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Osservo Madden lasciar scivolare la propria mano lungo il corpo e aprire gli occhi per puntarli nei miei. Anche le mie braccia sciolgono la presa sul petto e mi ritrovo a prendere un lungo respiro prima di oltrepassare il tavolino e ritrovarmi così di fronte a Madden, con nient'altro a dividerci adesso. Mi osserva da sotto le ciglia e un'espressione quasi colpevole gli aleggia sul viso.

«Non ho dubbi che tu abbia la febbre.» Un sorriso mi dipinge le labbra e sembra riflettersi su quelle di Madden, che allunga poi un braccio nella mia direzione.

Siamo tanto vicini che riesce ad agganciare le proprie dita al mio maglione, stringendo brevemente e tirandomi allo stesso tempo verso di sé. Le mie ginocchia cozzano contro le sue, ma raggiunge il suo scopo: farmi sedere sulle proprie gambe, così vicino da sentire i nostri respiri infrangersi sul viso l'uno dell'altra. La mano che mi porta sulla guancia trema appena prima di posarsi sulla mia spalla e arrotolarsi tra le dita qualche ciocca di capelli. Gli sfioro il sopracciglio ormai medicato e lo vedo prima chiudere gli occhi e sussultare appena per poi inclinare lievemente il capo e posare la propria guancia sul palmo della mia mano.

«Cecy...»

«Sei sicuro di stare bene?» Madden annuisce sulla mia pelle, poi apre gli occhi e si sporge verso di me, a sfiorarmi il naso con il proprio.

La mano sinistra è ben salda sulla mia schiena e la sta muovendo su e giù; al momento dell'ennesima risalita verso le mie spalle, la insinua sotto il tessuto del maglione e il contatto con i suoi anelli freddi mi fa tremare appena nonostante la sua mano sia bollente. Mi sfiora le labbra una volta e poi una volta ancora prima di farle realmente incontrare con le proprie.

«Non lo so, forse» mi morde appena il labbro inferiore fino a sollevarsi e lasciare che la sua schiena non collida più con il divano sotto di lui, costringendo me stessa a inarcarla appena per non perdere l'equilibrio. «Non è un problema se mi fermo qui, vero?» Con la mano è arrivato tra le scapole. «Posso dormire sul divano.»

«Dormiresti davvero sul divano?» Glielo chiedo allontanando appena il viso dal suo, giusto per vederlo abbassare gli occhi e scuotere la testa non troppo impercettibilmente.

«No, verrei a cercarti a un certo punto della notte.»

«Giusto» replico, intrecciandogli le braccia dietro il collo. «Altrimenti saresti tornato a casa con Will.»

«Will mi odia quando mi viene la febbre.»

«Sì, per questo era ben felice di lasciarti qui» questa volta scuoto io la testa. «Mi ha detto di prendermi cura di te.»

«Lo stai già facendo.»

Madden inclina il viso solo per nasconderlo tra i capelli che mi solleticano il collo; la sua mano sotto al maglione scende nuovamente lungo la schiena mentre le sue labbra tracciano un percorso tortuoso che va dal lobo dell'orecchio a sfiorare poi la mia clavicola. Gli stringo le dita sulle spalle, trattenendo il respiro.

«Madden, sei bollente» mormoro e lo sento gemere qualcosa sottovoce. «Devi misurare la febbre, prendere una medicina e sdraiarti al caldo.»

Di nuovo sussurra parole che non capisco direttamente sulla mia pelle e come gli anelli freddi, il suo fiato caldo mi fa rabbrividire tra le sue braccia. La mia non credo sia febbre. Mi scosto quel tanto che basta per tornare a guardarlo negli occhi e un cipiglio offeso gli passa sul viso, ma sollevo semplicemente un sopracciglio in segno di ammonizione e questo gli basta per prendere un respiro e annuire, lasciandomi libera di sollevarmi e allungare una mano verso di lui, che afferra controvoglia e con altrettanti lamenti mi segue fino in cucina dove recupero un antipiretico e un termometro dallo stesso scaffale dei medicinali.

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