Capitolo 40: (Epilogo)

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JONATAN:
Ho sempre pensato che il denaro fosse la felicità.
Soldi e successo sono le uniche divinità realmente riconosciute in questo sistema.
Credevo che espandendomi, ricevendo il dovuto rispetto avrei trovato la pace che mi spettata, dopo aver passato una vita di pura merda.
Ma Esme è piombata come un angelo e mi ha tirato fuori dal buio in cui ero sprofondato.
E tutto è cambiato.
Ogni mio punto di vista, ogni singolo pensiero.
Io sono cambiato.
Tutto questo lo devo a lei.
A mia moglie.
Entro in camera dei bambini e trovo Esme mezza addormentata accanto a loro, con un libro aperto sul petto e i loro pupazzi sulle gambe.
I bambini hanno molta immaginazione, si divertono a giocare spesso sul corpo di Esme, a lei piace.
Andi Emanuel Santono e Dellen Reenel Santoro.
Dopo tutto questo tempo non posso ancora credere che portino il mio cognome, il mio stesso sangue.
Mi avvicino tirando la coperta sui loro corpi.
Mia moglie mugola qualcosa d'incomprensibile.
Chiude gli occhi e quando li riapre, punta lo sguardo su di me, sorridendo a sua volta.
Ha un'espressione stanca.
Ma nonostante questo la trovo stupenda.
La donna più bella e forte che abbia mai conosciuto.
"Mi stavo addormentando."
Si solleva e avanza goffamente verso di me.
"L'ho viso." Rido e l'attiro contro il mio petto.
Io non ho mai avuto una madre che aspettasse che mi addormentassi prima di andare via, non ho mai avuto una madre che si prendesse cura di me.
Andi e Dellen sono molto fortunati.
"Andiamo a dormire anche noi?" Noto due fossette spuntare sulle sue guance, il sorriso più bello del mondo.
"Posso iniziare a spogliarti io, se lo desideri" Sibilo vicino al suo orecchio mentre molto lentamente, porta una mano sulla mia guancia e morde quelle maledette labbra carnose.
Inizia a sbottonare la mia camicia facendomi subito eccitare, e quando lo fa, l'afferro dai fianchi accompagnandola nella nostra camera da letto.
Perché non le resisto.
Le nostre bocche si uniscono come calamite.
La spoglio senza indugio, leccando ogni centimetro della sua pelle che profuma di vaniglia e lei geme sonoramente infilandomi una mano nelle mutande.
"Jonatan ti amo." Getta la testa all'indietro quando infilo due dita nel suo corpo.
Schiudo la bocca.
"Anche io ti amo Esme."

ESME:
Ricordo il giorno del matrimonio come se fosse ieri.
Non quando ci siamo sposati davanti a Dio.
Intendo il matrimonio sulla spiaggia.
È stato il secondo giorno più bello della mia vita, il primo è la nascita dei miei figli, che nemmeno a farlo apposta adesso fanno capolino in sala, tra le braccia di mio marito.
Sono due gemelli monozigoti, ossia identici.
Anche se hanno molti tratti differenti, ma questo credo di notarlo solo io, perché agli occhi altrui loro sembrano uguali.
"Ho cambiato i pannolini." M'informa Jonatan.
"Mmh..." Riduco gli occhi in due piccole fessure.
È un ottimo attore.
"Gliel'hai cambiato tu o Giulia?"
Sospira.
"Entrambi."
Trattengo una risata mentre si avvicina e mi stampa un bacio sulla fronte.
"Devo andare a lavorare."
"Non puoi rimanere a casa con noi?"
"Ho una riunione con degli ospiti speciali Esme."
"Uff.. okay."
Afferro i bambini che battono le mani contenti, ed ecco che appena li stacco da loro padre iniziano a piagnucolare.
"Papà torna presto."
"Certo.." Mormoro infastidita.
Jonatan solleva un sopracciglio.
"Sei gelosa?"
"No! Però passi troppo tempo fuori casa."
"Esme conosci bene i motivi."
"E non mi piacciono. Non mi piace ciò che fai, te l'ho detto mille volte!"
"Possiamo parlarne dopo?"
Roteo gli occhi al cielo.
"Dammi un bacio."
"E tu torna presto."
Annuisce afferrandomi il viso prima di unire le nostre labbra.
Il suo profumo è buonissimo, lo stesso di quando ci siamo conosciuti.
E torno indietro nel tempo come per magia.
-
Mi fa male, lui mi fa sempre stare male.
Lo detesto.
E detesto di più il modo in cui lo desidero.
Sono completamente bagnata e pronta per lui in questo momento.
Jonatan è nudo.
Con le ginocchia premute contro il materasso e i muscoli e tutto il suo ben di Dio in esposizione.
Le mani tremano dalla voglia di toccarlo, e quando bagna le labbra con la punta della lingua perdo il lume della ragione.
Mi avvicino a lui, nuda, con solo le mutandine indosso e porto una mano dietro la sua nuca.
"Mi dispiace Esme."
Il mio labbro trema.
Sono sorpresa di sentire queste parole uscire dalla sua bocca.
Ha delle mani grosse e ruvide che adesso sfiorano le mie guance e portano via tutta la tristezza.
Voglio sentirlo, fare l'amore con lui ma sono combattuta.
"Ti odio." Sussurro lasciando scivolare altre lacrime.
È proprio questo il punto. Lo odio ma non riesco a trovare un motivo per smettere di volerlo.
Nonostante tutto quello che mi sta combinando.
"Lo so."
-
Cosa abbiamo passato insieme?
Credo che se lo raccontassi a qualcuno non mi crederebbe.
"Esme? Mi senti?"
Annuisco velocemente, sbattendo le ciglia.
"Ci vediamo dopo." Volta le spalle e si avvicina alla porta.
È stupendo.
"Jonatan?"
"Si?"
"Ti amo."
"Ti amo anche io Esme."

The end..

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PHILOFOBIA.Where stories live. Discover now