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Sono passate tre settimana e mezze da quando ho visto Mirko l'ultima volta. Nessuno ha più tirato fuori l'argomento e sono felice che sia così. Dal canto mio, ho cercato di pensare a lui il meno possibile, continuando ad andare in università e lavorando con Vittoria nel bar, ma vivendo praticamente in casa sua è ovviamente impossibile.

«Gi sei pronta?» mi urla Mario dal salotto

«Arrivo arrivo» urlo anche io in risposta dal bagno.

Sono già andata a prendere quasi tutte le mie cose da quella che era casa mia, una volta con Diego, che si è aperto molto di più con me, ho scoperto del suo diabete, e di come sia scappato di casa più volte, poi Matteo, che si è rivelato un ottimo comico, con delle battute effettivamente squallide ma divertenti abbastanza da tirarmi su il morale, dopo essere uscita da casa di Andrea con le mie cose con un muso che toccava terra praticamente, e oggi tocca a Marietto perché gli altri due non ci sono.

Esco dalla stanza, prendo il cappotto e usciamo di casa. Andiamo verso il parcheggio davanti casa e vedo Mario dirigersi proprio verso una macchina in particolare. Io mi fermo in mezzo allo spiazzo, non volendo fare nessun altro passo

«Gin» borbotta Mario «è l'unica auto che abbiamo oggi, la mia è dal meccanico che ha un'anomalia al motore e l'altra ce l'ha Matteo» parla dispiaciuto.

Faccio un sospiro e arrivo al lato del passeggero, entrando in macchina senza fare troppe storie. Subito risento il profumo di Mirko, e cerco di tenerlo a mente più possibile, per quando non sarà più sotto il mio naso. Posso solo cercare di ricordarlo.

«Lo so che ti sto chiedendo tantissimo, tra Mirko e Andrea sono arrivate così tante batoste» sussurra Mario preoccupato

«Tranquillo, è tutto okay» annuisco mettendomi i capelli dietro le orecchie, sapendo di dover affrontare a momenti una rogna ben più grande: Andrea e i suoi piagnistei, fatti di ricatti morali, di minacce e deliri.

Arriviamo sotto casa e neanche me ne rendo conto.

«Sei pronta? Io salgo con te a prescindere, sia per aiutarti che per quel coglione» Mario gesticola nervoso, e lo capisco. Quando ho presentato Andrea ai miei amici ero entusiasta: un ragazzo per me bellissimo, che riusciva a comprendere ogni mio lato, che sembrava identico a me, con delle ambizioni, che studiava e lavorava allo stesso momento, insomma sembrava la persona perfetta. Peccato che dopo quell'uscita, in cui tutto era andato bene, totalmente a caso, è partita una rissa che ha visto Mario col naso fratturato, e Andrea coperto di sangue, col volto completamente tumefatto. E da lì in poi le mie uscite col gruppo sono diventate sempre più sporadiche, finché non ho dovuto iniziare a dare buca ogni volta.

Annuisco, perché di andare da sola ho effettivamente paura.

«Dai, andiamo» mi prende sotto braccio Mario

Saliamo le scale, Mario mi guarda e dopo che ho annuito fa per suonare il campanello. Ad aprirmi è la rossa che ho visto quella notte, e le due volte successive. Per quanto sia arrabbiata, con lei non riesco ad avercela. Lei poteva anche sapere che Andrea fosse fidanzato, anche se ne dubito, ma a prescindere da questo, se lui è andato con lei, senza farsi nessun problema, io non lo voglio proprio più.

«Ciao Dalila» dico per passare senza sentire neanche la risposta, seguita dal rapper genovese

«Sei tornata?» mi si piazza avanti Andrea, con uno sguardo che sembra davvero folle e malato. Ha tutti i capelli arruffati, la barba cresciuta mal curata, una canottiera bianca, e dei jeans slabbrati. Chissà da quanto tempo non si prende cura di se stesso.. e quanto sfogherà le sue frustrazioni su Dalila.

«No Andrea, ti avevo detto benissimo che oggi sarei tornata per finire di prendere le mie cose» parlo annoiata dalla sua scenetta solita, mentre giro per le varie stanze per cercare le mie ultime cose, con lui che mi segue come un cagnolino

Partire da te // RkomiWhere stories live. Discover now