Capitolo 7

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GRACE





Un Bacio? Ma scherziamo? Se avesse voluto morire sarebbe bastato chiedere. Mettiamo le cose in chiaro: non lo avrei baciato nemmeno per tutto l'oro del mondo. Non era decisamente il mio tipo, era chiaro che con me stesse solo giocando e io non avevo di certo tempo e voglia di ricominciare una storia del genere di nuovo.

Però... avrei potuto approfittare della situazione per prendermi una piccola vendetta e farlo arrabbiare un po'. Trovavo stranamente piacevole farlo arrabbiare.

«Chiudi gli occhi però.» dissi.

Il biondino non protestò e chiuse gli occhi con ancora quel sorrisetto impertinente che non vedevo l'ora di far sparire.

Mi chinai in avanti facendo ricadere i capelli ormai tutti bagnati sul suo viso. Li misi dietro le orecchie e mi avvicinai.

Le sue mani strinsero impercettibilmente i miei fianchi e dovetti trattenere una risata per non farmi scoprire.

Posai le labbra sulla sua fronte per una piccolissima frazione di secondo, poi approfittai del momento di interdizione per alzarmi e allontanarmi da lui.

«Che diavolo era quello?» chiese alzandosi a sua volta.

«Un bacio. Mi hai chiesto questo, no?» domandai con un'alzata di spalle.

Lui aprì e richiuse la bocca un paio di volte per ribattere, ma alla fine sospirò.

«Mi spiace, ma tu non mi hai detto dove volessi il bacio.» ridacchiai. Afferrai le mie cose e m'incamminai verso la sua casa, quando notai che non mi stesse seguendo mi voltai: «Andiamo? Si gela qui fuori.»

Lui si avvicinò borbottando e, quando mi fu praticamente davanti, mi prese in braccio facendomi sussultare.

«Ma che fai?» sbottai stringendo le mie cose al petto.

«Ti consiglio vivamente di stare zitta, altrimenti ti zittisco io.» ammiccò, poi si incamminò verso casa.

«Mettimi giù immediatamente. Prima di subito. Capito?»

Lui rise «Altrimenti?»

Assottigliai lo sguardo e lo maledissi mentalmente, ma dato che volevo che provasse anche dolore fisico gli diedi un morso sulla spalla e strinsi fino a che non lo sentii sussultare.

«Ma che fai? A cuccia, tigre.» esclamò ridendo e stringendomi a lui.

Capii che il mio gesto non avrebbe portato a nulla quando lui parve divertito dalla situazione. Sbuffai e mi allontanai lasciandomi sfuggire un sospiro frustrato mentre lasciavo cadere la testa all'indietro e la lasciavo oscillare.

Lui mi lasciò solo quando fummo nuovamente dentro casa, e quando toccai terra non potei far altro che ringraziare il cielo.

«Perfetto, ora dovrò rifarmi la doccia.» disse cominciando a togliersi la maglietta bagnata.

Sussultai quando lo vidi mezzo nudo e cercai di coprirmi gli occhi in tempo: l'ultima cosa che volevo era alimentare il suo ego già di proporzioni cosmiche.

Lanciò la maglia sul divano colpendo uno dei suoi fratelli, il quale lanciò un'imprecazione «Cazzo, Caleb. Devi smetterla.» Jace sbuffò rilanciandogliela e facendolo ridere.

Quando ci vide fischiò «Wow, ma che avete combinato? Siete passati accanto a un idrante?»

Ridacchiai immaginandomi la scena, ma fu Caleb a rispondere per entrambi «Oppure, molto più semplicemente, fuori diluvia.»

La mia vita è un clichéWhere stories live. Discover now