Umore grigio chiazzato di fango

112 15 102
                                    

18 settembre 2018 - martedì

Chi vuole alzarsi alle 6 e mezza e uscire di casa mentre fuori diluvia? Chi ha voglia di ficcarsi su un autobus strapieno di persone e ombrelli sgocciolanti, solo per andare a scuola? Non io.

Stamattina, quando è suonata la sveglia e ho sentito la pioggia che batteva sulla finestra, avrei proprio voluto premere il tasto snooze e girarmi dall'altra parte. Ma poi, dalle nebbie del dormiveglia, è emerso un pensiero, il pensiero del professore figo che scrive alla lavagna, mettendo in mostra il suo lato B. Ecco, diciamo che questa immagine mi ha fatto da incentivo e mi ha permesso di rotolare giù dal letto e dare avvio alla giornata.

A dire il vero, mentre zigzagavo tra le gigantesche pozzanghere del cortile della scuola, sotto una pioggia scrosciante, il pensiero delle coltri asciutte continuava a rimanere piuttosto invitante. Soprattutto quando una macchina mi è passata accanto a velocità sostenuta e ha sollevato uno tsunami che mi ha completamente bagnato i pantaloni. Stavo già iniziando a tirare giù maledizioni, quando dalla macchina è uscito tutto trafelato il prof di inglese, che ha cominciato a profondersi in una lunga serie di scuse. Era dispiaciutissimo e dopo aver chiesto perdono un'infinità di volte, ha detto: "Adesso vedrai che risolviamo. Guarda, vai nell'atrio che io intanto parcheggio, poi arrivo e risolviamo."

Sì, risolviamo. Cosa vuoi risolvere? Io ero incazzata nera, ma non potevo neanche troppo darlo a vedere. Fosse stato almeno un giorno in cui c'era ginnastica, avrei potuto cambiarmi mettendomi la tuta. Invece mi toccava rimanere conciata malissimo. Non solo ero tutta bagnata, ma avevo anche diverse macchie di fango qua e là. Una schifezza. Comunque, sono entrata nell'atrio e mi sono diretta in classe. Figuriamoci se mi mettevo ad aspettare quello sfulminato del professore di inglese. A che pro? Inoltre, alla prima ora c'era il Figo, non volevo di certo arrivare in ritardo.

Dunque, alle otto e cinque ero comodamente seduta al banco, predisposta a godermi ben due ore di Figo. Due ore che poi sono diventate tre, dal momento che Lui è rimasto con noi anche alla terza ora, al posto della prof di italiano che, in seguito allo svenimento dell'altro giorno, ha deciso di rimanere a casa per un po'.

Durante l'ora di matematica sono stata piuttosto attenta e mi sembra di aver abbastanza afferrato i concetti che il Figo ha illustrato. Devo ribadire che l'Uomo spiega proprio bene. Nell'ora di fisica invece ho fatto più fatica, diciamo che io ci ho provato a seguire, ma la materia proprio non mi piace e dopo dieci minuti tutto il mio interesse si è concentrato nell'ammirare le movenze del mio uomo preferito: il modo in cui gesticolava, come si grattava il mento, come mimava l'andamento dei campi elettrici... come si può non essere elettrizzati da un uomo che ti mima i campi elettrici?

Insomma, ero così immersa nell'adorazione, che non mi sono nemmeno resa conto che Lui mi stava chiamando alla lavagna a svolgere un esercizio. È dovuta intervenire Cate dandomi una gomitata per svegliarmi dall'imbambolamento. Che figure.

Una volta alla lavagna, mi sono ricordata che i miei pantaloni erano in uno stato davvero indecente. Che vergogna, cavolo, proprio oggi doveva chiamarmi fuori? Non so se Lui abbia notato la cosa; mi sembra di avergli visto dare una velocissima occhiata alle mie gambe, ma non ha fatto alcun commento. D'altronde, cosa avrebbe dovuto dirmi: sei conciata come Peppa Pig quando si rotola nel fango? Ammesso che Lui sappia chi sia, Peppa Pig.

Problemi di vestiario a parte, stare vicino a Lui è stato bellissimo e devastante allo stesso tempo. Bellissimo perché ha questo modo di parlarti guardandoti negli occhi, senza quasi mai distogliere lo sguardo; ti fa sentire come se esistessi solo tu al mondo. Ma è stato anche devastante perché io ero praticamente ipnotizzata e penso di non aver fatto chissà che grande figura. Certo, non era un'interrogazione, ma poteva essere un'occasione per dimostrarmi un po' brillante. Invece mi sono limitata a proferire solo qualche paroletta; in pratica ripetevo le cose che diceva Lui, senza aggiungere niente di mio.

Cate poi ha detto che ho fatto la figura dell'idiota. Sempre gentile, la cara Cate. Comunque, facile parlare dal banco, avrei voluto vedere lei, a cinque centimetri da quello sguardo penetrante. Quando la chiamerà fuori, sarò io a ridere. O forse no, lei è più spigliata di me e molto probabilmente farà bella figura e allora mi sentirò ancora più sfigata di quanto non mi senta già.

Quando mancava mezz'ora alla fine della terza ora, il Figo ha detto: "Bene, per oggi basta con la fisica. Che ne direste di farmi un tema?"

Subito si sono levate le voci di quei soliti che non fanno mai una fava di niente: "No, dai prof...ma quale tema... facciamo mezz'ora di pausa... siamo stanchi..."

Lui, senza farsi scoraggiare dal poco interesse di quegli sfaticati, ha continuato: "Non preoccupatevi, non è niente di troppo impegnativo, almeno spero. Mi piacerebbe conoscervi un po' meglio e vorrei che mi scriveste un breve testo in cui mi spiegate cosa vi piacerebbe fare dopo che avrete preso il diploma. Ma non scrivetemi che avete intenzione di andare in spiaggia per tre mesi, quello lo do per scontato. Scrivetemi cosa vi piacerebbe fare dopo che avrete finito di festeggiare. Ditemi se avete già un'idea di cosa vorreste fare 'da grandi', se si può ancora usare questo termine. Non scrivete qualcosa solo per impressionarmi o per compiacermi. Prendete questo temino come un'occasione per farvi un po' conoscere da me. I temi non saranno archiviati, né conservati da nessuna parte. Dopo che li avrò letti, ve li riconsegnerò."

Secondo lui, il temino non era una cosa impegnativa. Forse non lo sarà stato per chi ha le idee chiare e sa già cosa farà dopo il diploma, ma per chi come me ha veramente la nebbia in testa, il temino non è stato per niente semplice.

Io davvero non so cosa farò dopo il liceo e nella vita in genere. Nel caso decidessi di frequentare l'università, mi piacerebbe studiare biologia, o lingue, o perfino scienze della formazione. Allo stesso tempo, nessuna di queste materie mi ha fatto scattare una scintilla di vera passione. E poi, se dovessi davvero fare una di queste facoltà, riuscirei a trovare un lavoro attinente? Non mi va di studiare qualcosa per anni e anni e poi ritrovarmi a fare un mestiere completamente diverso, mi sembrerebbe uno spreco di soldi. Ok cultura personale, ma forse il prezzo sarebbe troppo alto. Non mi sento di chiedere ai miei un sacrificio economico per qualcosa di cui non sono poi così convinta.

Potevo scrivere nel tema questi pensieri deprimenti e insulsi? No, non potevo. E non potevo neanche dirgli che non so se farò l'università perché anche da laureata probabilmente guadagnerò di meno che mettendo su Youtube video di unboxing di mutande degli Avengers. Sì, lo so, ho un momento di pessimismo cosmico, ma in questo periodo va così.

Alla fine ho davvero scritto qualcosa per cercare di compiacere e forse anche stupire il prof Gran Figo. Ho scritto che mi piacerebbe fare la biologa marina e fare qualcosa per salvaguardare l'ecosistema dei mari e degli oceani. Che poi, è davvero un argomento che mi interessa, ma non credo che sarei davvero adatta a fare quel mestiere.

Questo fatto del tema mi è rimasto in testa per gran parte della giornata e mi ha un po' immalinconito: possibile che devo essere così confusa, per non dire apatica, sul mio futuro? È possibile che niente mi appassioni davvero? Mi sento proprio svogliata.

Due anni fa, con il prof di arte, avevamo fatto un progetto relativo ai fumetti, grazie al quale avevo scoperto di avere una certa predisposizione per il disegno. Quel progetto mi aveva effettivamente appassionato e avevo perfino creato una piccola serie di strisce comiche. Avevo inventato un personaggio, un ragazzo che faceva il postino e che aveva come animaletto un pappagallo che portava con sé mentre consegnava la posta. Avevo intitolato la striscia PappaPostino.

Il prof mi aveva fatto i complimenti e la cosa mi aveva molto gasato. Per un po', anche dopo la fine del progetto, avevo continuato a disegnare, sia qualche altra storiella di PappaPostino ma anche cose diverse. Mi piaceva provare a cartoonizzare parenti e amici oppure anche persone famose. Solo che avrei dovuto metterci parecchio impegno per migliorare e, tra lo studio e la mia pigrizia, ho poi lasciato perdere.

Però ogni tanto ci penso e mi piacerebbe riprendere la matita in mano, ma farlo seriamente stavolta.

Ma anche se mi mettessi davvero di impegno, cosa ci ricaverei? Riuscirei a guadagnarmi da vivere facendo cartoons? Ne dubito.


Diario di una Coccinella - ReloadedDove le storie prendono vita. Scoprilo ora