Senza dire niente mi scostai e colse quello come un invito ad entrare.

Chiusi la porta.

«E tu vuoi?» mi trovai a chiedere.
«Voglio cosa?» inclinò la testa.
Mi avvicinai a lei e indietreggiò fino ad inciampare sulle scale.

Si guardava per terra spaesata ed io ne approfittai per intrappolarla con le braccia all'inizio della scalinata.

«Caym.» disse.

Non lo voleva capire che pronunciare il mio nome era peggio.

Era troppo testarda.

Non le entrava in testa.

Starle vicino mi offuscava la mente.

Non riuscivo a ragionare bene con lei nelle vicinanze.

Molto lentamente alzai le mie dita e strinsi il colletto della sua maglietta.

La avvicinai ad un soffio dalle mie labbra.

Ero certo che potesse percepire tutto il mio desiderio.

Ed era veramente tanto.

«Domani dobbiamo andare in ospedale a fare quell'incontro.» sussurrò guardandomi con quei suoi occhi grandi.

«Mhmh.» ma non la stavo ascoltando.

Le diedi un bacio all'angolo della bocca nel tentativo di risvegliare anche in lei quel desiderio opprimente che mi stava soffocando.

«Dimmi, Alice, cosa vorresti fare ora? Mh?» la stuzzicai.

Sbatté le palpebre.

E in quel movimento vidi le sue ciglia lunghe sfogliarsi come pagine di un libro per me ormai letto e riletto.

Un libro fatto di disegni colorati che custodivo gelosamente in camera mia.

Alzò la sua piccola mano e me la poggiò sulla guancia.

Lo sbiaditoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora