Savannah

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Ho aspettato.
Sono passate altre tre settimane, in cui l'ho visto quasi ogni giorno, al campus, a casa di Dixi e Drew. In queste settimane ci siamo comportati come se fossimo due semplici conoscenti, ci siamo salutati quando ci incrociavamo per i corridoi e abbiamo tenuto delle conversazioni insieme a gli altri, a volte abbiamo riso e altre abbiamo discusso perché il mio pensiero era sempre diverso dal suo.

E la sua presenza è stata piacevole, viverlo in questo modo leggero mi fa stare bene, ma c'è l'attrazione ingestibile che ho per lui.
Ogni volta che mi è vicino, ogni volte che per sbaglio mi sfiora o si sofferma troppo sulle mie labbra io mi sento andare a fuoco.
Mi sento soffocare dalla voglia di toccarlo.

Ed è per questo che sono davanti all'armadio come una disperata. Perché due ore fa mi ha scritto se lo accompagnavo in un posto e io sono andata letteralmente nel panico.
Perché non mi ha detto ne dove e ne come vestirmi e tra meno di dieci minuti lui sarà qui.

Sbuffo acchiappando un jenas attillato e una canotta bianca, optando per qualcosa che vada bene più o meno però ogni occasione.
Lego i capelli in una mezza coda e faccio un trucco leggero.

L'unica cosa su cui sono andata sicura.
É l'intimo, ho indossato un completino rosso di pizzo, perché so che nel caso decidesse di toccarmi io non riuscirei a resistergli.
Quindi se devo fare un errore madornale almeno lo farò essendo sexy.

Solo che quando esco e salgo in auto mi sento improvvisamente stupida.
Perché Trent é palesemente di pessimo umore.
Lo deduco dal saluto appena accennato e dallo sguardo furtivo che mi ha lanciato e il silenzio che ne è conseguito.

Dopo nemmeno due minuti sono già scocciata e arrabbiata con me stessa per aver accettato il suo invito, e il sospiro che emetto deve essere più un ringhio perché lo nota e si volta a guardarmi, finalmente aggiungerei.

<<Che c'è?>>.
<<Me lo stai davvero chiedendo? Sono qui perché me l'hai chiesto tu non perché l'ho deciso io>>. Mi guarda confuso come se non capisse.
<<Lo so>>.
<<Questo non migliora la cosa, il fatto che lo sai e continui a essere di pessimo umore>>.

Finalmente sembra avere capito e stringe il volante impulsivamente, poi scuote la testa.
<<Ci sto provando Sav credimi. È quello che voglio fare oggi ne é una prova enorme, sto cercando di migliorare. Sto vedendo anche uno psicólogo nel tempo libero>>. L'ultima parte sembra quasi vomitarla fuori per la fretta con cui la dice e io mi accigliò.

<<Davvero?>>. Chiedo.
<<Si davvero. Per te>>.
Il mio cuore prende improvvisamente velocità, troppa velocità.
<<Voglio che lo fai anche per te però, prima di tutto ci sei tu>>.
Lo penso, quando gli ho detto che lo voglio nella mia vita per arricchirmi e non per annullarmi e la realtà. Perché credo fermamente che per amare qualcuno bisogna prima di tutto farlo attraverso se stessi e io ho imparato a farlo con lui. Ho capito che il sesso non è una cosa sporca come me l'hanno sempre fatto immaginare e questo mi ha dato più fiducia in me stessa.
E ho capito che non sempre chi ami ti fa del male in modo crudele e volontario, semplicemente le persone sbagliano.
Ed è quello che voglio per lui.

<<Lo so, ma migliorare per te mi fa credere ogni giorno che sia la cosa migliore anche per me>>.
Lo fisso un po' sbigottita.
Per l'importanza delle parole che sta tirando fuori e il modo del tutto naturale con cui le dice mi spiazza. Per questo non dico nulla annuisco e basta.

<<Dove andiamo?>>
Sorride probabilmente per il fatto che non gli ho risposto o non mi sono sciolta , visibilmente per lo meno , davanti alle sue parole.
<<A trovare mia madre>>.

Salto sul sedile, lo fulmino.
<<Cristo santo quando pensavi di dirmelo?>>
<<Ora>>. Questa volta ridacchia apertamente.
<<Trent è una cosa dannatamente importante, sopratutto per la condizione di tua madre. Avresti dovuto dirmelo>>.

Come uno specchio rottoWhere stories live. Discover now