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Contromisure.

Quelle foto continuarono a girare sui social per diverse ore, e fra il chiacchiericcio generale che si faceva sotto i commenti qualcuno era già riuscito a risalire chi fosse il ragazzo con i capelli verdi.
Per sfuggire a quell'inferno di ricondivisioni e tag, Katsuki era uscito da Instagram preso dal panico, disinstallando l'app come se potesse essere utile a far cessare anche il casino mediatico.

Inutile a dirsi che non servì assolutamente a niente se non a crollare nella disperazione ossessiva di non poter controllare quello che si diceva in giro su quelle foto.

La prima cosa che aveva fatto dopo essersi rinchiuso nella sua camera da letto sotto una grossa coperta di paile era stata quella di cercare il numero di Hiroe in lacrime, ma la sua agente non aveva risposto, lasciandolo da solo a crogiolarsi nel terrore.

Era già successo che speculassero su una presunta relazione, e anche che lo paparazzassero nelle azioni quotidiane senza che se ne accorgesse. Ma non era mai accaduto mentre si trovava in una relazione e stesse cercando di allontanare un ex di nascosto.

Strofinando via le lacrime ogni volta che scendevano a bagnarli le guance arrossate iniziò a pensare.

Pensare a quante probabilità ci fossero che quelle foto fossero già sotto gli occhi di Eijiro.

Pensare a che scusa usare per poter giustificare l'abbraccio o se dirgli la verità.

Pensare di avvisare Izuku e mandarlo anche a fanculo perché era colpa sua se si trovava in quella situazione.

Strinse i denti cercando di non far scappare più singhiozzi del necessario e guardò lo schermo spento del telefono nella penombra creata da quel nascondiglio caldo e comodo. Non poteva rimanere lì sotto per sempre?

Poi il tarlo che si aggirava nelle sue viscere da tempo morse un punto sensibile, riempiendogli lo stomaco di fitte e aumentando il battito cardiaco finché questo non gli fece mozzare il fiato dolorosamente.
C'era qualcuno che lo stava seguendo, e non si trattava di un paparazzo perché questo ne avrebbe rivendicato lo scatto tutto trionfante.

Lo seguiva da giorni? Sapeva dove abitava?

Tremò come una foglia pentendosi amaramente di essere uscito di casa tutto da solo e si inabissò nel resto delle coperte del letto ignorando i piatti che stava finendo di caricare nella lavastoviglie, rimasti bagnati sul lavello nel momento stesso in cui aveva tirato fuori il telefono dai pantaloni per controllare le notifiche.

Voleva Hiroe.

Non riuscì a rimanersene fermo a lungo, sentendosi mangiare vivo ogni volta che ripensava all'accaduto, si alzò nervoso, camminando da una parte all'altra dell'appartamento e tirandosi i capelli. Provò anche ad accendere la tv per distrarsi ma il programma televisivo in onda parlava della notizia scottante come se fosse una cosa divertente sulla quale speculare.

—è solo un abbraccio!— urlò contro la televisione afferrando poi lo stupido vaso a forma di drago e buttandolo a terra con forza. Questo si ruppe in mille pezzi spargendosi per tutto il pavimento in una trappola per i suoi piedi scalzi. Qualche lacrima tornò a bagnarli il viso perché non voleva perdere la razionalità, ma proprio non riusciva a riflettere.

Singhiozzò a pieni polmoni calpestando qualche vetro per uscire fuori sul suo balcone alla ricerca di un po' d'aria. Il telefono iniziò a squillare e rispose con foga facendosi sfuggire altri singhiozzi disperati per tutto l'ossigeno che non riusciva a riprendere e il dolore di un pezzo di ceramica infilando in mezzo alla pianta del piede.

—ehi ehi!— disse allarmata la donna dall'altra parte del telefono. —che succede?— anche lei aveva il fiatone ma non ci fece caso, concentrandosi su quell'orribile sensazione di quando tutto va male e non puoi fare niente per rimettere le cose in ordine.
Quel disordine di idee lo faceva diventare matto, e non era in grado di gestire quelle emozioni così forti, perché infondo nessuno gliel'aveva mai insegnato.

Stalker [kiribaku]Hikayelerin yaşadığı yer. Şimdi keşfedin