Pt.38

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Il capannone stava per scoppiare, e propio in quel momento, Cico uscì da quel posto con Strecatto in braccio.
In quel esatto momento, il capannone scoppiò, Il rosso una volta portato in salvo il violetto, si gettò sull'erba che si trovava lì fuori, felice di essere riuscito a salvare il suo grande amore.
I pompieri spensero il fuoco, i medici portarono d'urgenza in ospedale Strecatto, che non dava segni di vita, spaventato, Cico andò con lui in ambulanza dimenticandosi totalmente della festa e di Delfina.

«Permesso! Fateci passare!» urlarono dei medici, con Strecatto sulla barella, era estremamente grave.
«Fate presto! Veloci!» urlò Cico, spingendo anche lui la barella.
«Permesso!»
«Per favore salvatelo!»
«Presto veloci! Sbrigatevi!!»
«Apri subito la porta!»
«Forza! Forza!»
«Ei tu! Fermo!! Fermo!!» urlò un medico, bloccando Cico.
«Fatemi passare!» urlò il rosso, volendo passare ma venne fermato dal dottore.
«Siamo nella camera di terapia intensiva lei non può entrare!» disse il medico, bloccandolo.
«Devo entrare! Devo fare qualcosa! Fatemi passare!!» urlò Cico, determinato ad entrare.
«Si fermi per favore! L'unica cosa che può fare e farci fare il nostro lavoro!! Non si preoccupi, è in buone mani...ora vado e le porto il referto» disse il medico, tranquillizzandolo.

Cico era tutt'uno con l'ansia, aveva la mano che sanguinava ma in quel momento il suo unico pensiero era il violetto, il bilico fra la vita e la morte.
Riuscì a vedere di poco Strecatto dal vetro della porta, gli infermieri stavano facendo il possibile per salvarlo.

«Aspetta ragazzino! Fermati!!» urlò un infermiera, inseguendo Martin.
«Non mi interessa! Devo vedere Stre! Come sta!» urlò Martin, volendo entrare nella stanza, ma venne fermato da Cico.
«Martin calmati! I medici stanno facendo tutto il possibile!» disse Cico, tranquillizzando Martin. Nel mentre uscivano nei medici dalla stanza, cercando dei rinforzi.

«Signore anche lei deve essere medicato!» disse l'infermiera, notando la mano sanguinante di Cico.
«Si lo so» disse Cico, portandosi per l'ennesima volta, le mani fra i capelli.
«Allora! Il paziente è appena entrato e se i medici non lo visitano non si saprà niente e voi qui non potete fare nulla!! Quindi per favore accompagnatemi vi farò le medicazioni e tornerete!» stabilì la dottoressa, facendo finalmente calmare entrambi.
«Si sposti per favore!» urlò un infermiere, correndo nella stanza.
«Dottore!» disse Cico, non avendo risposta.
«Dopo tornerete, ora seguitemi!» disse nuovamente la dottoressa.
«Va bene» disse Cico, arrendendosi e seguendo la dottoressa.

«Martin lo abbiamo tirato fuori subito, ma Stre è rimasto per molto dentro fra fiamme e fumo» disse Piadina, bevendo un sorso d'acqua.
«Oh mio dio! È un miracolo che sono entrambi salvi! Ma come stanno ora?» chiese Greta, pregando.
«Beh Stre...quando l'ho visto...beh era...svenuto» disse Piadina, facendo piangere Greta.
«No Greta non piangere per favore! Vedrai che si risolverà tutto!! Strecatto è forte e supererà anche questo!» disse Piadina, consolandola.

Passarono le ore, Martin e Cico rimasero in ospedale, senza neanche muoversi per andare in bagno. Martin, con ancora i sensi di colpa a mille, si alzò di scatto andando verso la porta.
«Martin! Sta fermo, vieni qui fatti abbracciare» disse Cico, abbracciando Martin che nel mentre piangeva.
Passò un'ora e niente, ne passò un altra stessa cosa, ne passarono altre due, e finalmente arrivò un dottore.

«Come sta? Ha ripreso conoscenza?» disse Martin, correndo verso il dottore.
«Vi prego, capisco che quest'attesa è stata angosciosa, ma vi prego, calmatevi» stabilì il dottore, aveva un espressione seria, non aveva buone notizie.
«Dottore siamo calmi! Ci dica come sta!» urlò Cico, agitandosi.
«Sfortunatamente...il paziente è
grave...molto grave» disse il dottore, facendo preoccupare ancor di più Cico e Martin.
«Il paziente è arrivato in ospedale con un intossicazione da monossido di carbonio, per fortuna siamo riusciti a stabilizzarlo però, beh stiamo cercando di recuperarla» disse il dottore, preoccupato anche lui per il violetto.
«Senta, se c'è bisogno di trasferirlo in un centro più attrezzato, noi siamo in condizioni di farlo» precisò Cico, ormai con il morale a terra.
«No no no, qui possiamo curarlo molto bene, il nostro personale medico è eccellente» disse il dottore.
«Va bene capisco, ma ora ci può lasciare entrare?» domandò Cico, voglioso di vedere Strecatto, era l'unica cosa che gli importava per davvero in quel momento.
«Io voglio vederlo!» urlò Martin.
«Si calmi per favore, e mi dispiace ma per 24 ore è impossibile fare visita al paziente, è in terapia intensiva» spiegò il dottore.
«E cosa succede se si sente male! Lui non potrà dirlo a nessuno! Perché non ci sarà nessuno che lo sentirà e potrebbe aiutarlo!» disse Martin, agitandosi.
«Sfortunatamente...in questo momento, il paziente è davvero molto grave...mi dispiace» disse il dottore, per poi andare via.
«Non ci posso credere! Voglio morire! È colpa mia se Stre si ritrova così, sono andato in quel posto orribile! È solo colpa mia!» urlò Martin, con i sensi di colpa.
«No non è vero, tu non c'entri niente, è colpa mia, lui era venuto ad avvisarmi e io non gli ho creduto, quindi è solamente colpa mia!» disse Cico, sedendosi per terra, affranto.
«No Cico! Al massimo è colpa di entrambi!» disse Martin, cercando di calmare suo fratello che stava davvero male.
«È colpa mia di tutto ciò che succede in casa! Pensi che io non me ne sia accorto del perché tu sia andato in quel posto, ho sottovalutato il tuo problema...e pensavo che Stre stava sabotando la festa! Che imbecille che sono stato» si rimproverò il rosso, mettendosi le mani sul volto per la vergogna.

𝓲𝓵 𝓶𝓲𝓸 𝓯𝓻𝓮𝓮𝔃𝓮𝓻Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora