Il concerto - Parte II

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"Ma tu e Pablo vi vedete spesso? Fuori dalla scuola, intendo."

"Beh, non moltissimo... a volte vado da lui per farmi spiegare matematica e un paio di volte siamo andati a vedere delle chiese, ma niente di che... perché me lo chiedi?"

"No, pensavo che magari avevi un interesse per lui...", ha spiegato, sempre con la faccia un po' enigmatica.

"No, no, per niente, anzi, guarda, già che siamo in argomento, è tra voi due che mi sembra ci sia qualcosa, cioè mi sembrate un po'... intimi, non so come dire... sembrate più che amici..."

Lei ha assunto un'espressione imbarazzata e ha iniziato a mettere insieme una risposta un po' confusa, dove non si capiva bene se cercasse di negare o confermare quanto avevo detto. Poi si è un po' ripresa e ha spiegato: "No, no, siamo solo amici, ma è vero, forse è un'amicizia un po' particolare... speciale, però non c'è altro ed è meglio che rimaniamo solo amici..."

"Ma perché? Io vi vedo bene assieme, cioè mi sembrate proprio adatti."

Lei è parsa prendere in considerazione le mie parole: "Dici? Lo pensi davvero? Forse, cioè non lo so... è che poi magari quando cambi tipo di rapporto le cose si rovinano... a dire il vero, un mese fa stavamo quasi per baciarci... avevamo un po' bevuto quella sera..."

"Ma dai! E poi cos'è successo?", ho chiesto tutta curiosa perché finalmente stavo scoprendo gli intrallazzi di Pablo.

"Niente, siamo stati interrotti. E la cosa è morta lì, in seguito non ne abbiamo neanche parlato.. Io per un po' ho iniziato a pensarci seriamente, ma poi non è successo niente, lui non mi ha fatto capire in nessun modo che vorrebbe qualcosa in più... Ma forse è meglio così."

In quel momento è entrato in chiesa proprio Pablo che ci individuato e ha detto: "Ah, ma siete ancora qui!?" Io ho cercato di dare l'idea che stessimo ancora parlando dei dipinti e con un volume veramente troppo alto ho detto: "Ma perché ha tutte 'ste frecce San Sebastiano?"

"Ma ancora con San Sebastiano state? Sarà quasi un'ora che siete sparite. Dai, tornate al rinfresco!", ha incalzato lui.

Serena era tutta imbarazzata e ha bisbigliato: "Sì, adesso abbiamo finito..."

Pablo si è accorto che lei aveva una faccia strana e le ha chiesto: "Beh, cosa succede? Cos'hai?" Glielo ha detto in modo molto dolce, guardandola bene negli occhi. Aveva un bello sguardo. Uno sguardo per cui mi sono ritrovata a provare una leggerissima punta di invidia.

Mentre tornavamo al rinfresco, Serena è riuscita a bisbigliarmi in un orecchio, senza farsi sentire da Pablo: "Non dirgli niente di quello che ci siamo dette, mi raccomando..."

A quel punto, mi sono accorta che era mezzanotte passata ed era il caso che chiamassi mio padre per farmi venire a prendere. Non pensavo fosse così tardi, ero rimasta d'accordo di farmi sentire per le undici e mezza e speravo non ci fossero problemi. Ho iniziato a telefonare diverse volte sul suo cellulare ma non ottenevo nessuna risposta; solo dopo ho scoperto che si era addormentato sul divano, lontano dal telefono che era invece rimasto nella giacca.

Pablo ha visto che ero in difficoltà e si è offerto di farmi da accompagnatore, usando la macchina di Luciano, un catorcio inenarrabile pieno zeppo di cianfrusaglie, che a stento ci si riusciva a entrare. Per potermi accomodare sul sedile davanti, ho dovuto spostare un mucchio di carte e libri, più qualche cd buttato lì, senza neanche la custodia. Quando Pablo ha avviato il motore, dall'autoradio è partita a tutto volume una musica che mi ha fatto venire un mezzo infarto. Lui non è rimasto troppo impressionato e ha commentato: "La potenza di Beethoven", però per fortuna ha abbassato il volume.

Diario di una Coccinella - ReloadedDove le storie prendono vita. Scoprilo ora